Come si posa una nuova coperta in
teak? Ecco il racconto di quanto eseguito a bordo di Vanessa, un modello di Swan 47 varato nel
1985. La barca è stata oggetto di
importanti lavori eseguiti recentemente dal Cantiere Pezzini di
Viareggio per conto del fondatore della Sparkman & Stephens Swan
Association, il sodalizio che riunisce gli armatori degli oltre 800 Swan
realizzati su piani dell’omonimo studio di progettazione americano. Da circa un
ventennio questo sodalizio internazionale, con sede a Milano, è diventato il
punto di riferimento mondiale per questa categoria di imbarcazioni, entrate di
diritto nella storia della nautica da diporto.
Vanessa è uno degli 824 Swan, progettati dallo studio newyorchese Sparkman & Stephens, usciti dal cantiere finlandese Nautor a partire dal 1966. Ben quindici
le categorie di Swan in cui è stata suddivisa la vasta produzione, dal piccolo Swan 36, lungo 10,91 metri e realizzato
tra il 1967 e il 1970, allo Swan 76,
lungo 23,26 metri e prodotto tra il 1979 e il 1981. Vanessa, lunga 14,57 metri,
scesa in acqua nel marzo 1985, è il 69esimo
modello di Swan 47 sui 70 costruiti. Fino al 2015 ha avuto un
unico proprietario di nazionalità tedesca, che l’ha fatta navigare
principalmente nel Baltico e per due volte ha circumnavigato la Gran Bretagna.
Il nuovo armatore, il mercante d’arte milanese Matteo Salamon, fondatore e coordinatore della Sparkman &
Stephens Swan Association, ha deciso di affidare al Cantiere Pezzini di Viareggio, in Toscana, l’intervento di
sostituzione della coperta. Dopo 35 anni anche barche di questo genere,
nonostante la solida costruzione in vetroresina, necessitano di una sosta
prolungata in cantiere per permetterle di tornare belle come al momento del
varo. L’incontro con lo storico cantiere è avvenuto a fine 2018 tramite Michele Frova, comandante di Ojala II, un altro Sparkman &
Stephens costruito in alluminio nel 1973 dal cantiere olandese Royal Huisman,
vicino di banchina di Vanessa a Porto Lotti, La Spezia, dove entrambe fanno
base. Frova non aveva mancato di elogiare le capacità dei maestri d’ascia
viareggini, già protagonisti del rifacimento della nuova coperta di Ojala II.
LA
RIMOZIONE DELLA VECCHIA COPERTA
Ad agosto 2019 Vanessa è arrivata a Viareggio per
essere disalberata. Lo scafo ha raggiunto via terra la sede del Cantiere
Pezzini in Via Paladini, mentre l’albero è stato trasferito presso la Velscaf di Carasco (GE), l’azienda del
noto navigatore Franco ‘Ciccio’ Manzoli
per le operazioni di sabbiatura, riverniciatura e sostituzione del sartiame. Un
anno prima, presso la ditta Arteak
di Viareggio di Massimilliano Barontini e Marco Guidi, era stato già
selezionato il legno di teak rigatino di prima qualità, circa mezzo metro cubo, necessario per
realizzare i 37 metri quadrati della
nuova coperta di Vanessa. Dopo una stagionatura durata circa 12 mesi, il legno
era pronto per essere lavorato. Una volta effettuato lo smontaggio e la
classificazione dell’attrezzatura di coperta da parte del tecnico Elio Borio di
La Spezia, si è provveduto innanzitutto
a rimuovere il vecchio ponte in teak tramite tagli trasversali e scalpellature.
La vecchia coperta era interamente avvitata con 3.000 viti in acciaio inox e altrettanti tappi in legno. Una volta
eliminate le viti, i fori sono stati sigillati con piccole caviglie in legno bagnate nella resina epossidica, inserite nei
fori e rasate a filo. La sede della nuova coperta è stata quindi molata e
trattata con fondo isolante epossidico
allo scopo di isolarla e garantire l’adesione del collante per quella
nuova.
LA
POSA DEL NUOVO TEAK
A partire da novembre 2019 Arteak ha realizzato le componenti della nuova coperta (pozzetto,
tuga, camminamenti laterali e panche), tramite dime in compensato. Il simulacro,
tracciato sul pavimento, ha consentito di predisporre fasce di doghe dello
spessore di 12 millimetri. Ogni doga
ha una larghezza di 4,2 centimetri e
una lunghezza massima di 6 metri,
con le attestature (dove termina una doga e ne inizia un’altra) tagliate all’inglese (ortogonali rispetto alla
linea di chiglia). Le fasce più lunghe predisposte dalla Arteak arrivavano
anche fino a 15 metri. Per riempire i comenti tra una doga e l’altra e per gli
incollagi sono stati utilizzati prodotti Sikaflex.
Tramite apposite tabelle tecniche, che tengono conto di temperatura e umidità,
sono state stabilite le tempistiche per la posa del teak a bordo. Il tempo
totale per la realizzazione della nuova coperta è stato di circa 6 mesi. Il nuovo ponte, se trattato
adeguatamente, soprattutto se spazzolato trasversalmente rispetto all’andamento
longitudinale delle doghe, potrebbe durare ben oltre 15/20 anni.
Alle attività di cantiere hanno partecipato in prima
persona il titolare Massimo Pezzini,
lo zio Sandro Pezzini e il
viareggino Luca Sessa, l’operaio
specializzato presente in cantiere dalla fine degli anni Ottanta.
GLI
ALTRI INTERVENTI A BORDO DI VANESSA
La presenza in cantiere ha offerto l’opportunità di
compiere una serie di lavori supplementari che hanno consentito
all’imbarcazione di tornare come al giorno del varo. Tra questi la pulizia e riverniciatura delle sentine, previa
asportazione delle casse acqua e casse batterie, il ripristino del tappo di aleggio delle sentine in corrispondenza
del bulbo, la rimozione di una presa a mare non più utilizzata, la revisione
dell’impianto idraulico, il
tagliando del motore, la posa di un nuovo scarico
motore in acciaio inox e la revisione dei meccanismi del bow-thruster e del salpancore. Sottocoperta
sono stati riverniciati tutti i paglioli con vernice poliuretanica bicomponente
trasparente e trattati con olio i legni degli arredi. In coperta, infine, sono
state ricostruite le fonti in legno di
teak del boccaporto di prua, sostituite le guarnizioni dei boccaporti con altrettante originali del cantiere
Nautor, sostituiti i plexiglass dei
3 boccaporti e tutte le guide in segaleo (Tufnol). Vanessa è tornata a navigare
a giugno 2020.
Al termine del restauro l’armatore Matteo Salamon ha dichiarato: “Abbiamo
acquistato Vanessa nel 2015, con lo scopo di riportarla agli originali
splendori entro cinque anni. Siamo nel 2020 e possiamo dire di avere rispettato i tempi. Anzi, … ci siamo “lasciati
scappare un po’ la mano” per quanto riguarda la qualità dei lavori eseguiti.
Oggi, lo dico senza falsa modestia, credo che Vanessa sia uno dei 2, 3 S&S
Swan più belli del pianeta. Libelula, il trentatreesimo Swan del raggruppamento
Swan 65 di proprietà del mio caro amico Placido Arango è un po’ più bella.
Noblesse Oblige.”
IL CANTIERE
PEZZINI DI VIAREGGIO
Il cantiere Pezzini di Viareggio (www.cantierepezziniviareggio.it),
maestri d’ascia da quattro generazioni, è una delle realtà più note e
apprezzate a livello internazionale nel settore del recupero delle imbarcazioni
d’epoca e classiche. Fondato nel 1905 da Attilio Pezzini è poi passato
al figlio Egidio Pezzini, classe 1905, e successivamente al figlio
Attilio, classe 1935, chiamato come il nonno. Un tempo qui si costruivano dagli
scafi per il trasporto della sabbia ai pescherecci. Da alcuni decenni invece si
recuperano yacht da crociera, scafi da regata e derive storiche della Classe
‘A’ e Classe ‘U’ (tra cui Regina e Perseo). Oggi l’attività
prosegue grazie al figlio Massimo Pezzini, classe 1960, titolare insieme
allo zio Sandro Pezzini. Innumerevoli i restauri eseguiti negli ultimi
40 anni, dal 6 Metri S.I. (Stazza Internazionale) Mirabellissima agli 8
Metri S.I. Margaret del 1926 e Bamba del 1927, dallo sloop Ganbare
e il One Tonner Ojalà II, entrambi del 1973, al 5.50 Metri S.I. Violetta VI del 1961 e
Artica II, lo yawl del 1956 della Marina Militare. Qui sono stati
recuperati anche Ausonia del 1948 e Blue Mallard del 1949, i
primi due Dragoni immatricolati in Italia, e il Folkboat Pinocchio.
Tra le nuove costruzioni realizzate a partire dagli anni Settanta diversi
Half Tonner, One Tonner e Two Tonner disegnati dai più noti progettisti come
Bruce Farr (Piccola e il classe libera del Garda Grifo), Andrea
Vallicelli (Moments), Francesco Budini Gattai (Giglio Rosso, Lorenzo
il Magnifico e Fantaghirò), Ron Holland (Schiffini II),
Philippe Briand (Amarcord), Massimo Paperini (Robadapazzi). Senza
dimenticare i gozzi in legno da 5 a 7,20 metri, il motorsailer Arianna
lungo 9,50 metri, un motoryacht tipo Grand Banks lungo 12 metri progettato da Ugo
Faggioni o il primo prototipo dello Show 42 in legno lamellare. A
metà degli anni Novanta sono stati anche ricostruiti i due alberi del ketch Capitan
Lipari del 1947, spezzatisi in seguito a una tempesta. Nel 1986 Attilio
Pezzini ha ricevuto un premio speciale dalla Camera di Commercio di
Lucca quale riconoscimento alla nobile arte del maestro d’ascia. Nel 2006 è
stata la volta di Loby 33’, una Lobsterboat in legno lunga 9,95 metri,
realizzata in sottovuoto con fasciame in lamellare di compensato marino e
mogano a sandwich, con l’anima in PVC espanso. Attualmente è in corso il
restauro di Mait II, storico yawl di Sparkman & Stephens del 1957
appartenuto al Commendatore Italo Monzino, fondatore della Standa e mecenate
dell’omonimo Centro cardiologico di Milano.
LA SPARKMAN
& STEPHENS SWAN ASSOCIATION
La “S&S Swan Association” è composta dagli armatori di imbarcazioni a
vela Swan costruite dal cantiere finlandese Nautor su progetto dello studio
Sparkman & Stephens di New York. Dal 1966, anno di fondazione della Nautor,
sono stati 824 gli Swan targati S&S prodotti dal cantiere, quasi
tutti sopravvissuti e naviganti nei mari del globo. Il sodalizio, fondato
nell’anno 2001 dal mercante d’arte milanese Matteo Salamon insieme
all’amico Stefano Cioni (1958-2015), conta oggi oltre 610 membri
distribuiti in più di 20 nazioni, tra cui Svezia, Germania, Inghilterra,
Italia, Spagna, Grecia, Cile e Brasile. Tra gli scopi associativi quello di
condividere con gli amanti e gli ammiratori di tutto il mondo la passione nei
confronti di questi scafi, che ogni due anni si ritrovano in Mediterraneo per
dare vita a un raduno-regata a loro riservato. Il sito web dell’associazione (www.classicswan.org) è diventato un punto
di riferimento e una fonte inesauribile di informazioni per la manutenzione
degli S&S Swan. Presidente onorario della “S&S Swan Association” è il
finlandese Pekka Koskenkylä, fondatore della Nautor.
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