Ai Ministi italiani la formula "in solitario" piace, eccome. Se
pensiamo che i partenti alla SoloRoma SoloRace sono stati gli stessi
della ben più abbordabile e dolce Arci 650 e solo di poco inferiori,
considerando una defezione dell'ultimo minuto, a quelli del titanico
GPI, ci pare che l'assione sia ben confermato. Ci ha fatto piacere constatare che oltre ai soliti noti si sono schierati al via dei neofiti della specialità. Guidetti,
Ferrara e Ciccarelli tra tutti ma anche una vecchia lenza come Tommaso
Stella, un glorioso reduce di classiche oceaniche come la Vabre e la
Quebec-Saint-Malo, era un "primino" en solo e perfino il vincitore Nacho
Postigo era un debuttante al cubo, sia da solo, che sui mini 650.
Non vorremmo che la sua impresa fosse banalizzata.
Si fa presto a scrivere, e dimenticare, la frase "senza elettronica" ma provate a mettervi nei panni di un solitario posto di fronte alla materializzazione del suo incubo assoluto.
Passi per la radio e le luci di via, che si possono sostituire con degli artifici portatili, ma l'importanza del pilota è primordiale.
Procurarsi da bere e mangiare con la giusta tempistica, coprirsi quando e come serve, semplicemente riposare, rilassarsi un pò e... dormire, anche a spizzichi e bocconi, tutto diventa una dolorosa chimera che fa sembrare più lungo di un bel pezzo ogni miglio percorso, e via via sempre di più col passare delle ore, quando la stanchezza appesantisce le palpebre e toglie lucidità.
In questo gioco Nacho ha dimostrato una bravura, un'autocontrolo ed una forza di volontà ferrei.
Che fosse un marziano me n'ero accorto alla vigilia, quando, con flemma, aveva terminato di attrezzare il balestrone e tutta la prua del suo Argo ben dopo le 22, tetragono al freddo ed alla fame, e l'impressione si era rafforzata la mattina del via quando lo vedevo armeggiare con la piomba di un messaggero per la drizza dello spi, e già ci stavano tirando fuori dal porto...
Una tale attitudine marinaresca viene da lontano.
Lo spagnolo, che non è un ragazzino, è un navigatore ed addetto all'elettronica che si esprime in regate di altissimo livello, dalla Coppa America, ai TP 52 e nel trasferimento fatto da solo dalle Baleari ad Ostia ha avuto modo di calibrare ben bene il suo Mini.
Che buffo che proprio uno così sia rimasto senza pilota!
Dalla sua, per avere ragione di un Andrea Pendibene una volta di più in stato di grazia, ha avuto un'arma assoluta.
Non è mio compito fare pubblicità a questo od a quel modello di barca di Serie, ma non mi posso esimere dal testimoniare quello che ho vissuto sulla mia pelle.
Andrea ha tagliato la linea di partenza, effettuato in poppa, al comando seguito a pochi metri dal sottoscritto.
Lo stesso Andrea ha issato lo spi per primo, seguito a pochi secondi da Tommy Stella e Cuciuc. Su Adrenalina, un Proto con buttafuori e bompressino da armare non ci ho impiegato che una trentina di second in più, mentre Banzai ha completato l'operazione un bel paio di minuti più tardi.
Questo è il gruppetto di barche che ha preso la testa della corsa per la prima decina di minuti, esprimendo velocità similari e che io scrutavo al vento, essendo il più ad est di tutti.
Poi... mi volto… e vedo sopraggiungere un missile.
Ci metto un attimo a riconoscere, dalla prua grigia, l'Argo spagnolo, che, partito di conserva, si incunea irresistibile tra di noi e pare un marziano per come la mette giù dura, con un passo che non si può tenere, e non parlo solo del mio vecchio Te Salt.
Quando, trenta miglia dopo, la mia regata termina per il cedimento del tangone, se gli altri sono tutti ancora nel raggio di mezzo miglio, chi un pò più su, chi un pò più giù, chi leggermente avanti, Nacho naviga su di un puntino bianco che devo sforzarmi per localizzare, dritto davanti a me.
Fa veramente piacere sapere che anche Andrea Fornaro, uno dei nostri Top per la Transat2015, dispone degli stessi cavalli...
Di sicuro i neofiti una cosa l'avranno ben chiara: è finita l'epoca del solo spi asimmetrico, più o meno grande e magro, fino al mitico Code5, al massimo corredato dal Code 0, per le andature più strette.
Nacho ci ha fatto conoscere una nuova sigla: l'A3, che è una specie di frullone in nylon, più grasso in alto, con l'inferitura rafforzata come un Code 0, che lui dice di usare anche al posto del Code5 con vento forte.
Quando tutti navigavano bombardati, a 90-115 di reale con 12-16 nodi di NW, con gli spi cazzati dolorosamente fuori range o sottoinvelati col Code0, lui schizzava in rotta a velocità supersonica.
Andrea Pendibene, da buon militare, può finalmente recitare un meritatissimo "Missione compiuta"!
Il toscano è stato, con Alberto Bona e Michele Zambelli l'indiscusso protagonista della stagione italiana.
Se il piemontese ha spalmato il suo talento su vari fronti, correndo le tre regate precedenti su tre barche diverse ed il romagnolo ci ha abbagliato solo nelle due regate più lunghe, Andrea non è mai uscito dalle due prime posizioni per tutto il Campionato sull'ormai vecchio 520 e, per questo, ha più che meritatamente vinto il titolo di Campione italiano in Serie… e non è la prima volta.
La presenza alla premiazione presso l'Achab Yacht Club dell'Ammiraglio Bonfiglio ci sembra un segnale fortissimo riguardo alle prospettive per Andrea di dotarsi di una barca più performante, tale da reggere scenari più complessi agonisticamente, come quelli Transatlantici.
Entro pochi mesi il quadro assumerà connotazioni più chiare, così come dovrebbe accadere per il tanto sospirato ed auspicato Centro di Allenamento di La spezia.
Veglieremo e vi terremo informati.
Mentre in Atlantico il Circo dei 650 ha lasciato La Trinitè per trasferirsi a Douarnenez a godersi la classica accoppiata MAP-MiniFastnet, sappiamo che alcuni dei protagonisti delle nostre quattro classiche punteranno alla Camargue, per cimentarsi nella collaudata MiniMax.
Le tratte con vento regolare seguite dalle piatte e dalle ire sporadiche del Ligure e del Tirreno lasceranno il posto alle raffiche del Mistral, sotto un cielo blu e su di un mare dello stesso colore.
(da www.classemini.it di Stefano Paltrinieri)
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