UNA GRANDE PRESTAZIONE: LUCA CONCLUDE LA REGATA AL 12° POSTO
Si è conclusa la Transat 650 di Corradi Ita 686. 24 ore dopo aver tagliato la linea di arrivo e dopo una notte rigeneratrice, Luca Del Zozzo ha risposto alle nostre domande. Risposte di un uomo che, pur avendo realizzato un exploit sportivo fuori dal comune e toccato il suo massimo agonistico, rimane semplice, naturale e umile. Già l'umiltà, segno distintivo dei grandi marinai, e non solo. Ne ha parlato durante la nostra conversazione, così: “bisogna percorrere ogni tanto il confine di se stessi per aver conoscenza dell'umiltà necessaria per vivere.” Marinaio e filosofo. Tanto, per riuscire in questo sport, i muscoli servono poco se sono da soli...
Dal punto di vista crudo delle classifiche: questo 12mo nella seconda tappa della Transat 6.50 è il tuo migliore risultato da quando navighi su Mini 6.50?
Sono arrivato terzo alla San Remo Mini Solo, ma non si può confrontare una regata di 140 miglia in Mediterraneo con trenta barche con una prova di endurance come la seconda tappa (3.200 miglia e quasi 50 concorrenti in partenza). Questo risultato è sicuramente costruito su un lavoro importante di preparazione che è stato possibile in gran parte grazie a Corradi. L'ingresso di Corradi come main sponsor ha dato una grande carica di responsabilità al progetto. La relazione con un'azienda di quel tipo, che ottiene successi commerciali grazie a un lavoro efficiente e lasciando poco al caso, ti richiama al dovere di fare bene e di prepararti come si deve. Mi ha aiutato a capire quale era la strada per ottenere risultati soddisfacenti e arrivare a Bahia dopo aver dato tutto e senza aver nulla da rimpiangere.
Almeno fino all'Equatore, la seconda tappa è andata un po' come la prima: un inizio folgorante con Corradi sempre nei primi posti, poi un passaggio difficile, tanti posti persi in classifica nel Pot Au Noir. Ci racconti l'inizio della regata e le difficoltà che rappresentano il passaggio delle isole (prima le Canarie, poi Capo Verde) ?
Siamo partiti di bolina. Ho seguito i consigli del meteorologo Bernot fino a un certo punto. Poi le condizioni meteo reali sono state un po' diverse dalle previsioni e ho dovuto adattarmi. I cancelli alle Canarie e a Capo Verde sono stati bellissimi momenti tattici. La strategia l´ho elaborata lì e sono contento di quanto ho fatto perché non ho preso cantonate. Alle Canarie, ho approcciato la punta di Tenerife sfruttando la rotazione favorevole del vento sulla punta e, nella notte, ho preso la testa di un gruppo di tre barche che avevo davanti. Sono uscito dal canale fra Tenerife e Gomera davanti di diverse miglia, in una posizione di controllo e pronto a iniziare la discesa verso la Mauritania forzando un po' i ritmi. Il passaggio a Capo Verde è stato simile ma la troppa confidenza raggiunta con l'autopilota mi ha tradito. Lo spi si è arrotolato sullo strallo. Ho dovuto ammainare tutto per fare un giro in testa d´albero con il coltello. La mattina dopo avevo a fianco il 539 che era quinto.
“Forzando un po' i ritmi” ? Vuoi dire piuttosto che la tua accelerazione è stata micidiale!
Dopo le Canarie sapevo che ero in una buona posizione. Era ora di attaccare. Gli alisei sono arrivati, e siamo partiti al lasco (non più contro vento ma con il vento a favore, Ndr). Quando mi sono trovato lungo le coste della Mauritania sapevo che la flotta era a Ovest. Ho anticipato di 70 miglia la strambata rispetto alle indicazioni di Bernot. Dopo il bollettino della mattina che confermava per il giorno dopo 35 nodi da NE, più in basso rispetto a dove ero in quel momento, ho deciso che avrei strambato alle 4 della mattina dopo. Avevo Giancarlo Pedote davanti a 1 miglio. Lui ha strambato prima senza farsi vedere, il giorno dopo ero 4° e lui 8°. Su questo frangente, ho avuto ragione io. Nella notte con 35 nodi dietro avevo spi grande e una mano alla randa... Ho toccato 22,5 nodi di velocità massima. La barca che schizzava via come non mai, tutto bagnato, mare in coperta continuamente. Ma era la notte dell'attacco e l'attacco si dà a fondo.
Quindi sapevi che eri quarto e poco distante dai primi. Come lo sapevi? Come si gestisce la pressione supplementare quando sei davanti?
Sapevo la classifica ogni mattina ascoltando il bollettino speciale diffuso su Monaco Radio. Invece di vacation, cioè questi appuntamenti col Vhf, che si fanno tra concorrenti e barche accompagnatrici ne ho fatti solo tre, all'inizio poi nulla anche perché il mio Vhf ha poca portata in uscita. La pressione è enorme. Io ho cercato di riassumere quello che sapevo fare. Ero lì perché le considerazioni e le scelte che avevo fatto mi ci avevano portato. Insomma ho fatto un bilancio e ho pensato che, mettendo in campo quanto avevo e sapevo, avrei potuto spingere ancora e tenere bene il ritmo. Bisogna considerare sempre dove ci si trova e avere bene in mente i propri limiti ma anche le possibilità. Un bilancio da fare senza raccontarsi bugie. Allora dai! C'è ancora qualcosa da chiedere alla barca! E qualcosa da dare Luca ancora ce l'ha!
Poi c'è stato quel maledetto Pot Au Noir. Per molti questa zona di calme e groppi rappresenta la difficoltà principale di questo percorso e, dal punto di vista delle regata, è anche una lotteria. Come hai vissuto quei giorni?
Avevo messo come meta da raggiungere la posizione 28° W 8°N come da istruzioni date da Bernot prima della partenza. Ogni mattina aggiornavo la posizione della ZCIT (Zona di Convergenza Intertropicale, nome scientifico dato al Pot Au Noir, Ndr) ascoltando il bolletino. Ho tracciato sulla carta la posizione prevista e mi sono accorto che sarei entrato nella zona verso i 27,5°W. Non sapevo effettivamente se fosse un bene. Una sera mi sono trovato di fronte un paesaggio nuovo, nuvole alte e compatte, schiere di temporali. Ho strambato per tenermi un po´ alto e deciso di entrare la mattina dopo. Durante la notte, un temporale pazzesco mi ha agganciato. C'erano 40 nodi di aria (una burrasca, Ndr) che mi ha fatto girare a 360 gradi e spostato verso Sud. Ho dato prima due, poi tre mani alla randa e di bolina larga scendevo con la prua verso Sud (bene ho pensato!) e poi verso Est (malissimo ho pensato!) ma il frullatore aveva la spina attaccata. Finché non l´hanno tolta, ho dovuto salvaguardare la barca. La mattina dopo ero dentro il pot. Dentro fino al collo un paesaggio assurdo. L'aria rarefatta e ionizzata dai temporali, calme infinite che ti entrano dentro e ti sciacquano l´anima nel profondo. A quel punto ho seguito l´imperativo di Bernot : “quando siete entrati, fate solo sud.” E così ho fatto. Dopo due giorni non ero molto convinto. Non mi sono arrabbiato , ho pensato: hai voluto andare nel pot au noir? Eccolo qua. Perdevo posizioni e quando mi sono trovato 23 ho pensato che la mia unica carta fosse uscire più a Est e tornare all'attacco nella bolina. L´ho fatto dal primo momento con la voglia di correre ancora.
Prima di uscire totalmente dal Pot o poco dopo sei stato raggiunto da Hervé Aubry e Daniela Klein i tuoi compagni di allenamento al centro Oceanskill di Pornichet. Te ne sei accorto? Da terra ci è sembrato tu dessi il via ad una seconda regata.
A una vacation ero dietro di loro. Lo sapevo. Li ho visti e sentiti via Vhf per due giorni. A parte loro, gli unici concorrenti che ho visto e sentito sono Pedote al largo della Mautritania, il 539 a Capo Verde, Sebastien Rogues nel pot au noir e, l'ultima settimana, Luca Tosi lungo la costa del Brasile. Ho cominciato a guardare velocità e Vmg (acronimo per Velocity Made Good, cioè la velocità reale rispetto all'obiettivo da ragiungere, Ndr). Ho equilibrata la barca e andava veloce. Il raffronto con Dani e Hervé me lo ha confermato. Pierre Rolland in una vacation era a soli 2 miglia davanti a me. Sapevo che in quelle condizioni avrebbe dato il massimo e che aveva una barca veloce in queste andature. Quindi poteva essere un buon raffronto ma lui si è spostato a Ovest in un momento in cui, secondo me, ci poteva essere il rischio che troppo vicino alla costa il vento calasse. Comunque ho continuato ad attaccare fino alla fine.
E in effetti hai superato due concorrenti sul finire. La cosa ci ha fatto un gran piacere...
Non ho mai mollato e di questo mi sono anche un po' stupito. Ero contento di essere dove ero!
Una cosa ormai è certa e lo dimostra le 241 miglia che hai fatto in 24 ore (la migliore giornata di Luca, seconda di tutta la flotta dopo Lobato vincitore della Transat): vai fortissimo con vento forte, fai più fatica con vento leggero. E' un luogo comune dire che i velisti mediterranei sono bravi nel vento leggero?
E' la prima cosa che mi hanno detto arrivato a Bahia: Luca con il vento forte davanti e con la bonaccia di dietro. Ho il limite che ancora non faccio abbastanza tattica sull´avversario. Ho cominciato ad impormelo sotto al Pot, nella seconda parte della regata, e i risultati si sono visti. Quindi durante le bonacce faccio fatica a costruire delle strategie e la consapevolezza di essere più pesante mi mette in difficoltà.
E' la prima cosa che mi hanno detto arrivato a Bahia: Luca con il vento forte davanti e con la bonaccia di dietro. Ho il limite che ancora non faccio abbastanza tattica sull´avversario. Ho cominciato ad impormelo sotto al Pot, nella seconda parte della regata, e i risultati si sono visti. Quindi durante le bonacce faccio fatica a costruire delle strategie e la consapevolezza di essere più pesante mi mette in difficoltà.
Quale è stato il momento più difficile da vivere?
Quando, in piena notte, ho dovuto salire in testa d'albero per liberare lo spi vicino a Capo Verde. Più che sforzo fisico, l'operazione mi è costato tanto sul piano psicologico. Pensi al peggio. Nessuno sa che stai andando in testa d´albero eun rischio c'è. Mi sono visto per un attimo a testa in giù con i piedi incastrati nella scala, la barca che continua ad andare con il pilota alimentato dalla pila a combustibile finche c´è energia. Angoscia vera. Ho pensato a mia figlia a casa con qualche poveraccio che avrebbe avuto l´onere di spiegarle l´accaduto. Ci ho messo un po' a riprendermi... Più del dormire o del mangiare: la cosa più difficile da gestire è l'umidità. Si dorme e si vive bagnati di continuo. Forse molto di più nelle andature portanti che in bolina. Quando va a più di 16 nodi, la barca è costantemente sotto l´acqua.
Alcuni concorrenti raccontano aver avuto allucinazioni per la stanchezza. Sei arrivato a questo punto? Hai voglia! Al terzo giorno che non dormi rispondi a domande che nessuno ti fa.
Il momento più bello?
L´ingresso nell'emisfero Sud, una discesa verso un mondo lontano. Quello che non scorderò mai sono le lacrime versate vedendo un delfino. Ho pensato a mio padre, morto due anni fa e alle sue ceneri che ora fluttuano nel mare. Le ho portate con me durante la qualifica e le ho riversate in mare a capo Spartivento in Sicilia.
Ieri hai detto aver avuto pochi problemi tecnici. Quali?
La pila a combustibile ha di nuovo avuto il problema della prima tappa, una debolezza sulla spina di uscita che la sconnetteva e la metteva automaticamente in stand by. Individuato il male ho fatto una serie di accrocchi per ovviare il problema. Globalmente ha funzionato. L´altro è stata la riparazione dello spi a Capo Verde.
Hai scoperto altre cose sulla barca e sul modo di portarla? Cosa rifaresti? Cosa non rifaresti? Cosa rifaresti diversamente?
La barca va molto più forte di questo inverno, evidentemente un feeling ancora più sottile ci lega. Farei più tattica sulle posizioni dei concorrenti davanti e farei un po´ più di cambusa: gli ultimi due giorni non ho mangiato.
Raccontaci il tuo arrivo e il programma di questi giorni a Bahia...
Arrivare in porto dopo un viaggio così lungo è un'emozione immensa. Ritrovare i concorrenti che sono già arrivati, accogliere quelli che arrivano, sono momenti che non si dimenticano. Oggi un'esplosione di sorrisi ha invaso la mia mattina. Sono venuti qui Marco, mia Mamma e altri dello shore team. Una bellissima sorpresa. Oggi, abbiamo lavato le vele e messo a posto la barca. Siamo già un bel po´ avanti. Poi ci sarà l'albero da smontare perché dal 30 ottobre le barche si cominceranno a caricare sulle navi per il viaggio di ritorno.
Stefano Paltrinieri, il redattore che cura la rubrica del sito della classe mini italiana (www.classemini.it), dice scherzando che dopo la Mini Transat ti vuoi comprare un cane. Vuol dire basta avventure e ritorno a una vita tranquilla?
Una pausa per ritrovare i miei e il lavoro, la devo fare. Il cane è la fedeltà e l´amore indiscusso, nella mia vita ci sarà certamente. Al mio ritorno, con Corradi ci può essere qualche cosa di importante da raccogliere nel rapporto di fiducia che si è costruito. Poi faremo i piani per gli anni a venire.
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