Non riusciamo a vedere il resto della flotta, ma sappiamo che sono vicini.
Dobbiamo solo continuare a spingere al massimo. Ci sono ancora alcune zone di
transizione davanti a noi e ci aspetta anche la decisione cruciale di quando
strambare verso Sud. Libby controlla costantemente l’enorme zona di alta
pressione attorno alle Azzorre, in modo da chiamare la manovra al momento
giusto. Non è un compito facile, e richiede esperienza e competenze specifiche,
e se ci fosse anche un pò di fortuna non guasterebbe. Negli ultimi due giorni
abbiamo navigato praticamente dritte.
A parte girare attorno alle estremità
della zona di transizione, seguita da alcuni cambi di vele, abbiamo proceduto in
linea retta. Il sistema dei turni procede fluido, ed ogni due ore salgono in
coperta ragazze nuove e riposate. I turni di riposo interrotti adesso sono molto
meno frequenti e ciò è un bene. L’intensità di questa tappa aumenterà man mano
che ci avvicineremo a Lisbona. L’intensità della competizione invece aumenterà
man mano che ci avvicineremo alla linea d’arrivo finale. Dopo questa ultima
tappa oceanica restano le volate finali da Lisbona a Goteborg, passando per
L’Orient e L’Aia. Un lasso di tempo breve nel corso del quale accadranno
moltissime cose.
C’è un che di speciale nell’attraversare un oceano: andare da un continente
all’altro, vedere terra per la prima volta dopo settimane. In questo momento
siamo a metà del nostro viaggio verso l’Europa. Per Dee Caffari questa è la
diciannovesima traversata dell’Atlantico. Le ho chiesto di scegliere il più bel
ricordo e quello più brutto fra tutti questi viaggi, ma lei mi ha risposto che
non è possibile. “Sono stati tutti diversi, con equipaggio, in solitaria, in
doppio, in regata ed in trasferimento. Semplicemente io amo essere qua fuori. È
un posto felice”, afferma Dee.
Liz Wardley ha attraversato l’Atlantico sette volte. Il suo ricordo più bello
risale a quando l’ha fatto in solitaria nella regata Figaro, ed è andata molto
bene. Il ricordo più brutto invece è collegato alla traversata a bordo di Amer
Sport 2, nel corso della quale aveva disalberato. “È stato drammatico: abbiamo
dovuto farci trainare indietro, da una nave rompighiacci, fino al Canada”
racconta Liz.
Sara Hastreiter sta compiendo la sua quarta traversata. Lei ha girovagato tra
le isole dell’Atlantico più della maggior parte delle persone, così le ho
chiesto di consigliarci un posto. “Le Azzorre sono meravigliose. Non sono come
te le aspetti: sono verdi, con dolci colline e cibo fantastico, cultura, storia
e una cucina eccezionale. Ci sono molte cose belle da vedere; aziende vinicole,
bagni di fango e sorgenti calde. Ogni piccola isola ha il suo fascino
particolare. È un posto fantastico dove c’è anche una forte tradizione
marinaresca”.
I suoi ricordi più intensi dell’Atlantico sono collegati alla Groenlandia.
“Eravamo solo in tre su un Class 40” racconta. “Eravamo a due giorni di
navigazione dalla costa e non ci aspettavamo di vedere più alcun iceberg.
Stavamo facendo il cambio turno; io mi ero preparata una tazza di the ed ero
salita in coperta: a meno di un miglio di distanza c’era un iceberg delle
dimensioni di un palazzo di due piani. È stata dura.
Il nostro autopilota non
funzionava più ed era sopraggiunta una tempesta con vento a 40 nodi: la cresta
di ogni onda sembrava un iceberg. Uno dei ragazzi a bordo soffriva moltissimo il
mal di mare. Abbiamo dovuto monitorare il radar e timonare ininterrottamente per
circa 30 ore. Ed era anche il mio compleanno. Nonostante l’iceberg fosse
spaventoso, è stato allo stesso tempo incredibile vederlo nel mezzo dell’oceano”
conclude Sara.(www.teamsca.com)
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