Sono le 630 di mattina in Guadalupe, ma
il sole è già sorto da mezz’ora e per fortuna non piove più. Cercherò di
mettere “rewind” alla mia memoria, fin da sabato notte, anche se sembra
essere passata una vita. In mare e per gli arrivi, la concezione del
tempo è molto relativa. Al Villaggio Mini c’era fermento sin da sabato pomeriggio: Annabelle Boudinot e Michele Zambelli
erano alle ultime miglia di battaglia per il 9° posto, dopo un
inseguimento durato giorni e giorni…prima davanti Michele, poi davanti
Annabelle, Michele, Annabelle…
Nella volata finale verso l’arrivo,
Annabelle, che ha un Proto molto più veloce di Fontanot e cui serve meno
tela di 342 per andare forte, ha superato Fontanot ed è arrivata sul
pontile d’onore davanti alle tende del Villaggio Mini pochi minuti prima
di Michele. Il tempo di corsa di quest’ultimo è di 24 giorni, 20 ore,
10 minuti e 3 secondi.
Appena la Boudinot ha ormeggiato, siamo saliti sul gommone dell’organizzazione per andare ad accogliere Michele, che aveva già tagliato la linea del traguardo. Appena vediamo Fontanot nella notte partono gli applausi, i festeggiamenti e ci avviciniamo a Michele per dargli la sua prima birretta dopo così tanti giorni e per passargli il telefono per salutare la sua famiglia. Michele è tranquillo, emozionato ma tranquillo, chiede notizie degli altri e poi in pochi minuti si arriva al Villaggio, parte la canzone che Michele aveva scelto per il suo arrivo e un bel gruppo di persone comincia a scandire “MI CHE LE, MI CHE LE”. Sono tutti affezionati a lui, gli fanno le feste, sono sinceramente contenti di vederlo.
Dopo le foto e le interviste di rito, Michele riceve un piccolo regalo da parte dell’organizzazione: boxer e cappello di babbo Natale, con cui finisce nelle acque del porto per il classico bagno per celebrare l’arrivo di questa regata storica.
È felice Michele, ma anche un po’ serio, comprende che quello che ha desiderato per 3 anni e 25 giorni è finito, che bisogna cominciare un progetto nuovo.
Appena la Boudinot ha ormeggiato, siamo saliti sul gommone dell’organizzazione per andare ad accogliere Michele, che aveva già tagliato la linea del traguardo. Appena vediamo Fontanot nella notte partono gli applausi, i festeggiamenti e ci avviciniamo a Michele per dargli la sua prima birretta dopo così tanti giorni e per passargli il telefono per salutare la sua famiglia. Michele è tranquillo, emozionato ma tranquillo, chiede notizie degli altri e poi in pochi minuti si arriva al Villaggio, parte la canzone che Michele aveva scelto per il suo arrivo e un bel gruppo di persone comincia a scandire “MI CHE LE, MI CHE LE”. Sono tutti affezionati a lui, gli fanno le feste, sono sinceramente contenti di vederlo.
Dopo le foto e le interviste di rito, Michele riceve un piccolo regalo da parte dell’organizzazione: boxer e cappello di babbo Natale, con cui finisce nelle acque del porto per il classico bagno per celebrare l’arrivo di questa regata storica.
È felice Michele, ma anche un po’ serio, comprende che quello che ha desiderato per 3 anni e 25 giorni è finito, che bisogna cominciare un progetto nuovo.
È normale, fisiologico, Il senso di
vuoto che si prova dopo che una cosa che occupa per mesi ogni pensiero,
termina. Succede per tutti i grandi esami e questa Mini Transat lo è
certamente. Michele comincia a raccontare la sua regata, mille aneddoti,
mille ricordi, è un fiume in piena.
Alle 3:30 il Villaggio è ormai vuoto, allora andiamo a casa per mangiare una pasta e alle 6 siamo di ritorno, per l’arrivo di Alberto Bona.
Dopo un po’ di attesa per sapere su quale gommone saremmo usciti,
partiamo, sotto un groppo che ci dà il buongiorno. Ma verso il mare
aperto c’è il sole e a un certo punto compare controsole, fra due grandi
cargo, una piccola vela che fila veloce: è Alberto, che raggiungiamo
urlanti.
Non sa di essere quinto fra i Serie, è un risultato molto importante che lo emoziona. Sorride Alberto, parla poco, guarda il mare dietro di sé e la linea d’arrivo, a cui fa da sfondo un bellissimo arcobaleno, a poche decine di metri davanti la sua prua. C’è una luce bellissima, con il grigio delle nuvole e della pioggia che lascia spazio e si fonde con il sole dorato, tutto scintilla. Lo prendiamo al traino e lo portiamo al pontile, dove un bel gruppetto di “mattinieri” lo accoglie: a distanza di pochi minuti, arriveranno anche Tanguy Le Tourquais, Jean Baptiste Lemaire e Jerome d’Aboville, che Alberto è riuscito a mettere dietro dopo giorni di “rimpiattino”.
Non sa di essere quinto fra i Serie, è un risultato molto importante che lo emoziona. Sorride Alberto, parla poco, guarda il mare dietro di sé e la linea d’arrivo, a cui fa da sfondo un bellissimo arcobaleno, a poche decine di metri davanti la sua prua. C’è una luce bellissima, con il grigio delle nuvole e della pioggia che lascia spazio e si fonde con il sole dorato, tutto scintilla. Lo prendiamo al traino e lo portiamo al pontile, dove un bel gruppetto di “mattinieri” lo accoglie: a distanza di pochi minuti, arriveranno anche Tanguy Le Tourquais, Jean Baptiste Lemaire e Jerome d’Aboville, che Alberto è riuscito a mettere dietro dopo giorni di “rimpiattino”.
Il momento in cui i solitari posano i
piedi a terra, pur continuando con lo spirito a restare in mare, da
soli, sulla propria barca, dura poco tempo, è come il famoso raggio
verde. Si capisce che sono ancora in un’altra dimensione dallo sguardo
soprattutto, uno sguardo che si posa al di là della gente, forse per
trovare ancora uno spazio libero da guardare.
Poi i festeggiamenti, la valanga di parole, lo stordimento dei rumori dissolvono quella sensazione e i marinai tornano a terra, veramente. E allora è il momento di rivivere la regata, i piccoli e i grandi problemi avuti e risolti, le bonacce e i groppi, i contatti radio con gli altri concorrenti, le scelte tattiche. Ed è anche il turno di un bel caffè, un pranzo sostanzioso dopo giorni di barrette e liofilizzati, le telefonate ad amici e famiglie.
All’1 andiamo, sotto una pioggia battente, a un pranzo offerto in pure stile “antillese”, per poi tornare al Villaggio e accogliere gli altri. Adesso il pontile comincia a farsi affollato, un viavai di gente con cui ci si ferma a chiacchierare, scambiare due battute, raccontarsi la regata. È solo nel pomeriggio tardi che andiamo a casa, Alberto e Michele riguardano sul tracking le loro rotte, le analizzano, le confrontano, le rivivono.
Si mangia qualcosa, poi finalmente si va a dormire.
Poi i festeggiamenti, la valanga di parole, lo stordimento dei rumori dissolvono quella sensazione e i marinai tornano a terra, veramente. E allora è il momento di rivivere la regata, i piccoli e i grandi problemi avuti e risolti, le bonacce e i groppi, i contatti radio con gli altri concorrenti, le scelte tattiche. Ed è anche il turno di un bel caffè, un pranzo sostanzioso dopo giorni di barrette e liofilizzati, le telefonate ad amici e famiglie.
All’1 andiamo, sotto una pioggia battente, a un pranzo offerto in pure stile “antillese”, per poi tornare al Villaggio e accogliere gli altri. Adesso il pontile comincia a farsi affollato, un viavai di gente con cui ci si ferma a chiacchierare, scambiare due battute, raccontarsi la regata. È solo nel pomeriggio tardi che andiamo a casa, Alberto e Michele riguardano sul tracking le loro rotte, le analizzano, le confrontano, le rivivono.
Si mangia qualcosa, poi finalmente si va a dormire.
Per tutti è stata dura, poco ma sicuro.
Prima la discesa a canna morta verso le Canarie, poi la traversata senza alisei. Tanti giorni di mare in solitudine, alcuni problemi tecnici che preoccupavano i solitari (ma questo è un’altra storia), l’incognita del meteo e della rotta giusta. Alberto e Michele hanno vissuto questa regata non come un’avventura “spirituale”, ma una sfida sportiva, dove contava andare forti e veloci e soprattutto prima degli altri.
Penso che ci vorrà molto tempo per far sedimentare tutto questo e perché esca fuori quanto vissuto.
Prima la discesa a canna morta verso le Canarie, poi la traversata senza alisei. Tanti giorni di mare in solitudine, alcuni problemi tecnici che preoccupavano i solitari (ma questo è un’altra storia), l’incognita del meteo e della rotta giusta. Alberto e Michele hanno vissuto questa regata non come un’avventura “spirituale”, ma una sfida sportiva, dove contava andare forti e veloci e soprattutto prima degli altri.
Penso che ci vorrà molto tempo per far sedimentare tutto questo e perché esca fuori quanto vissuto.
Si sono appena svegliati Alberto e Michele e le risate e le battute ricominciano a ruota libera!
C’è il sole oggi finalmente, fa caldo ma c’è la brezza. È molto bello, siamo fortunati.
C’è il sole oggi finalmente, fa caldo ma c’è la brezza. È molto bello, siamo fortunati.
(da www.classemini.it di Francesca Pradelli)
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