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Alberto Bona 5° in Serie e Michele Zambelli 10° tra i Proto |
Permettetemi di
tracciare un profilo di Alberto e Michele, dal punto di vista di chi ha
avuto la sorte di vivere i loro primi passi nel mondo mini.
Settembre 2009.
Siamo a La Rochelle per la partenza della Transat 650.
Nel corso della presentazione degli skipper mi si avvicina educatamente un ragazzetto, con un fare deferente che assolutamente non merito. La sua cadenza romagnola ed il fatto che abbia la stessa età di mio figlio me lo rendono irresistibilmente simpatico al primo secondo. Gli skipper si succedono sul palco ed il marmocchio (così lo vedo io allora) ha gli occhi trasognati.
Siamo a La Rochelle per la partenza della Transat 650.
Nel corso della presentazione degli skipper mi si avvicina educatamente un ragazzetto, con un fare deferente che assolutamente non merito. La sua cadenza romagnola ed il fatto che abbia la stessa età di mio figlio me lo rendono irresistibilmente simpatico al primo secondo. Gli skipper si succedono sul palco ed il marmocchio (così lo vedo io allora) ha gli occhi trasognati.
Tra un applauso e l’altro riesce a
raccontarmi di avere fatto i mondiali di Melges 24 (bravo, deve essere
bravo allora) di volersi procurare un Mini per fare la Transat (e ti
pareva!) e di volersi imbarcare sulla barca appoggio di 60 piedi Max
Havelaar per seguire la regata (ah ,però!). Alla fine del rituale mi
invita calorosamente a salire sul barcone e nella mezz’ora successiva è
un rutilare di ipotesi e sogni per il suo prossimo anno.
Provo a fargli capire che col suo budget un Pogo2 non può acquistarlo, gli mostro dei Super Calin su cui, gli dico, potrebbe comunque divertirsi con poca spesa… Lui si beve tutto avidamente, sempre in preda ad una agitazione motoria da esaltazione agonistica, e ad un certo punto mi spara che anche Cino Ricci sarebbe interessato ad aiutarlo.
Provo a fargli capire che col suo budget un Pogo2 non può acquistarlo, gli mostro dei Super Calin su cui, gli dico, potrebbe comunque divertirsi con poca spesa… Lui si beve tutto avidamente, sempre in preda ad una agitazione motoria da esaltazione agonistica, e ad un certo punto mi spara che anche Cino Ricci sarebbe interessato ad aiutarlo.
Mi è chiaro che se il Grande Cino, che
era già stato mentore dell’altro suo conterraneo, Simone Bianchetti, ci
aveva visto della stoffa non c’era motivo di dubitare del futuro del
ragazzo. Scesi da Max felice come una Pasqua, per come si stavano
rivoltando le zolle nella realtà italiana. Passano tre mesi e mi
richiama per dirmi che Alessandro Zamagna è disposto , munifico e
lungimirante, a prestargli il suo vecchio Proto.
Il mini su cui il riminese ha terminato l’edizione del 2003 non è una freccia, ma Michele innesta il turbo, che non ha più staccato fino a questa notte, si adatta a vivere per mesi e mesi su di un vecchio camper per stare vicino al suo Mini e migliorarlo ed ottimizzarlo con ostinazione, passione e competenza.
Il mini su cui il riminese ha terminato l’edizione del 2003 non è una freccia, ma Michele innesta il turbo, che non ha più staccato fino a questa notte, si adatta a vivere per mesi e mesi su di un vecchio camper per stare vicino al suo Mini e migliorarlo ed ottimizzarlo con ostinazione, passione e competenza.
Il cammino è lungo. Il primo anno, come già scritto altre volte, una mezza catastrofe.
Michi rompe l’albero all’Arci ed il timone al GPI. Come Ercolino sempre in piedi non molla mai. Passa notti intere da Bert Mauri e rimette ogni volta le cose a posto. Nel 2011 le prime soddisfazioni. Arkè sfoggia un albero in carbonio, le vele cominciano ad essere decenti, quasi nulla più si rompe in barca e Michele vince il Titolo Italiano nei Proto e puccia il naso in Atlantico, correndo la Transgascogne.
Il 2012 è fondamentale. 342 si dota finalmente di sensore del vento, di un pilota NKE all’altezza e Zambelli rivince il Titolo Italiano, correndo poi una brillante Azzorre. Tocco con mano il livello a cui è assurto alla SMS. La fortuna e l’agilità del mio TèSalt fanno si che io accumuli un buon vantaggio alla boa di Bergeggi. Il ritorno verso Sanremo si fa con un Est che crescerà fino a quasi 30 nodi. Arrivo a vele bianche, col cuore in gola e le sottane per aria, un’incollatura prima di Michele.
Michi rompe l’albero all’Arci ed il timone al GPI. Come Ercolino sempre in piedi non molla mai. Passa notti intere da Bert Mauri e rimette ogni volta le cose a posto. Nel 2011 le prime soddisfazioni. Arkè sfoggia un albero in carbonio, le vele cominciano ad essere decenti, quasi nulla più si rompe in barca e Michele vince il Titolo Italiano nei Proto e puccia il naso in Atlantico, correndo la Transgascogne.
Il 2012 è fondamentale. 342 si dota finalmente di sensore del vento, di un pilota NKE all’altezza e Zambelli rivince il Titolo Italiano, correndo poi una brillante Azzorre. Tocco con mano il livello a cui è assurto alla SMS. La fortuna e l’agilità del mio TèSalt fanno si che io accumuli un buon vantaggio alla boa di Bergeggi. Il ritorno verso Sanremo si fa con un Est che crescerà fino a quasi 30 nodi. Arrivo a vele bianche, col cuore in gola e le sottane per aria, un’incollatura prima di Michele.
Non ho avuto il tempo di vedere come
navigava lui e quando gli chiedo: ma come cavolo hai fatto a recuperare
così?” Con due mani e lo spi medio” mi risponde lui, come se fosse la
cosa più naturale del mondo! Capisco che è diventato un velista di un
altro pianeta. Ora è arrivato decimo alla MiniTransat, eguagliando il
piazzamento di due illustrissimi: Claudio Gardossi nel ‘97 ed Andrea
Caracci nel 2005.
Credo che i due non si offenderanno se mi azzardo ad ipotizzare che il piazzamento di Michele “pesi ” un pò di più. I suddetti potevano fare conto su due mezzi che, all’epoca, suonavano come tra i migliori del lotto. Il Fiorenzi di Michele, avrebbe potuto tranquillamente arrivare oltre il quindicesimo posto e nessuno avrebbe potuto rimproverare alcunchè al suo conduttore, ed invece… BRAVO MICHIIIIII!!!!
Credo che i due non si offenderanno se mi azzardo ad ipotizzare che il piazzamento di Michele “pesi ” un pò di più. I suddetti potevano fare conto su due mezzi che, all’epoca, suonavano come tra i migliori del lotto. Il Fiorenzi di Michele, avrebbe potuto tranquillamente arrivare oltre il quindicesimo posto e nessuno avrebbe potuto rimproverare alcunchè al suo conduttore, ed invece… BRAVO MICHIIIIII!!!!
Maggio 2010.
Controllo le dotazioni di sicurezza alla SMS di quell’anno e chiedo se posso salire a bordo di MoonFleet, un vecchio Proto noleggiato da un ragazzo torinese che non ho mai conosciuto prima. So che Alberto ha poco più di 23 anni ma mi pare che ne dimostri di più, non per l’aspetto fisico, ma per la serietà, la compostezza e la maturità che esprime parlandogli insieme. Gli chiedo del curriculum e mi risponde di venire dalle derive. Tra me e me gongolo, perchè so che sono una scuola eccezionale (Caracci insegna).
Controllo le dotazioni di sicurezza alla SMS di quell’anno e chiedo se posso salire a bordo di MoonFleet, un vecchio Proto noleggiato da un ragazzo torinese che non ho mai conosciuto prima. So che Alberto ha poco più di 23 anni ma mi pare che ne dimostri di più, non per l’aspetto fisico, ma per la serietà, la compostezza e la maturità che esprime parlandogli insieme. Gli chiedo del curriculum e mi risponde di venire dalle derive. Tra me e me gongolo, perchè so che sono una scuola eccezionale (Caracci insegna).
Bona rimane su quella barca per due
stagioni. Nell’inverno si allena al centro dello YCI a Genova ed un mio
amico che vi partecipa mi racconta di come sia tra i migliori, se non il
migliore del gruppo. Ne ho la verifica personale al GPI di quell’anno.
Io corro su Exing99 e ci troviamo bordo a bordo sul litorale genovese
nelle ultimissime miglia, nel corso di una atroce tiritera di piattine,
calme bianche, e sbuffetti di vento mutevoli a secondo della valletta da
cui scendono e delle case su cui rimbalzano. Noi siamo al riparo di un
imponente frullone che tira al meglio in un enorme range di utilizzo,
dalla bolinetta alla poppa piena quindi ci possiamo risparmiare ogni
tipo di cambi di vele.
Moonfleet è invece barca di conduzione
molto più difficile e tecnica e rimango stupito dall’efficienza di
Alberto, che dopo quasi cinque giorni di regata non si risparmia neppure
un attimo, passando di continuo dal frullone allo spi e viceversa, non
so quante volte, per sfruttare ogni refolo. La stessa sensazione di
tempismo e forza di volontà l’ho ricevuta durante la MiniBarcelona del
2012, quando è stato l’unico a mettere lo spi piccolo, dopo
un’umidissima notte di frullatore, lasciando la compagnia per andare a
vincere a mani basse.
Stiamo parlando allora di un superatleta, capace in barca di produrre solo performance di pesante caratura fisica?
Non pensateci un attimo. Al MiniFastnet di quest’anno ho verificato al sua capacità a passare ore ed ore nel bungalow a studiare la meteo, le correnti ed a elaborare sofisticate strategie di regata. Un velista completo quindi,come deve essere chi arriva quinto su 53 Serie e secondo tra 35 Pogo2 da fare paura in un’edizione difficilissima della MiniTransat.
Non pensateci un attimo. Al MiniFastnet di quest’anno ho verificato al sua capacità a passare ore ed ore nel bungalow a studiare la meteo, le correnti ed a elaborare sofisticate strategie di regata. Un velista completo quindi,come deve essere chi arriva quinto su 53 Serie e secondo tra 35 Pogo2 da fare paura in un’edizione difficilissima della MiniTransat.
Che bel sogno Alberto ed un grazie per le emozioni che ci hai dato con la tua epica lotta!
Solo una raccomandazione… non blindarti nella tua ritrosia un pò Sabauda. Nei prossimi anni, per dilatare le tue legittime ambizioni, dovrai vendere bene il tuo eccezionale prodotto e non vorremmo che mostrassi “tanto arrosto e poco fumo”…
Solo una raccomandazione… non blindarti nella tua ritrosia un pò Sabauda. Nei prossimi anni, per dilatare le tue legittime ambizioni, dovrai vendere bene il tuo eccezionale prodotto e non vorremmo che mostrassi “tanto arrosto e poco fumo”…
Tre nei primi dieci dunque!
Solo nel ‘97 era successo qualcosa che gli assomigliava col settimo posto di Massimo Giacomozzi ed il decimo di Claudio Gardossi ma tre non era facile prevederli. L’altura italiana vive un buon momento: Giancarlo Pedote, Andrea e Gaetano Mura, Raspadori e Pietro D’Alì sono storia recentissima. Soldini speriamo che abbia ancora il colpo in canna, Malingri non è decrepito, Miceli, Frattaruolo scalpitano…
Solo nel ‘97 era successo qualcosa che gli assomigliava col settimo posto di Massimo Giacomozzi ed il decimo di Claudio Gardossi ma tre non era facile prevederli. L’altura italiana vive un buon momento: Giancarlo Pedote, Andrea e Gaetano Mura, Raspadori e Pietro D’Alì sono storia recentissima. Soldini speriamo che abbia ancora il colpo in canna, Malingri non è decrepito, Miceli, Frattaruolo scalpitano…
Notiamo che navigano tutti tra i 26 ed i
46 anni.Sono dei ragazzini, per carità, e potremo fare conto su di loro
ancora per un pezzo. Michele ed Alberto hanno però 23 e 26 anni e mi sa
che dovremo sopportarli per un bel pezzo ancora.
Buoni sogni a tutti!
Buoni sogni a tutti!
(da www.classemini.it di Stefano Paltrinieri)
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