Diario di bordo di Giovanni: “È passato esattamente un mese da quando siamo partiti da New York.
Un mese che è volato via tra planate, temporali, albatros che
volteggiano dietro la randa, tramonti, albe, lune strepitose, vento,
mare. Un mese di convivenza in nove su una piccola barca che incrocia
mari lontani. Certo, a bordo del Flying Cloud, il clipper che nel 1854
ha percorso la rotta New York-San Francisco in 89 giorni, un record che
rimase imbattuto per 150 anni, c’erano altri beni di conforto. Una
razione di rum all’equipaggio a ogni cambio turno, carne fresca, vino,
pane fatto dal cuoco ogni mattina.
Niente a che vedere con la cambusa
essenziale con cui siamo dovuti partire noi. Dopo un mese di navigazione
il Flying Cloud era probabilmente ancora davanti a Rio de Janeiro. E
chissà quali difficoltà dovevano affrontare quei valorosi marinai che
sfidavano i venti e le correnti di Capo Horn con una nave che aveva
buona parte delle vele quadre. Come facevano a risalire il vento? E
avere le posizioni aggiornate? Nei mari del sud è rarissimo vedere il
cielo sgombro dalle nuvole per poter prendere con il sestante l’altezza
del sole o delle stelle, probabilmente si dovevano affidare alla
navigazione stimata. Ma iI vero segreto del Flying Cloud era Eleanor
Creesy, la moglie del capitano, una donna bellissima trentaseienne che
aveva rinunciato a tutto per seguire il marito, Josiah Perkins Creesy.
Aveva imparato a usare il sestante e aveva studiato i venti e le
correnti dei mari. Fu proprio lei a portare quella nave su una rotta che
ancora oggi si può considerare quasi perfetta. In questi giorni penso
spesso a Eleanor, alla fatica che deve aver fatto per farsi accettare e
rispettare dai sessanta marinai che formavano l’equipaggio. E riesco
probabilmente a immaginare solo una minima parte dei momenti difficili
che deve aver passato mentre navigava da queste parti a bordo del
clipper che grazie a lei è diventato una leggenda nella storia della
marineria degli Stati Uniti. Qui a bordo di Maserati la vita è più
semplice, sappiamo dove siamo in ogni momento. Dopo un mese di mare
sentiamo già il profumo della terra che ci aspetta. E anche se ci
mancano 3800 miglia ci sembra di essere quasi arrivati”.
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