venerdì 12 settembre 2008

Velisti di Senigallia : LUIGI PAOLASINI


Luigi Paolasini è nato e cresciuto a Senigallia dove ha risieduto fino al 1991 , da allora vive a Grenoble dove lavora come fisico per il sincrotrone europeo; è socio del Club Nautico; quarantacinque anni; patente nautica da 20; segno zodiacale Pesci; è il papà della piccola (ma "grande") velista senigalliese "doc" Elena Paolasini. Lo incontro alla darsena e lo invito sulla mia barca dove mi racconta della sua prima uscita a vela a Bellaria quando aveva 13 anni su un 470 poi una lunga pausa fini al 1985 quando è entrato nell’equipaggio del Comet 9,10 di Nicola Fuzzati con cui negli anni successivi scorazzò per tutto l’Adriatico. E’ un innamorato della vela, di tutta la vela, nel senso che lo appassionano sia la messa a punto delle regolazioni della barca che anche le regate ma, soprattutto, ama le lunghe navigazioni in mare aperto di cui ricorda tra le più divertenti quella con l’Arlecchino (un piccolo cabinato a vela di 7 metri) del “professore” a bordo del quale, insieme a Nicola Fuzzati, attraversarono l’Adriatico avendo per motore un fuoribordo Evinrude 12 cv e per ancora un grappino buono si e no per un moscone. Nonostante dedichi alla vela solo qualche settimana all’anno mi sembra di capire che le mette ben a frutto: come ultima bella navigazione mi snocciola una crociera tra Milazzo, Vulcano, Salina, Scilla, Capo Spartivento, Argostoli, Itaca e Lefkas con a bordo un bravissimo cuoco mai stato in barca e come ultimo risultato in regata il primo posto alla regata internazionale La Rotta del Sale 2007 da Ibiza a Barcellona: oltre 250 barche per 250 miglia con un Jeanneau Sunshine di 30 anni. Non c’è che dire: per uno che ha simpatia per Tabarly e per Gerbault e che navigato su un po’ tutti i cabinati sloop (con un solo albero n.d.r.) fino a 16 metri davvero non resta che la “battaglia” più “dura”: convincere sua moglie ad un trasferimento di una barca a vela dalla Turchia alla Francia! Per rimanere in tema di ironia mi racconta lo "storico" episodio in cui mise "in fuga" con alcune espressioni molto "colorite" un gruppo di anziane suorine a Dubrovnik. L'episodio avvenne mentre, non visto e non curante delle religiose, si trovava ad essere issato in testa d'albero ad oltre 12 metri d'altezza e sostenuto da una semplice imbragatura che lo legava alle cosce, all'inguine e al busto. Alcune anziane suore si avvicinaro alla barca e con fare molto gentile iniziarono a conversare con gli altri membri dell'equipaggio senza accorgersi dell'uomo in cima all'albero quando, ad un certo punto, si udirono gli "improperi" urlati di Gigi che non ne poteva più di sopportare l'assurda scomodità della sua posizione. Vi lascio immaginare lo sconcerto e la successiva precipitosa "fuga" delle suore nell'udire tali "colorate" espressioni provenire dall'alto dei cieli!!!
Chiude la “chiacchierata” regalandomi un “aforisma” sorprendente: la vela è filosofia: un insieme di saperi che non si finisce mai di apprendere. Quant’è vero!

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