Il programma scientifico della Volvo Ocean Race ha trovato alti
livelli di plastica in aree dell’Antartico dove non erano mai stati
condotti test prima d’ora. I dati sono stati resi noti nell’ambito del Volvo Ocean Race Ocean
Summit, dove esperti si sono dati appuntamento per esaminare i problemi e
le possibili soluzioni sul team dell’inquinamento da plastica, e che si
svolge durante lo stopover di Newport, negli USA.
I campioni raccolti mostrano nell’area di Point Nemo la presenza di
particelle di micro-plastica fra le 9 e le 26 particelle per metro cubo
d’acqua. Man mano che le barche si sono avvicinate a Capo Horn, alla
punta meriodnale del Sudamerica, questi valori sono saliti fino a 57
particelle per metro.
Un livello pari a 45 è stato invece registrato a una distanza di 452
chilometri da Auckland, in Nuova Zelanda e da dove è partita la settima
tappa della regata, mentre sono state solo 12 le particelle rilevate a
1000 chilometri dalla località brasiliana di Itajaí, dove si è conclusa
la tapp. Il divario nelle misurazioni può essere spiegato dalla presenza
di correnti oceaniche che trasportano le microplastiche anche per
lunghe distanze.
Il livello maggiore finora riscontrato è di 357 particelle per metro
cubo nel Mar Cinese Meridionale, a est di Taiwan, dove si trova una
delle più grandi concentrazioni di rifiuti degli oceani.
Il dottor Sören Gutekunst dell’Istituto per le Ricerche Marine GEOMAR
di Kiel, fondato da Future Ocean, ha analizzato i dati preliminari in
laboratorio e ha dichiarato: “Si tratta dei primi dati che la
comunità scientifica ha potuto analizzare e che provengono da una parte
abbastanza inaccessibile del pianeta. Sfortunatamente mostrano quanto
lontano e quanto in maniera grave le micro-plastiche sono ormai diffuse
in oceano, raggiungendo quelle che finora molti consideravano come zone
non coinvolte da problema, con acque incontaminate.”
I campioni sono stati raccolti durante la settima tappa, la più lunga
del giro del mondo con le sue 7.600 miglia, da Auckland a Itajaí dai
team di Turn the Tide on Plastic e AkzoNobel. Le barche sono in grado di
registrare anche altri dati fra cui la temperatura dell’acqua, il
contenuto di CO2, la salinità e le alche che possono dare un’indicazione dell’acidificazione degli oceani.
Anne-Cecile Turner, a capo del Programma Sostenibilità della Volvo Ocean Race, ha aggiunto: “Quest’informazione
è estremamente utile perché aiuta a far capire meglio come la plastica
si degradi negli anni e come venga trasportata dalle correnti oceaniche
anche in luoghi remoti. E’ anche un monito della pressante necessità di
far fronte all’inquinamento da plastica da parte dei governi, delle
aziende e degli individui che hanno tutti un ruolo nella risoluzione del
problema.”
Point Nemo è così lontano da qualsiasi terra abitata che spesso gli
essere umani più vicini sono gli astronauti della Stazione Spaziale
Internaionale, che viaggia in orbita a una distanza massima dalla terra
di 258 miglia (416 chilometri), mentre la terra più vicina è a 1.670
miglia (2,700 chilometri).
Jeremy Pochman, Co-fondatore e Direttore Strategico di 11th Hour
Racing, uno dei partner del Sustainability Programme della Volvo Ocean
Race ha dicharato: “Abbiamo considerato gli oceani come una risorsa
inesauribile per troppo tempo. I dati che sono stati raccolti dalle
barche mostrano che le microplastiche hanno ormai raggiunto anche le
aree più remote del pianeta. Un chiaro segno che tutti gli oceani sono
sotto una pressione fortissima. Questi dati, che sono disponibili a
tutti i ricercatori e al pubblico, mettono in lice i pericoli dell’uso
di plastica monouso. Uno dei punti su cui ci si deve impegnare per
trovare soluzioni per un’economia circolare.”
Le informazioni che vengono dal Programma Scientifico della Volvo
Ocean Race, che riunisce un consorzio scientifico d’eccellenza , ha come
scopo una migliore comprensione del clima e degli oceani. Le
micro-plastiche sono spesso visibili a occhio nudo e possono richiedere
migliaia di anni per degradare. Raccogliendo dati sui loro livelli, si
possono aiutare gli scienziati a meglio comprendere la portata del
problema dell’inquinamento da plastica e del suo impatto sulla vita
marina.
Stuart Templar, direttore per la sostenibilità di Volvo Car Group, ha detto che: “Volvo
Car è orgogliosa di essere al fianco di questo innovativo progetto
scientifico di ricerca sull’inquinamento marino globale. Questi ultimi
dati mostrano che l’impatto dell’uomo ha raggiunto le zone più remote
dei nostri oceani. Il tempo dell’inazione è finito.”
Il Programma Scientifico della Volvo Ocean Race è finanziato da Volvo
Cars, che dona €100 dai primi 3.000 esemplari venduti della nuova Volvo
V90 Cross Country Volvo Ocean Race edition.
Il Programma Scientifico della Volvo Ocean Race si svolge in collaborazione con 11th
Hour Racing, la Mirpuri Foundatione altri partner principali come
Volvo, AkzoNobel, Bluewater, Stena Recycling e Ocean Family Foundation.
Nessun commento:
Posta un commento