L’ultracentenario
cantiere Valdettaro della Spezia sta restaurando Vera
Mary, la goletta del 1932 lunga 22 metri acquistata all’epoca da Re
Giorgio V d’Inghilterra. Le maestranze del cantiere stanno anche
lavorando al risanamento dell’albero in legno di Sylvia, un Camper &
Nicholsons del 1925. Presenti in cantiere anche numerosi scafi storici,
da
Astra del 1928 a Fantasia del 1949 e Coppelia del 1951.
È entrata al Cantiere Valdettaro alle Grazie di Portovenere verso la fine del 2017 e
tornerà a navigare nel 2019. Si tratta di Vera Mary, goletta aurica lunga 22 metri varata nel
1932 presso il cantiere inglese Berthon Boat Company di Lymington su progetto di J.M. Soper. La
barca venne costruita in soli sei mesi per l’industriale Mervyn Hamilton-Fletcher, membro del Royal Yacht Squadron di Cowes,
che la chiamò con il nome della moglie.
Fino al 1935 navigò nel Solent
sperimentando vari armi velici, come documentato più volte
dalle immagini di Beken of Cowes, il fotografo di vela più famoso della storia. Nel 1935 Vera Mary fu acquistata da Re
Giorgio V d’Inghilterra per donarla all’amico Sir Philip Hunloke, suo istruttore di vela nonché skipper
dello yacht reale Britannia e Commodoro del Royal Yacht Squadron.
Nel corso dei decenni successivi ha fatto base a Sanremo e Cannes,
ha esplorato il Mediterraneo, è stata rinominata Franik II e Hawaita, è appartenuta a diversi armatori di
nazionalità inglese e francese e svolto attività di charter. All’inizio degli anni Novanta ha subìto un primo esteso
refitting presso il cantiere inglese Hamble Yacht Service e nel 1991 ha regatato alla Nioularge di Saint
Tropez.
Nell’ottobre del 2017 il Cantiere Valdettaro guidato da Ugo Vanelo,
proprio nell’anno del centenario, non poteva farsi miglior regalo se non quello di acquisire l’importante commessa di un
restauro che rimarcasse la storicità di una realtà da sempre legata alla tradizione del refitting di scafi in legno.
Vera Mary è
stata infatti trasferita dalla Germania, dove erano stati già completati i lavori di sostituzione di una parte delle ordinate in
quercia e dei bagli in rovere di Slavonia, presso il cantiere Valdettaro alle Grazie di Portovenere, in provincia della
Spezia. Una volta rimessata al coperto si è proceduto alla rinvergatura delle tavole del fasciame in legno di teak per
l’opera morta e pitch pine per l’opera viva, dello spessore di 3,5 centimetri, impiegando oltre 900 metri di
listelli anch’essi in teak opportunamente sagomati e inseriti
tra un corso di fasciame e l’altro.
Risanati inoltre alcuni bagli
della tuga in teak, rialzata di 11 centimetri per ottenere una maggiore
abitabilità interna e un paramare del pozzetto più protetto.
L’ossatura di Vera Mary è composta da circa 50 ordinate di distanza variabile 28 a 30 centimetri, 2 serrette che corrono
da poppa a prua per tutta la lunghezza della barca, madieri in acciaio e rinforzi
anch’essi in acciaio per gli attacchi delle
lande.
Nei mesi successivi si procederà al ripristino degli arredi
interni, parzialmente recuperati e riassemblati proprio accanto allo
scafo,
alla posa della nuova coperta in doghe di teak dello spessore di 15
millimetri, che sommate all’interposto compensato da 25 millimetri
eleveranno a 4 centimetri lo spessore del ponte. A coordinare le maestranze, tra le quali l’ebanista Daniele Pollastro, il Capo
Cantiere Davide Gazzarini.
Il restauro degli alberi di Sylvia
Tra le altre attività in corso in cantiere alcuni lavori su Sylvia,
un altro gigante a vela già oggetto in passato di interventi compiuti
dal cantiere Valdettaro. Sylvia è un ketch bermudiano lungo
36 metri, progettato e varato nel 1925 dal cantiere inglese Camper & Nicholsons. Nei primi anni Duemila la barca ha
compiuto un giro del mondo documentato dalle foto di Franco Pace. In questo periodo i maestri d’ascia Michele e Andrea
Balistreri, padre e figlio, stanno intervenendo sull’albero di maestra realizzato in legno di douglas con sezione ‘a
goccia’ e lungo 42 metri. Con martello e scalpello si procede all’asportazione di circa 4 metri di marciscenze insorte a
causa di infiltrazioni di acqua. Una volta spianata e ripulita la zona interessata, verrà impalellata e incollata con la
resina epossidica la nuova parte dell’albero, cui seguirà il montaggio della ferramenta in acciaio che accoglierà
le crocette.
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