Lunghi filamenti che possono arrivare a
50 metri di lunghezza restano imprigionati tra le le pale dei timoni con
delle piccole sacche galleggianti di colore bluastro e trasparenti.
Sono le Caravelle Portoghesi, un celenterato, in apparenza simile a una
medusa, che contiene al suo interno una serie di veleni dedicati alle
varie prede che cattura. I filamenti, fortemente urticanti, possono essere pericolosi per l’uomo, sino a provocarne la morte. Devo utilizzare i guanti quando sollevo dall’acqua l’idro generatore, nel
quale spesso si impigliano, e malgrado la velocità della barca sono
così resistenti da essere trascinate per miglia e miglia.
L’Avaria
Siamo finalmente in rotta dopo questa parentesi dovuta all’avaria che non è stata proprio di tutto riposo. Mi si chiede se c’è stato il sentimento di grande sconforto al momento dell’avaria, davanti alla possibilità di doversi fermare e mandare a monte il progetto intero. La paura di rompere è
sicuramente la più grande delle paure per tutti i navigatori che
corrono su queste macchine tecnologiche un po’ complicate che devono
essere leggere e, allo stesso tempo, affrontare condizioni molto dure.
Tanto è vero che anche il navigare è alla continua ricerca di un compromesso tra velocità, da una parte, e rischio di rottura dall’altra, oltre all’ inevitabile consumo e usura dei materiali che devono affrontare maratone della durata di mesi come questa. A tutto questo si aggiungono incognite dovute ai fattori non controllabili.
Si viaggia in velocità, tra le onde e nel buio della notte, e non è possibile vedere un tronco di legno, per esempio, messo lì anche quello dalla natura o un capodoglio che dorme, tra le onde, dritto sulla tua rotta. Oppure un rottame di cui, ahimè, il mare è sempre più invaso. A causa dell’uomo.
Una volta, però, preso atto di tutto ciò, di cui si è consapevoli ben prima della partenza, per il marinaio solitario non c’è spazio per lo sconforto, se non, eventualmente, limitato a pochi minuti. Bisogna agire in fretta e nel modo più lucido e razionale possibile anche per una questione di sicurezza. Si è lontani da tutto e da tutti e si può contare solo su se stessi e sui propri mezzi a disposizione.
Per prima cosa, quindi, si valutano le questioni meteorologiche con
l’aiuto dei meteorologi e si stabilisce una strategia che tenga conto
della possibilità di trovare condizioni per tentare l’eventuale
intervento, dell’importanza in questo frangente di non subire
condizioni meteo dure mentre si è cosi impediti e della possibilità di
far rotta per la terra più vicina qualora l’impossibilità di riparare
l’avaria in autonomia costringesse ad optare per l’ ipotesi peggiore.
Poi con la collaborazione del proprio team a terra si stabilisce una strategia ed il tipo di intervento da tentare.
Un grazie particolare
Io per mia natura e
per carattere sono uno che rimane molto calmo e lucido nelle situazioni
di emergenza, guai se così non fosse facendo ciò che faccio. Ma
l’istintività e la dote non sono sufficienti ad un certo livello di
“gioco”. Ho lavorato molto, a livello mentale oltre che fisico, su
questi aspetti negli ultimi anni. Ed oggi, più che mai, mi rendo conto
dei benefici che ne traggo. Ho avuto la grande fortuna ed il grande
privilegio di incrociare sulla rotta della mia vita un grande
professionista e una grande persona che ha giocato un ruolo fondamentale e senza il quale, con certezza, non sarei qui.
E’ il nuorese Marco Caboi, professore, climber, apneista, preparatore atletico e coach mentale ( marco.cabot@gmail.com ). Marco è una di quelle eccellenze italiane e sarde “poca trassa” (poco fumo, ndr) e molta sostanza. Pur essendone un po’ geloso, augurerei a qualsiasi atleta professionista di incontrarlo almeno una volta per farci due chiacchiere. La nostra è una forte amicizia fraterna, con tanta stima reciproca, dalla
quale abbiamo sempre tenuto staccate le questioni professionali.
Marco
non è uno che ama la pubblicità anche perché come tutti i grandi
conserva gelosamente la
libertà di scegliersi le persone con le quali collaborare. Mi perdonerà
per questa debolezza ma non potevo fare a meno di ringraziarlo e
salutarlo pubblicamente anche perché, diversamente, mi attribuirei singolarmente, in certe circostanze, meriti che non ho.
Riparazioni dei timoni
La riparazione ai timoni che dopo lo
shock avevano preso un gran gioco sulle loro sedi, con rumori
preoccupanti, sembra tenere bene. Oltre l’intervento con la resina e
spessori di kevlar e dyneema (fibre esotiche, così dette, di grande
resistenza ad usura e trazione) un sistema di paranchi incrociati ne
vincola la mobilità. Al momento tutto ha ripreso a funzionare.
Gli albatros
Gli Albatros ed altre varie specie volatili ci seguono giorno e notte planando
instancabili tra le onde. Ce n’è uno in particolare gigantesco, il più
grande di tutti, sembra avere una certa età a giudicare dai segni che
porta sul corpo. L’ ho soprannominato capitan Orville e ha seguito da
vicino, con grande interesse e curiosità, tutte le fasi della riparazione e ora ha ripreso con noi il cammino.
Ciao a tutti
Gaetano e Italia
(www.gaetanomurarecord.com)
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