“Nove giorni, 45 minuti e una manciata di secondi è sicuramente un tempo
di tutto rispetto per andare dalla Statua della Libertà all’equatore.
Sono state giornate intense, Maserati si è comportata bene e ha
galoppato giù dalle onde del nord Atlantico come un vero puledro dei
mari. Sappiamo bene però che siamo solo all’inizio di questa grande
avventura. Nel 1853 il record dei clipper da New York fino all’equatore era di
appena 15 giorni. Sono passati 160 anni da quell’epoca eroica di
navigatori e avventurieri, e siamo riusciti a metterci sei giorni di
meno eppure sappiamo bene che ancora oggi sarà il mare e la natura a
decidere se lasciarci passare oppure no. I marinai di quell’epoca
avevano pochissimi diritti e quasi nessuna certezza; tra i diritti c’era
una tazza di rum ogni fine turno e tra le poche certezze una splendida
nave di legno lunga anche più di 90 metri.
160 anni dopo, di rum neanche l’ombra, la nostra barca non è neanche un
quarto della lunghezza di un clipper dell’epoca e la vita che si fa a
bordo è assolutamente essenziale: si dorme, si mangia e si fa andare la
barca al massimo; quando si finisce il turno dopo quattro ore di ondate
in faccia si sgotta qualche secchio d’acqua che inevitabilmente è
entrato sottocoperta e si sviene letteralmente in branda. Forse è questo
ritorno al confronto diretto con la natura che mi strega e mi fa
ritornare ogni volta qui a cercare il mare.
I francesi lo chiamano “le pot au noir”, il pozzo nero, è quella zona di
mare appena a nord dell’equatore sempre coperta da nubi nere e
grigiastre, nubi basse, fitte, che non lasciano passare lo sguardo. Era
un flagello per i nostri predecessori che con le loro navi potevano
rimanere intrappolati anche per settimane intere, oggi è un posto
speciale. Si presenta come un muro grigio, caldo umido, pioggerellina
fitta, visibilità scarsissima. Nel pot au noir, sotto la nuvola
sbagliata, il vento spesso leggerissimo può diventare super violento nel
giro di qualche secondo. È successo questa mattina, durante il mio
turno di timone. Stavamo navigando con meno di otto nodi di vento e ci
siamo fatti sorprendere da una raffica che ci ha praticamente
rovesciati.
Ho appena avuto il tempo di dire a Sébastien Audigane:
“Bisognerebbe mollare un po di scotta randa”, che quello che sembrava un
rinforzo di vento normale si è tramutato in una botta violentissima.
Maserati si è inclinata, il timone ha perso la sua efficacia, la barca
ha ruotato su se stessa piegandosi velocissimamente, pareva non si
fermasse più, e sembrava dovesse finire con l’albero in acqua, come un
flying junior. Poi Seb è riuscito a raggiungere il winch della randa, ha
mollato la scotta e tutto si è risolto con una risata…
Uscire da quel muro grigio è sempre un sollievo, ritrovare un cielo
limpido, macchiato da qualche nuvola bianca, e un vento stabile è come
ricominciare a respirare. È successo anche questo oggi ed è sempre una
sensazione bellissima. La strada è ancora molto lunga ma questa sera, sotto un cielo gremito di
stelle, Maserati sta facendo rotta verso i mari del sud”.
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