Il mondo della nautica piange Pietro Ricci, tra gli ultimi custodi dell’antica arte dei maestri d’ascia, venuto a mancare pochi giorni fa, all’età di 94 anni. Ligure, classe 1926, Pietro Ricci era simbolo e memoria storica di una tradizione che con passione tramandava ai giovani che, affascinati, lo ascoltavano.
Tra il profumo del legno c’era nato. L’amore per il mare era una tradizione di famiglia. Il padre era attrezzatore navale e, fin da bambino, Pietro accompagnava in officina il nonno, maestro d’ascia, nelle lunghe ore di lavoro. La vita lo portò poi ad indossare la divisa dell’aereonautica militare ma, come raccontava nelle sue interviste, il mestiere del maestro d’ascia gli era rimasto impresso nel sangue. Divenne istruttore nella caserma di Cadimare. Insegnò a tanti ragazzi l’arte di un mestiere antico, costruendo modellini di imbarcazioni ma anche di idrovolanti.
Ricci citava spesso Dante. Conosceva a memoria il 21esimo canto dell’Inferno della Divina Commedia. Raccontava di come il sommo poeta giunto a Venezia a metà del 1200 si fosse innamorato, non dei meravigliosi palazzi veneziani, ma del lavoro degli uomini che costruivano le imbarcazioni in Arsenale e di come Dante fosse riuscito in pochi versi a mettere in piedi un cantiere che quasi sembrava di vederlo.
Nella sua casa aveva allestito un museo che sapeva di storia. Più di 2000 attrezzi ai quali, si racconta, era particolarmente legato, perché non erano strumenti freddi ma rappresentavano il sudore e la fatica degli avi, nonni e bisnonni. Non solo singoli oggetti quindi, ma un coacervo di ricordi di immenso valore. Parte di questa memoria storica oggi è conservata e visibile all’interno del Cantiere della Memoria, alle Grazie, spazio espositivo e propositivo voluto dal giornalista e marinaio Corrado Ricci, assieme a Jole Rosa, sua moglie, proprio di fronte al porto antico dove sono ormeggiate le vecchie signore del mare, visitato e raccontato recentemente anche da noi di Liguria Nautica. (Vai alla gallery)
E proprio sulla pagina Facebook del Cantiere della Memoria si sono riversate le molte attestazioni di affetto di chi Pietro l’aveva conosciuto. Tra questi anche lo scrittore e illustratore Pietro Cavanna, che lo ricorda così: “Se ne è andato Pietro Ricci delle Grazie, un piccolo, grande uomo.Grande per quello che ha fatto in vita, a partire dal lavoro sulle navi Exodus, che lui modificava per traportare in Palestina i profughi ebrei, fino al suo museo dei maestri d’ascia, scopo e memoria di una intera esistenza. E piccolo per la sua grande dote, una immensa umiltà, che gli permetteva di essere sempre sé stesso, a prescindere dall’interlocutore”.
Proprio gli abitanti delle Grazie e i tanti che lo hanno amato non hanno potuto stringersi, in questo momento di emergenza, attorno a lui per un ultimo saluto ma hanno deciso comunque di fargli giungere tutto il loro affetto tramite un gesto simbolico, il suono all’unisono delle sirene delle imbarcazioni ormeggiate nel porto antico. E noi vogliamo immaginare Pietro che, con un sorriso, a bordo della nave, rigorosamente con scafo in legno, porge un ultimo saluto prima di salpare dal porto per il suo viaggio più lungo.
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