Gaetano Mura diceva che quando un velista termina la MiniTransat per
almeno tre giorni non va ascoltato perchè tutte le sue impressioni non
possono che essere viziate dalla straordinaria difficoltà
dell'esperienza che ha appena terminato. Il sito della regata ci ha regalato a piene mani tali contributi. Disubbidiamo al grande sardo e tentiamo di cogliere qualche punto denominatore.
Dura - Tutti d'accordo: è stata durissima, e con questa sono già due consecutive le edizioni della MiniTransat, regata già al limite, corse "fuori" dal limite. I 33 arrivati su 53 partenti nei Serie ed i 16 classificati su 31 nei Proto già la dicono lunga e non parliamo delle 9 barche abbandonate, a vario titolo, in mare, che rappresentano più del dieci per cento della flotta...
Dura - Tutti d'accordo: è stata durissima, e con questa sono già due consecutive le edizioni della MiniTransat, regata già al limite, corse "fuori" dal limite. I 33 arrivati su 53 partenti nei Serie ed i 16 classificati su 31 nei Proto già la dicono lunga e non parliamo delle 9 barche abbandonate, a vario titolo, in mare, che rappresentano più del dieci per cento della flotta...
Boidevezi racconta di non essersi quasi
accorto del nuovo percorso, tanto i temporali ricorrenti, i venti
variabili in forza e direzione gli hanno ricordato il caro e vecchio
"Pot" .
Parla così lui, a cui è andata ancora bene, dato che navigava nei primi 10... chi stanziava nel gruppo successivo è stato oberato anche da piatte bianche e, peggio del peggio, da una bolina con più di 25 nodi durata anche per due giorni di fila. Unica consolazione gli spruzzi di acqua calda!
In pratica nessuno ha trovato quello che aveva tanto sognato: gli alisei stabili, sotto un cielo azzurro, solo variegato dai cumuletti, tra i quali disegnare dei gradevoli zig zag.
Ad Ottobre mi ero permesso di sottolineare che l'arrivo di Dona Bertarelli alla rotta del Discubrimiento era avvenuto con 4 metri di onda e più di 35 nodi.
Il copione si è ripetuto uguale per la parte finale del gruppo, che tutti abbiamo visto tagliare la linea con tante mani alla randa e magari qualcosa di arancione a prua.
Raphaela De Gouvelo racconta che ad un certo punto "si è stancata di avere paura ed ha rallentato"
Bravo penserete, era l'ultima... mica lo era per caso no?
Allora avanziamo e di tanto, nel gruppo.
Robert Jacobson, uno che, fino alle Canarie, era stao l'unico P2 a tenere il passo della muta a briglie sciolte dei Nacira, dice: "io sono uno famoso per andare col vento forte in poppa, ma ad un certo punto ho avuto paura, ho capito di avere superato i miei limiti, e ho dovuto solo fare affidamento sulla barca, di cui mi fidavo"
Chiaro che tutta questa litania non fa che aumentare lo spessore dell'impresa dei nostri rappresentanti...
Parla così lui, a cui è andata ancora bene, dato che navigava nei primi 10... chi stanziava nel gruppo successivo è stato oberato anche da piatte bianche e, peggio del peggio, da una bolina con più di 25 nodi durata anche per due giorni di fila. Unica consolazione gli spruzzi di acqua calda!
In pratica nessuno ha trovato quello che aveva tanto sognato: gli alisei stabili, sotto un cielo azzurro, solo variegato dai cumuletti, tra i quali disegnare dei gradevoli zig zag.
Ad Ottobre mi ero permesso di sottolineare che l'arrivo di Dona Bertarelli alla rotta del Discubrimiento era avvenuto con 4 metri di onda e più di 35 nodi.
Il copione si è ripetuto uguale per la parte finale del gruppo, che tutti abbiamo visto tagliare la linea con tante mani alla randa e magari qualcosa di arancione a prua.
Raphaela De Gouvelo racconta che ad un certo punto "si è stancata di avere paura ed ha rallentato"
Bravo penserete, era l'ultima... mica lo era per caso no?
Allora avanziamo e di tanto, nel gruppo.
Robert Jacobson, uno che, fino alle Canarie, era stao l'unico P2 a tenere il passo della muta a briglie sciolte dei Nacira, dice: "io sono uno famoso per andare col vento forte in poppa, ma ad un certo punto ho avuto paura, ho capito di avere superato i miei limiti, e ho dovuto solo fare affidamento sulla barca, di cui mi fidavo"
Chiaro che tutta questa litania non fa che aumentare lo spessore dell'impresa dei nostri rappresentanti...
Rotture - Non siamo arrivati all'ecatombe del 2011,
quando i timoni saltavano a decine, ma anche stavolta si sono rivelati
il punto debole e quanto è successo a Fornaro ci fa ancora male. Un
concorrente li ha stabilizzati con una provvidenziale cinghia con
cricchetto fissata dapprima tra il timone e...la chiglia(!). Qualcuno
l'ha cambiato in corsa, qualcuno ha litigato con la ferramenta,
smoccolando a barca ferma per ore... insomma, un museo degli orrori e fa
specie l'ottusità della Commissione della Classe che non prende in
considerazione la possibilità di adottare, o rendere obbligatori, quelli
pivotanti anche per i Serie. Si giunge addiritura alla follia di
proibire lavori di rinforzo custom per non ledere la monotipia... per
una volta che il peso lo si vorrebbe aggiungere dove serve e non
togliere! Anche i balestroni ed i buttafuori hanno dato la loro parte
di scocciature, ma qui rientriamo nell'ambito di una più normale
valutazione dei rischi da parte dello skipper e della sua previdenza nel
portare dei pezzi di ricambio. L'energia è mancata a molti. Il sole
non ha brillato sempre e a lungo sui pannelli ed anche le pile al
combustibile non si sono ancora rivelate l'arma assoluta. Certo che a
vedere il video di Gerckens a Finisterre, osservando la continuità del
lavoro del pilota, e così per giorni e giorni, ci si rende conto di come
il sistema sia sollecitato in modo massivo. Sono i Mini ragazzi...
Ed ora? - Dopo una Transat può subentrare una depressione da sindrome post traumatica, come, scusate il paragone, in guerra. Mesi,
anni di preparazione, quasi 90 giorni di vita e passione oltre ogni
immaginario limite della normalità e... scendi in banchina, la barca si
ferma e tutto finisce in due secondi! Non deve essere facile. Qualcuno ha subito detto che non la farà più, o per limiti di età o per avere esaudito il sogno. Qualcuno
dice di mettersi in stand-by, di volersi rigenerare dopo una tale e
totalizzante esperienza, ma di non escludere un ritorno, magari saltando
qualche turno. Qualcuno invece, e ci piacerebbe che i nostri fossero
tra questi, è già lancia in resta per nuovi, imminenti progetti, chi
con un Serie di ultima generazione, chi su di un proto più veloce.
L'organizzazione - Non è questa la sede per trinciare giudizi e disegnare scenari futuri. Di
certo c'è che tra i tutti concorrenti, arrivati in testa o in coda che
siano, serpeggiava un diffusissimo malessere, e non solo per la
sciagurata scelta della data di partenza. Non vogliamo rivangare sulle scelte della prima tappa, obiettivamente non facili da prendere. Tuttavia
il fatto che non ci fosse nessuno a Lanzarote, pure indicata come
cancello, con possibilità di sosta, che su di una barca appoggio ci
fossero solo due persone, che l'organizzazione sia in gran parte svanita
prima dell'arrivo degli ultimi concorrenti a Gwada, sono tutti elementi
oggettivi, che non depongono a favore dei nuovi organizzatori. A
Douarnenez ci hanno messo il cuore, sono stati sfortunati… ma il 2015 è
dopodomani e sarebbe folle che si ripetesse un'edizione simile. Il
dibattito in Francia sarà serrato. Attendiamo...
I Racconti - Ora ci attendiamo qualche bel racconto da parte dei nostri. Ragazzi mi raccomando! Ci interessano le planate mozzafiato, come dormivate planando coi 30 nodi, i tramonti e le vicissitudini veliche da Epopea Omerica che avete vissuto ma, mettendomi nei panni dell'appassionato che si affaccia al mondo dei Mini vi prego di illuminarci anche sulle altre minuzie, più banali ma istruttive . Come avete combattuto le piaghe da decubito? Quali integratori avete assunto? come avete conservato i cibi freschi? Avevate solo la cerata o anche una stagna? Che tipologia di stivali? Che materiale di rispetto avete portato? Quanti strati di intimo? Quanti paia di guanti? Come facevate con le drizze? ne tagliavate un pò ogni tot di giorni come i vecchi?... e via così con le piccolezze quotidiane, ma fondamentali in un tale progetto…
I Racconti - Ora ci attendiamo qualche bel racconto da parte dei nostri. Ragazzi mi raccomando! Ci interessano le planate mozzafiato, come dormivate planando coi 30 nodi, i tramonti e le vicissitudini veliche da Epopea Omerica che avete vissuto ma, mettendomi nei panni dell'appassionato che si affaccia al mondo dei Mini vi prego di illuminarci anche sulle altre minuzie, più banali ma istruttive . Come avete combattuto le piaghe da decubito? Quali integratori avete assunto? come avete conservato i cibi freschi? Avevate solo la cerata o anche una stagna? Che tipologia di stivali? Che materiale di rispetto avete portato? Quanti strati di intimo? Quanti paia di guanti? Come facevate con le drizze? ne tagliavate un pò ogni tot di giorni come i vecchi?... e via così con le piccolezze quotidiane, ma fondamentali in un tale progetto…
E noi ora? - Abbiamo vissuto sul web due mesi indimenticabili. Le tragedie ed i trionfi della TJV e della MiniTransat ci hanno avvinto, ammalianti. Ora ci sentiamo anche noi svuotati ed annoiati ed allora, come i concorrenti, guardiamo avanti per superare l'empasse. Se la Classe 40 ha già fantasticamente programmato l'attività internazionale fino al 2017 anche sui Mini non ci annoieremo. Il
prossimo mese si terranno le assemblee delle Classi Francese ed
Italiana e si metterà il suggello su di un calendario fantastico. I
protagonisti saranno ancora alcuni del 2013, assisteremo a dei ritorni
insperati e nuovi armatori, su nuove barche, saranno della partita. Qualcuno
già si sta allenando, parecchi inizieranno a farlo nei centri da
gennaio e, finalmente, grazie a Marco Nannini abbiamo anche in Italia un
centro strutturato per creare ed allenare i praticanti dell'altura in
equipaggio ridotto.
(da www.classemini.it di Stefano Paltrinieri)
Nessun commento:
Posta un commento