giovedì 22 dicembre 2016

GAETANO MURA A BORDO DI ITALIA - Diario di bordo 20 dicembre 2016


Eccoci qua, in una breve parentesi  di relativo calo di vento. Abbiamo avuto due giorni tosti  con  momenti difficili: una grossa onda che è arrivata anche a 7 metri e più,  un vento montato spesso oltre i 50 nodi. Ma la cosa che impegna maggiormente, in termini di energie sia fisiche che mentali, è l’irregolarità. L’Oceano Indiano si mostra particolarmente selvaggio e turbolento.Nel giro di due ore le condizioni cambiano dieci volte. Questo significa che   devi essere tante ore sul ponte, a fare cambio di vele sotto l’acqua. Continui a farlo con determinazione, sperando che sia la volta buona. 
 
Così non è. Arriva un momento che bisogna fare il calcolo del bilancio energetico personale. Bisogna fermarsi e recuperare, asciugarsi, scaldarsi. Per poter fare questo bisogna avere una configurazione (velica) conservativa che può andare nei momenti di gran rinforzo, ma quando il vento cala drasticamente ti ritrovi sotto invelato a fare velocità da lumaca. Deprimenti. Una vera frustrazione. Inoltre il vento cala, ma non l’onda e proprio in quel momento ci vorrebbe potenza (più superficie velica) per corrergli davanti e non farsi malmenare e strattonare passivamente,  in tutti i sensi. Più il rischio di intraversarsi e subire l’onda di fianco facendosi letteralmente sdraiare.

 Allora, non appena sono state rimesse insieme un po’ di energie, vedi inaccettabile questa situazione. Ritorni in coperta a sbrogliare una mano alla randa, cambiare il fiocco a prua per ripartire come stamane alle 4 mentre stava, addirittura, uscendo il sole. Sono andato fuori, ho cambiato la vela di prua, ho ridato un po’ di randa. 

Non avevo nemmeno finito che è arrivato il primo groppo a 45 nodi, con l’onda ancora grossa Italia parte in planate incontrollabili. Il primo lo abbiamo resistito così invelati e così anche il secondo e il terzo. Ma, ad un certo punto, quando sul radar c’erano più groppi che spazio abbiamo ceduto, ridurre di nuovo e così durante il calo facciamo velocità che non ho nemmeno il coraggio di guardare.

Ieri mattina ho messo insieme nuove energie per dedicarmi un minimo di tempo: spogliarmi, fare un minimo di igiene personale con le salviette umide e indossare abbigliamento asciutto, appena spacchettato dal sottovuoto. Una vera goduria, era un mesetto che si andava avanti così. Poco dopo ero in coperta per liberare una mano di terzaroli alla randa (porzione di superficie velica), sono andato all’albero per liberare lo stroppo (pezzo corto di cima) che serve per scaricare la borosa (cime che servono a trattenere la tela ridotta perché non si usuri..). 

Non avevo chiuso bene il velcro sul collo dello Sprytop (giacca impermeabile leggera). Non c’era tanta acqua sul ponte in quel momento ad eccezione dell’onda che ci ha colpito di fianco. E’ saltata a bordo sommergendomi e infilandosi sino alle mutande,  infradiciando completamente tutto il cambio. Appena fatto. Questi sono quei momenti che sommati  a stanchezza, al disordine, ai vari problemi, ai 50 giorni di mare in solitario già trascorsi…

Quest’onda che ti ha infradiciato è una questione personale e non casuale, percepita come un ceffone a mano piena espressamente dedicato a te.  E il mare che lo ha dato perché ce l’ha con te. E tutti i problemi, anche i più piccoli, sembrano ingigantirsi in quel momento e tutt’intorno hai una percezione di ostilità, ogni cosa appare più difficile, se non impossibile. Ed è qua che una certa parte del cervello trova invece acque facili da navigare per  dirigersi in planata verso quel vittimismo… pochi minuti sono pure concessi, siamo uomini, ma cosa pensavi di trovare qua?  L’Aliseo a 25 nodi sotto il sole caldo in maniche corte? 

Questa è la navigazione più dura al mondo caro mio,  è ciò che sei venuto a cercare. Non ci risulta che quell’onda sia venuta a cercarti a casa, questo luogo e la sua fama sono tali per tutto ciò che descrivi e hai scelto tu di venire quaggiù. E poi da queste parti non c’è posto per cose inutili. Ti fermi, scendi dabbasso a riflettere un po’, cercando di ignorare temporaneamente le misere cifre della velocità sul display per affrontare un’analisi reale della situazione, cercando a tutti i costi la lucidità e l’obiettività.

L’onda l’hai presa per coglionaggine tua, dovevi serrare il collo in neoprene e non l’hai fatto. Qua è vietato sbagliare, perché ogni cosa sbagliata si paga salata, anche nel vero senso della parola.  E lo sai bene. L’onda che è saltata in quel momento era una delle migliaia e se lo ha fatto per te personalmente è  per insegnarti qualcosa da non ripetere. Sentiti un privilegiato per la considerazione che ti dedica. Il tempo è così com’è, ma è a casa sua e ne ha tutto il diritto. Se decidi di navigare qua devi accettarlo.

E’ un pasto cucinato caldo, con grande difficoltà,  gratifica il palato e l’autostima. Forza e coraggio marinaio. Pian piano anche i problemi si ridimensionano e ogni cosa riprende il suo posto. La burrasca resta, avremmo tutta una settimana di tempo duro e difficile. Bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno anche solo vedendo i disastri , ahimè, subiti da alcune barche del Vendée Globe.

Ci siamo asciugati, ricambiati, messo in ordine tutta la barca assieme alle idee. Si prosegue determinati e a testa bassa. Scrivere spesso è complicato, non solo per questioni pratiche, ma per la mente concentrata in ben altro.  Un saluto a tutti e grazie di cuore per tutta la solidarietà che ho potuto leggere.
Gaetano e Italia. 
(www.gaetanomurarecord.com)
 

Nessun commento: