Su invito del Ministero della Cultura del Kenya
dal 15 ed il 21 marzo il prof. Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare
della Regione Siciliana, in rappresentanza dell’Assessorato per i BB CC e
IS della Regione Siciliana, è stato in missione in Kenya. L’invito è
nato al fine di far conoscere le realizzazioni della Soprintendenza del
Mare della Regione Siciliana ed intraprendere contatti con le autorità
di quel paese al fine di fornire indirizzi e consigli finalizzati alla
creazione di un sistema di ricerca, tutela e valorizzazione del
patrimonio culturale sommerso del Kenya.
L’idea della missione
scaturisce da una serie di contatti avuti dalla direttrice dell’Istituto
Italiano di Cultura di Nairobi Dr. Francesca Chiesa con esponenti del
Ministero della Cultura e del National Museum of Kenya. In Kenya
l’archeologia subacquea esiste grazie all’attività di un valente
archeologo subacqueo inquadrato nei ruoli del National Museum of Kenya –
Caesar Bita - che, da solo, ha iniziato ad esplorare i fondali ed ha
collaborato con una missione cinese nello scavo del galeone spagnolo di
Ngomeina. L’unico intervento nel settore era stato lo scavo della
fregata portoghese Sant’Antonio de Tanna naufragata nel 1696 davanti al
Fort Jeusus di Mombasa, scavata dagli Americani dell’INA tra il 1977 ed
il 1980.
La missione della Soprintendenza del
Mare ha previsto una serie di incontri con i responsabili del settore
dei Beni Culturali kenyoti ed in particolare con Kinunjia Mzalendo
Direttore del Museo Nazionale di Nairobi, Purity Kiura responsabile per
le antichità del suddetto museo, Emmanuel Ndiema, responsabile per il
settore Archeologia del Museo Nazionale con giurisdizione territoriale
su tutta la nazione, Terry Little responsabile del locale ufficio
Unesco.
Inoltre è stata effettuata una ricognizione delle emergenze
archeologiche e monumentali terrestri e marine della costa ed in
particolare del sito archeologico di Gede dove insistono i resti della
città, sede di uno dei tanti regni arabi che dominarono la costa a sud
della Somalia dall’epoca medievale fino all’arrivo degli Inglesi e un
altro sito simile – Ngiumba – che si trova sulla costa tra Malindi e
Mombasa. Entrambi i siti, oltre al valore delle rovine che testimoniano
la ricchezza dei regni arabi della costa presentano un’attrattiva
paesaggistica di grande rilievo.
Sono, infatti, immersi nella foresta
che lentamente ha invaso le rovine con una ricchissima vegetazione
tipicamente equatoriale caratterizzata da enormi baobab ed altri alberi
d’altofusto secolari sui quali volteggiano scimmie e uccelli di vario
tipo. Infine una ricognizione è stata effettuata a Fort Jesus
(patrimonio mondiale Unesco) ed il museo ivi allestito con annesso
laboratorio dove sono stati visionati i materiali sia del relitto
Sant’Antonio di Mombasa scavato dall’INA, sia quelli del relitto
portoghese di Ngomeini.
A conclusione della
missione si è deciso di iniziare una cooperazione con il National Museum
of Kenya nel campo della ricerca, tutela e valorizzazione del
patrimonio culturale sommerso. In particolare sono stati individuati tre
primi campi di collaborazione: la ricerca e scavo del relitto del
galeone portoghese di Ngomeini, la ricognizione dello spazio di mare
davanti Malindi e Mombasa alla ricerca di ulteriori imbarcazioni, la
valorizzazione turistica dei relitti scoperti.
Dichiarazione di Sebastiano Tusa, Soprintendente del Mare
“L’invito
in Kenya per uno scambio di vedute sulle problematiche della ricerca,
tutela e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso di uno dei
paesi più importanti dell’Africa conferma l’acquisita eccellenza
internazionale della Soprintendenza del Mare. Di questo ne sono
particolarmente fiero condividendo questa soddisfazione con tutto il
personale della Soprintendenza e con l’Assessorato ed il Dipartimento
dei BB CC e IS della Regione Siciliana. Infine non posso non nascondere
la soddisfazione di vedere che il nostro lavoro ed il nostro impegno in
questo settore non solo siano riconosciuti al livello internazionale, ma
possano essere messi a frutto per aiutare lo sviluppo culturale di
paesi emergenti e, quindi, i processi di sviluppo pacifico e solidale”.
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