Dakar/Guadalupa
30 gennaio – Continuano ad arrivare le mail, seppur contingentate, da parte di Luca Tosi e Andrea Rossi a bordo della
petroliera Genmar Argus. Luca
e Andrea sono commossi dal trattamento ricevuto dal capitano Rajko Vucetic e da tutto l’equipaggio. “Li dobbiamo
ringraziare pubblicamente - ci scrive Luca Tosi – perché ci stanno trattando
come passeggeri di lusso. A bordo stiamo anche facendo un corso di familiarizzazione con i mezzi di
sicurezza…. non fa mai male e visto quello che è successo è tutta esperienza in
più.
L'equipaggio è stato veramente incredibile: ognuno ci ha dato qualche pezzo, chi una maglietta, chi una mutanda, chi uno spazzolino. In un attimo ci siamo rifatti il guardaroba! Il comandante è montenegrino e a bordo ci sono diversi croati e tra adriatici ci troviamo!”
L'equipaggio è stato veramente incredibile: ognuno ci ha dato qualche pezzo, chi una maglietta, chi una mutanda, chi uno spazzolino. In un attimo ci siamo rifatti il guardaroba! Il comandante è montenegrino e a bordo ci sono diversi croati e tra adriatici ci troviamo!”
Andrea Rossi si è invece dedicato
alla scrittura, ed ha messo nero su bianco quanto successo, dalla partenza al
recupero in Oceano da parte della Genmar Argus.
“Siamo
partiti da Dakar il 21 gennaio alle ore 11:25 UTC. Il primo giorno abbiamo
avuto una meteo leggera, con venti tra i 15 e i 20 nodi. Dal secondo giorno il
vento è aumentato improvvisamente, sui 25-30 nodi, con raffiche sino a 35. I
primi 2 giorni abbiamo fatto ottime medie, ma al terzo giorno abbiamo rotto una
pala del timone per motivi ancora ignoti. Decidiamo di continuare comunque, non
conservativi, sempre massima velocità. Non vogliamo risparmiare né noi né la
barca, il record lo si può fare solo così. Non ci interessa arrivare a
Guadalupa senza il record in mano. Per noi questo sarebbe lo scenario peggiore.
Meglio tirare al massimo ed eventualmente spaccare, che avere qualche rimorso
all'arrivo per non aver schiacciato il gas fino in fondo. Il 5° giorno alle ore
01:30 UTC (25 gennaio) il secondo timone si rompe in piena notte. Contattiamo
il nostro staff a terra ed entra in azione Umberto
Verna il responsabile della
sicurezza. Attendiamo la luce del giorno seguente per decidere il da
farsi. Con la luce cerchiamo di costruire un timone di rispetto e di portare la
barca in qualche modo verso una costa (distante 1300 miglia). Impossibile per
le caratteristiche del catamarano, dello stato del mare con 4 metri d'onda e
della scarsità di attrezzi e materiali a bordo.
Verna
entra in contatto con il lo shore-team del Vendée Globe di Bernard Stamm impegnato a rientrare in Francia dopo la squalifica
nel giro del mondo in regata con un IMOCA 60. Naviga a 400 miglia a sud della
nostra posizione e potrebbe recuperarci. Attendiamo la sua conferma per il
recupero. Nel contempo la Guardia
Costiera di Roma decide di dirottare la nave più vicina, la petroliera
Genmar Argus, che naviga a 90 miglia da noi. Nella notte ci avvicinano e, dopo
un contatto radio, decidiamo di accettare il loro salvataggio, visto che la
conferma di Stamm ancora non era arrivata. Impossibile procedere di notte con
le operazione di trasbordo. Attendiamo l'alba. Alle 09:00 UTC comincia
l'operazione. Jrata3 viene collegata con un cavo sparato dalla nave e, dopo
circa 6 ore di tentativi di avvicinamento e manovre varie, veniamo issati a
bordo con non pochi problemi. Questa
fase è stata la più rischiosa per le nostre vite. In queste ore ce la siamo
vista veramente brutta.
Jrata 3 è andata distrutta durante le
manovre di avvicinamento e traino dalla petroliera. Noi miracolosamente issati
a bordo. Per fortuna avevamo i caschi con noi che ci hanno probabilmente
salvato dai colpi che abbiamo preso sulla murata di 30 metri della nave che,
scarica dal petrolio, rollava con un escursione di 15 gradi. Ora siamo a bordo, diretti verso la
costa africana. Ancora non è chiaro il porto di destinazione, robabilmente
Abidjan in Costa d'Avorio. Non abbiamo con noi nulla oltre a quello che avevamo
addosso nel momento del recupero... tutto perso. Per questo l’ambasciata
svizzera è stata allertata e ci attenderanno al porto d'arrivo con due persone
che ci scorteranno fino a casa, dandoci assistenza, denaro e passaporti nuovi. Siamo
ammirati da come si è messa in moto tutta la macchina dei soccorsi. Veramente
impeccabili tutti. Siamo anche molto tristi per la perdita della barca. Tre
anni di lavoro e sacrifici di molte persone coinvolte buttati via. Anche perché
il record, al quinto giorno, sembrava veramente a portata di mano. Avevamo un
vantaggio molto grande nel momento della rottura del
secondo timone. Siamo comunque sereni di aver dato il massimo, tirato la barca
e noi senza risparmiarci. Questo è importante perché sarebbe stato molto peggio
arrivare a Guadalupa senza record e con il pensiero che avremmo potuto dare di
più.”
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