Dopo
oltre vent’anni di scontri navali e terrestri, la Battaglia
delle Isole Egadi segna
il momento conclusivo della prima guerra punica. Cartaginese
è costretta a chiedere la pace e abbandonare definitivamente la
Sicilia. E’
il 10 marzo del 241 a.C., un giorno epocale per la Sicilia, il
momento in cui l’isola diventa terra “occidentale”, entrando
definitivamente nella sfera di influenza di Roma.
Il convegno continua con
l’intervento di Roberto La Rocca, sempre della Soprintendenza del
Mare, che relazionerà su “La battaglia delle Egadi: aspetti
tecnici e metodologici delle ricerche”, inoltre Cecilia Buccellato,
dell’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità
siciliana parlerà su “La manifattura dei rostri delle Egadi”, e
infine Stefano Zangara, del Dipartimento dei Beni culturali e
dell’Identità siciliana, affronterà il tema “La Prima Guerra
Punica: la supremazia militare e commerciale romana nel Mediterraneo
attraverso le nuove sperimentazioni applicate alle ricerche marine”.
Coordinano i lavori Alessandra De Caro e Alfonso Lo Cascio della
Soprintendenza del Mare.
Scheda:
La battaglia delle Egadi
La
battaglia delle Egadi è uno di quegli eventi che, da Polibio in poi,
hanno alimentato il dibattito sulle guerre puniche, sulle loro cause
e sulla svolta geopolitica che ne conseguì, ed hanno acceso
l’immaginazione soprattutto sulla spettacolarità delle vicende
belliche.
I
Cartaginesi di Amilcare erano assediati sulle balze nord-orientali
del monte Erice che sovrasta la città di Trapani (l’antica
Drepanum). I Romani ne tenevano saldamente le pendici occidentali e
la vetta, lasciando in mano nemica soltanto un corridoio che dava
accesso al mare nei pressi dell’odierna baia di Bonagia. La
situazione si aggrava con l’arrivo della flotta romana che occupa
le acque antistanti Drepanum e le rade di Lilibeo.
L’intera costa
occidentale dell’isola resta quindi tagliata fuori da ogni
collegamento con Cartagine; Lilibeo, fondamentale snodo marittimo e
terrestre della Sicilia punica, rimane senza sbocchi a causa del
blocco romano.
I
Cartaginesi tentano di tutto pur di soccorrere Amilcare chiuso sul
monte. A tal proposito approntano una forza navale al comando
dell’ammiraglio Annone che, partita da Cartagine, raggiunge
Marettimo (Hiera) dove attese vento e mare favorevoli per l’ultimo
balzo verso la Sicilia per soccorrere i propri connazionali.
Lutazio
Catulo intuisce la rotta delle navi puniche che, da Hierà, evitando
naturalmente la costa pattugliata tra Drepana e Lilibeo, avrebbero
puntato su Erice, ampliando il raggio di navigazione verso l’accesso
nord-orientale dell’attuale Torre di Bonagia: occorreva tagliarne
la rotta, volgendo a favore dei Romani quel forte libeccio che, pur
propizio alle vele nemiche, non le avrebbe comunque alleggerite del
pesante carico di vettovaglie in caso di un attacco a sorpresa.
Lo
scontro avvenne a Nord di Levanzo laddove le ricerche archeologiche
effettuate dalla Soprintendenza del Mare, in collaborazione con
Fondazione private, hanno messo in evidenza le prove che ormai fugano
ogni dubbio sulla reale cinetica della battaglia.
Lutazio
Catulo si nascose dietro l’alta mole di Capo Grosso di Levanzo e,
quando vide sopraggiungere il nemico a vele spiegate diede ordine di
tagliare le cime d’ormeggio e salpare in fretta in modo da colpire
le navi nemiche al traverso. Ci volle poco a scatenare la confusione
e lo sgomento tra i marinai cartaginesi. In preda al panico parte
della flotta rientrò verso Cartagine, parte fu distrutta o catturata
da Lutazio Catulo, ponendo fine alla
Prima Guerra Punica tra Cartaginesi e Romani.
Nessun commento:
Posta un commento