Missione
archeologica congiunta della Soprintendenza del Mare della Regione
Siciliana e dei Musei Nazionali del Kenya a Malindi-Ngomeini Bay nella
Baia di Ngomeini. La missione è stata sostenuta dall’Istituto Italiano
di Cultura di Nairobi / Ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale nell’ambito di un progetto già avviato nel
2016 con l’obiettivo di individuare l’esistenza dei pre-requisiti per
una riqualificazione in senso culturale del turismo sulla costa del
Kenya, e di promuovere nello stesso tempo in questo Paese l’eccellenza
italiana nel settore dell’Archeologia.
La
località di Ngomeni Bay, individuata nel corso di una precedente
missione in Kenya di Sebastiano Tusa (Marzo 2016), oltre a presentare
uno specifico interesse dal punto di vista scientifico, riveste un
particolare significato per l’Italia in quanto ospita la base e le
piattaforme del Centro Spaziale Luigi Broglio, gestito dall’Agenzia
Spaziale Italiana.
Il
gruppo di lavoro, guidato da Sebastiano Tusa e Caesar Bita del Museo
Nazionale di Malindi, era composto da Claudio Di Franco, operatore
archeologo subacqueo e da Fabio Iorio, operatore esperto nell’uso del
Side Scan Sonar (Sonar a Scansione Laterale).
Date
le condizioni meteomarine avverse dovute alle abbondanti pioggie dei
giorni precedenti l’arrivo della missione, le immersioni sono state
ridotte al minimo per la visibilità estremamente scarsa dell’acqua. Le
maree entranti e uscenti nella Baia di Ngomeini, infatti, con le
conseguenti forti correnti che spostano grandi quantità di fango, hanno
reso le acque della baia estremamente torbide. Pertanto si è molto
lavorato scandagliando i fondali mediante il Side Scan Sonar
eccellentemente adoperato da Fabio Iorio.
Il
Side Scan Sonar utilizzato (DE 340) è uno dei più performanti tra gli
strumenti portatili attualmente in commercio. La tecnologia digitale di
ultima generazione CHIRP consente di ottenere, con un trasduttore da 340
kHZ, risoluzioni da 1,5 cm ed un range laterale da 15 +15 metri fino a
200 + 200 metri.
Tali caratteristiche lo rendono ideale nel'ambito delle indagini archeologiche in aree in sconosciute permettendo di coprire in poco tempo ampie superfici senza però rinunciare al dettaglio importante e determinante per il riconoscimento dei target individuate (anomalie del fondale che possono essere di natura antropica e, quindi, d’interesse archeologico).
L’obiettivo
della missione era molteplice. In primo luogo era quello di verificare
lo stato di conservazione di un relitto già identificato e parzialmente
scavato anni fa nelle acque presso Ras Ngomeini. Il relitto, posto a
circa m 6 /7 di profondità, è stato identificato con una nave
commerciale lunga circa m 40, probabilmente portoghese, databile intorno
al XIV-XV secolo, da cui sono state recuperate ceramiche persiane e
provenienti dall’Estremo Oriente, ma anche avorio in forma di zanne di
elefante e lingotti di rame di forma sferica. In secondo luogo era
quello di fare una ricognizione nelle acque prospicienti Ras Ngomeini
per verificare l’esistenza di altri relitti e, di conseguenza,
l’interesse storico dell’area.
La
zona, infatti, risulterebbe essere di estremo interesse storico poichè è
dalla baia di Ngomeini che, insieme agli approdi di Mombasa a Sud e
Lamu a Nord, partivano, arrivavano o facevano scalo le navi cariche di
ogni sorta di prodotti che collegavano questa parte della costa
orientale dell’Africa con l’India e l’Estremo Oriente, ma anche con il
Corno d’Africa, la penisola sud-arabica, il Golfo Persico e la Persia
prima dell’arrivo dei Portoghesi.
E’
in questo tratto di costa, infatti, che Vasco da Gama approdò nel 1498 e
da qui salpò verso la costa di Malabar nell’India sud-occidentale
aprendo nuove vie di collegamento tra l’Europa e l’Oriente. Qui facevano
scalo le navi che praticavano il commercio dall’Europa verso l’India e
l’Estremo Oriente e viceversa. Da questi scali si lasciava l’Africa per
navigare verso la parte meridionale dell’India.
Questa
costa dell’attuale Kenya è sempre stata, quindi, importante dal punto
di vista delle rotte commerciali sia prima del XV secolo, quando era
sotto il dominio dei sultanati arabi, sia successivamente con l’avvento
dei Portoghesi. Da qui partivano mercanzie di grande pregio come avorio,
legno, pelli e schiavi e vi arrivavano porcellane, tessuti e spezie.
La
ricognizione con il Side Scan Sonar di quest’area è stata concentrate
nello spazio di mare prospiciente l’ingresso della baia nella zona a Est
e Nord di Ras Ngomeini, E’ qui, infatti, che si verificano, oggi come
nel passato, situazioni di turbolenza meteomarina che, nell’ambito di
una navigazione a vela, potevano e possono dare gravi disagi per il
governo delle navi provocando anche rovinosi naufragi.
I
dati desunti dalla ricognizione hanno verificato tale ipotesi poichè è
stato identificato un altro relitto, precedentemente sconosciuto,
proprio in prossimità di Ras Ngomeini, non lontano da quello già noto, e
sono state identificate altre tre anomalie che potrebbero essere
altrettanti relitti. La certezza si potrà avere con ispezioni dirette
sui siti segnalati, ma già uno dei quattro siti potenzialmente
pertinenti a relitti è stato ispezionati dai subacquei della missione e,
malgrado le acque torbide, si è rivelato essere certamente una grande
concentrazione di concrezioni coralligene che ricopre i resti di una
nave affondata.
A tale relitto appartengono ben 17 elementi circolari in
pietra con foro centrale che appaiono essere macine per la produzione
di sfarinati. Pertanto è possibile già affermare che tale nave
naufragata presso Ras Ngomeini, tra le altre mercanzie, trasportava
macine in pietra di diverse dimensioni destinate a rifornire strutture
produttive agricole.
La
missione ha avuto notevole successo poichè oltre a constatare lo stato
di conservazione del relitto già noto, ha permesso l’identificazione di
un altro e la probabile presenza di altri tre. Sulla base di tali dati
l’area si conferma essere estremamente importante sotto il profilo archeologico subacqueo e storico.
In
prospettiva, pertanto, è necessario programmare ulteriori campagne di
scavo nel sito già conosciuito al fine di preservarne la memoria e
l’integrità, ma anche per evidenziarne caratteristiche, datazione e
pertinenze culturali ancora pressochè ignote. Inoltre è essenziale
proseguire nella ricognizione dell’inedito relitto identificato in
questa campagna di ricerche e verificare le specificità degli altri
potenziali tre localizzati.
L’area
si conferma, pertanto, essere di grande interesse storico, ma anche
importante nell’ambito di un turismo culturale che potrebbe basarsi
sulla realizzazione di un grande parco archeologico subacqueo dove poter
immergersi nella storia visitando i relitti rinvenuti. Parte del carico
dovrà comunque essere prelevato per i necessari interventi di
conservazione e restauro. Tali reperti, insieme ad un apparato
comunicativo adeguato, potranno essere conservati ed esposti in un
rinnovato museo archeologico marino a Malindi o in altra località che le
autorità locali vorranno indicare.
La
bassa profondità, la vicinanza alla costa e a Malindi e la presenza di
un territorio di grande interesse naturalistico e paesaggistico
costituiscono i prerequisiti ottimali per realizzare in questa baia un
grande parco archeologico sommerso visitabile, che contribuirebbe non
poco ad arricchire il già presente turismo naturalistico e balneare,
qualificandolo anche culturalmente in linea con una tendenza mondiale
ormai acclarata.
“La
missione archeologica subacquea nel mare di Ngomeini (Malindi, Kenya) –
afferma il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa - ha avuto un grande
successo poichè siamo riusciti a verificare lo stato di conservazione
di una relitto rinvenuto alcuni anni fa di cui si sapeva ancora poco,
ma, soprattutto, ne abbiamo identificato un altro probabilmente
anch'esso portoghese, databile al XVI secolo. Il nostro lavoro,
effettuato in condizioni meteomarine avverse a causa delle forti piogge
che hanno reso impossibile una buona visibilità in mare, ha reso
possibile individuare un'area di grande interesse storico per le
navigazioni dall'Europa verso l'India e l'Estremo Oriente. Era proprio
la baia di Ngomeini uno dei punti strategici della costa occidentale
dell'Africa da cui i Portoghesi, dopo la pionieristica navigazione di
Vasco da Gama, che giunse in questo mare nel 1498, affrontavano l'Oceano
per giungere sulla costa occicentale dell'India. Ma anche prima questa
baia era uno dei punti importati di carico e scarico per il commercio
marittimo tra i sultanati locali, il golfo Persico e la penisola
sudarabica”.
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