Roma, 15 aprile 2016 - Riva di Traiano, per
qualche misteriosa ragione, riesce a regalare agli occhi di chi sa
vederli tramonti bellissimi. Anche ieri è stato così. Nella bolgia degli
arrivi che si sono succeduti ininterrottamente per tutta la giornata,
c’è stato il tempo di guardarlo, mentre si aspettava dal gommone o dalla
torre la “barca delle 20:08”, neanche fosse un treno in perfetto
orario. Era “Una Vela per la Vita”, con a bordo il minista e oceanico Federico Cuciuc e Oris Martino d’Ubaldo,
velista trapiantato di rene.
Loro regatano con uno scopo ben preciso,
quello di far comprendere l’importanza della donazione degli organi. Ma
più che vedere lo stand dell’Aido in porto (seppur importantissimo), è
vedere Oris terminare questa regata che fa bene al cuore. Per fare
questa Roma per 2 servono tante cose: la capacità tecnica, la voglia di
stare in mare, i mezzi economici. Ovviamente una barca.
Ma per far
partire un progetto come questo si devono “possedere” in fondo solo due
parole: vela e vita. E senza la donazione degli organi la seconda parola
diventa una chimera per molti. Questa è un po’ la vela presa per la coda, quella del desiderio di
farcela nonostante tutto, di afferrare al volo un’occasione che ci passa
sopra la testa e farla nostra.
In acqua sono rimasti in pochi. Relativamente pochi. Ancora cinque barche che stanno tentando di prendere per la coda il proprio desiderio. Quello di finire la regata. Sono Gordon, Jean Jack The Dreamer e Nayla II nella “per 2” e Gwaihir e Twist nella “per Tutti”, che stanno anche dando vita ad un prolungato match race. Il Feeling 1350 di Diversamente Marinai (Gwaihir) e il Janneau 11,66 di Vincenzo Panella (Twist), scivolano piano nel Tirreno meridionale, all’altezza di Sorrento, in un vento debole che tenderà a disporsi dai quadranti meridionali.
Lo scirocco non sarà intenso, ma più si va al largo più
dovrebbe essere consistente. Il mare è mosso, ma tenderà a calmarsi.
L’onda sta diminuendo d’intensità e qualcuno spunta anche velocità
discrete, forse anche perché stanno finendo la cambusa, come è accaduto per errore a Giancarlo Pedote su Fantastica Prysmian.
E allora dopo aver corso con la testa, dopo aver corso con il cuore ora
stanno imparando a correre anche con lo stomaco. Anche questa è la vela
presa per la coda. Che non è una prerogativa dei “piccoli”.
Anche i grandi, i vincenti, i professionisti come Andrea Mura o Giancarlo Pedote, hanno i loro desideri quasi inafferrabili.
La loro forza sta nel riuscire prenderli e, anche se a volte sfuggono,
nel non smettere mai di provarci di nuovo. Anche loro sono “diversamente
marinai” e lo hanno dimostrato in questa corsa con la loro classe e
soprattutto con la loro disponibilità a terra. Non si è campioni per
caso. E domenica saranno alla premiazione anche per salutare gli
equipaggi di queste cinque barche di “veri marinai”.
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