sabato 2 maggio 2015

Team SCA alla Volvo Ocean Race - Giorno 11 - I giorni in cui nascono i racconti del mare


Il Team Manager di terra di Team SCA, Richard Mason, è una di quelle persone che non puoi fare a meno di ascoltare; lui è un grande, in statura e personalità, in quel modo che ti fa pensare “lui sa quello che dice”. Se Mason afferma ‘c’è il 5% di probabilità che piova’, probabilmente ti prendi l’ombrello, perché puoi scommettere 10 a 1 che verranno giù secchi d’acqua. Ha partecipato alla Volvo Ocean Race più volte di quante io ne possa contare, ed ha le sue storie: le storie belle di vittoria e quelle che iniziano più o meno così ‘eravamo nell’Oceano del Sud e stavamo affondando come il Titanic.’


Perciò, in Itajai, quando Mason continuava a ripeterci ‘se non vi godete la tappa verso Newort allora farete meglio a cambiare mestiere,’ sapevamo che questa esperienza avrebbe cementato per sempre l’amore per la vela d’altura o, in alternativa, ci avrebbe mandate dritte su www.monster.com non appena avessimo toccato terra. Fortunatamente, per tutte noi dodici a bordo di Team SCA, non si tratta della seconda opzione.

Le condizioni sono calde e umide. Le onde sono implacabili, e quando non c’è un onda che ti si schianta sul viso, allora sono le raffiche di spruzzi d’acqua di mare che ti colpiscono gli occhi. Dopo il tramonto, le ragazze al timone indossano gli occhialini da nuoto. Dentro la barca è un bagno di vapore.
“È come essere in una sauna”, ha affermato Justine. “Non c’è bisogno di andare alla spa, basta scendere sottocoperta.”

Ma le scomodità della vita in mare aperto sono facilmente dimenticate, mentre continuiamo a volare giù dalle onde. Liz ha fatto del surf eccezionale al timone della belva color magenta; si capiva facilmente che lei è una surfista da come governava la barca sulla cresta dell’onda, proprio come fanno i surfisti professionisti.

Per la maggior parte del tempo in cui ha timonato, noi guardavamo giù, verso il fondo dell’onda, il mio cuore batteva forte, mentre il bompresso sembrava infilzare da dietro l’onda che ci precedeva. Era come se stessimo guardando nella bocca di Nettuno.

“È come essere sulle montagne russe!” ha esclamato Sally mentre la barca filava a razzo a 25 nodi. Il tangone del J1 sfiora il mare sottovento e spruzza acqua bianca come se fosse un idrante fuori controllo sul marciapiede.

Con il senno di poi, gli ultimi giorni trascorsi sulle montagne russe, navigando a razzo, probabilmente si fonderanno in un tutt’uno e diventeranno, nei nostri ricordi, un unico grande giorno. In ogni caso, finirà che questi piccoli attimi in coperta, mentre voliamo verso Newport, RI, diventeranno una di quelle ‘belle storie’, di cui è fatta la Volvo Ocean Race. Il tipo di storie che Mason ci racconta spesso. (www.teamsca.com)

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