Partiti da San Francisco la scorsa
domenica per tentare di stabilire il miglior tempo di percorrenza sulla tratta
San Francisco-Shanghai, Giovanni Soldini e l'equipaggio di Maserati si
sono già lasciati alle spalle 1.816 miglia sulle 5.334 totali in linea retta
(nel 1853 furono 7.315 le miglia reali percorse dal clipper Swordfish). Il Vor 70 italiano ha finora navigato con
condizioni meteo favorevoli ma l'equipaggio sta monitorando attentamente gli
spostamenti futuri di due tifoni che si trovano proprio sulla rotta. In queste ore la navigazione è però rallentata da una serie di rifiuti di plastica galleggianti che ruotano intorno
all'"isola di plastica", un enorme accumulo
di spazzatura galleggiante, situato nell'Oceano Pacifico,
approssimativamente fra il 135º e il 155º meridiano Ovest e fra il
35º e il 42º parallelo Nord, la cui estensione stimata varia dai
700.000 km² fino a più di 10 milioni di km².
Scrive Giovanni Soldini:
“Stiamo
navigando sempre belli veloci sulla nostra rotta. Ma un grosso
problema si sta rilevando la quantità pazzesca di oggetti di plastica
che
galleggiano in mare. Continuiamo ad avvistare boette, pezzi di cima
galleggianti, pezzi di cellofan, pneumatici di automobili, pezzi di
rete,
grosse sfere nere di plastica alla deriva, insomma una miriade di
oggetti
consunti dal mare e dal sole che navigano insieme a noi intorno all’alta
pressione. A qualche centinaio di miglia a nord della nostra posizione
si trova
la tristemente famosa isola di plastica ma evidentemente i suoi confini
nonsono così netti e i rifiuti viaggiano per buona parte di questo mare.
Questa
notte abbiamo lottato un paio d’ore per cercare di liberare il timone
sinistro
da una cima galleggiante di plastica e continuiamo a vigilare verso prua
per
cercare di evitare ì moltissimi oggetti che incontriamo.
“E` una sensazione triste di impotenza e rassegnazione quella che si
prova davanti a uno spettacolo cosi devastante. Veniamo dal triangolo d’oro
dell’intelligenza umana, la Silicon Valley, dove immensi capitali sono concentrati in poche mani che ogni giorno
pensano e inventano il nostro futuro. Lungo la costa della California ogni
anno centinaia di balene risalgono la corrente per andare a nutrirsi nel
Pacifico del nord e a prima vista sembra che il mondo, questo mondo, stia
pensando anche a un futuro sostenibile. Ma a sole mille miglia da costa la
visione è ben diversa e lo scempio si presenta davanti ai nostri occhi nella
sua immonda crudezza. E’ questa la vera faccia del progresso? E’ questo quello
che ci aspetta? Mari pieni di plastica, pesci e uccelli morti avvelenati. Forse
invece di pensare solo al nostro tecnologico futuro dovremmo investire risorse
per difendere da noi stessi le risorse di questo pianeta”.
Nessun commento:
Posta un commento