Al momento siamo più o meno all'Equatore: fa molto caldo e il sole raggiunge
la sua altezza massima nel cielo. Presto attraverseremo i zero gradi di
latitudine per entrare nell'Emisfero meridionale e nei Doldrums. Questa sarà la
terza volta, nel corso di questa competizione, che il team attraversa l'Equatore
ed Annie Lush ricorda perfettamente le prime due. "I Doldrums sono una zona molto strana. Non vedi praticamente niente se non
nuvole. La cosa interessante è probabilmente proprio questo movimento di nubi.
Tu le osservi formarsi e crescere sopra di te ed è affascinante vedere con quale
velocità si muovono e quanto in alto salgono. Allo stesso tempo le temiamo
perché una nuvola può anche "risucchiarci" e fermarci.
È necessario aggirarle e
usarle a proprio vantaggio, ma in alcuni casi sono troppo grandi per girarci
intorno e bisogna attraversarle. Il resto del tempo qui non è così divertente.
Non c'è niente, e spesso in effetti neanche ci muoviamo. Diventa più piacevole
quando c'è pioggia e temporale perché perlomeno fa sì che ci sia un pò di
attività. Queste condizioni possono essere instabili e anche un pò difficili da
gestire, ma sono sempre meglio di questi nuvoloni che risucchiano tutto il
vento.
La prima volta che abbiamo navigato attraverso i Doldrums abbiamo avuto
inizialmente molta attività temporalesca, con grandi raffiche. Io ero molto
eccitata e non vedevo l'ora di navigare con 25-30 nodi di vento, ma il tutto è
cessato rapidamente. Abbiamo avuto circa tre giorni di vento davvero leggero e
un moto ondoso difficile. Ricordo due terribili notti in cui il fiocco dondolava
sgonfio da una parte all'altra e noi abbiamo percorso due miglia in quattro ore.
Ma alla fine siamo arrivate al capolinea, siamo riuscite ad uscire e a
riprendere la corsa.
La seconda volta eravamo piuttosto contente all'inizio e pensavamo non
sarebbe andata male. Siamo riuscite a sfruttare le nuvole piuttosto bene.
Abbiamo avuto poco vento per parecchi giorni, ma continuavamo ad avanzare.
Successivamente è stato come una lenta e lunga agonia fino a che il vento è
cessato del tutto e siamo rimaste intrappolate sotto una grossa nuvola per tre
giorni di fila: eravamo bloccate nelle sue sgrinfie e, per rendere la situazione
ancora più spiacevole, il resto della flotta era riuscita a liberarsi.
Personalmente a me piace navigare nei Doldrums, ma del resto io amo navigare
con vento leggero. Dicono che un miglio nei Doldrums è come dieci miglia nella
realtà, perciò semplicemente bisogna passarci attraverso e se anche perdi due
miglia nei Doldrums poi la prima barca che riesce ad uscire e riaggangiare la
pressione guadagnerà venti miglia. Anche se non sembra importante in quel
momento, se riesci ad avere anche solo uno o due nodi in più di velocità
rispetto alle altre barche ciò, alla fine, farà una grossa differenza. Dobbiamo
continuare a lavorare e fare tutto ciò che è in nostro potere per far sì che la
barca attraversi quest'area prima possibile." (www.teamsca.com)
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