Presentati nel corso della conferenza stampa che si è svolta presso la Soprintendenza del Mare in via Lungarini 9 a Palermo i reperti, di grande interesse scientifico e di assoluta novità nella campo dell’archeologica subacquea, recuperati nei fondali del mare di Levanzo, nel teatro della celebre “Battaglia delle Egadi” del 241 a.C. tra la flotta romana e quella cartaginese.
L'eccezionale rinvenimento è avvenuto nell’ambito della campagna di ricerche “Egadi Project 2017”, condotte dalla Soprintendenza del Mare e dalla GUE (Global Underwater Explorer), in collaborazione con l’ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica, il Comune di Favignana, l’AMP Isole Egadi e la RPM Nautical Foundation.
All’incontro hanno preso parte il Soprintendente del mare Sebastiano Tusa, il Sindaco di Favignana Giuseppe Pagoto, il Direttore del Polo museale di Trapani, Luigi Biondo, e Francesco Spaggiari tecnico subacqueo della GUE “Egadi Project 2017”.
Tra
i 75 e i 95 metri di profondità, nei fondali a nord – ovest dell’isola di
Levanzo, nel corso della campagna di ricerche effettuata nel mese di ottobre
2017 dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con i subacquei
altofondalisti della GUE (Global Underwater Explorers), sono state effettuate
delle scoperte di grande interesse scientifico che ampliano di molto le nostre conoscenze
sulla “Battaglia delle Egadi” il cui luogo ove avvenne era stato già
identificato negli anni scorsi.
Le
ricerche effettuate nel corso di questa campagna hanno interessato un’area a
forte presenza di emergenze rocciose sul fondale marino ed è stata scelta
poiché più suscettibile di essere esplorata mediante immersione umana diretta
piuttosto che con apparecchiature elettroniche (side scan sonar e multibeam)
più versatili nelle aree a fondo piatto e sabbioso.
In
particolare le nuove scoperte comprendono due rostri in bronzo (Egadi 12 e
Egadi 13) che si aggiungono agli 11 già recuperati nel passato, e dieci elmi in
bronzo del tipo Montefortino. L’eccezionale novità scaturita dai rinvenimenti
di questa campagna di ricerche è costituita dai due rostri e da uno degli elmi
rinvenuti e recuperati. Esso è del consueto tipo detto di Montefortino in
dotazione ai militi romani, ma ha la peculiarità estremamente rara di avere
sulla sua sommità un elemento applicato in rilievo che riproduce una pelle di
leone in rilievo che sembra abbracciare la pigna centrale che ne orna la punta.
Si tratta di un unicum nel panorama
di tale classe di elmi. A nostra conoscenza esiste un altro elmo simile con un
probabile uccello stilizzato applicato in analoga maniera sulla sommità.
Sappiamo che i pretoriani, corpo istituito più di due secoli dopo da Augusto,
talvolta adornavano il proprio elmo con una reale pelle di leone. Non avevamo
esempi di tale insegna in epoca romano repubblicana. E’ probabile che tale
decorazione sia da ricondurre ad una città alleata di Roma dove forte era
l’influenza del mito di Eracle/Ercole che, com’è noto, è spesso rappresentato
con la pelle di leone sul capo. Oppure si potrebbe pensare ad un’insegna che
indicherebbe un ruolo gerarchico nell’ambito dell’esercito romano. Si tratta di
supposizioni preliminari che dovranno essere vagliate ed approfondite nel corso
degli studi che effettueremo per decodificare questi interessantissimi ed
importanti segni del passato.
Il
rostro Egadi 13 è di grande rilevanza poiché presenta un’iscrizione punica
sulla guaina superiore. Si tratta del secondo rostro con iscrizione punica
finora recuperato (l’altro era il rostro Egadi 3) e , quindi, sarà di grande
aiuto per aumentare le nostre conoscenze sulla battaglia quando l’iscrizione
sarà decifrata dopo il restauro.
Il
rostro Egadi 12, è diverso dagli altri finora rinvenuti poiché presenta una
decorazione su entrambi i lati di grande pregio artistico; la decorazione è
costituita dall’impugnatura di una spada che si collega alla lama centrale del
rostro e dalle appendici a testa di uccello che ornano la parte iniziale delle
due lame superiore e inferiore. Decorazione finora nota soltanto nel rostro di
Acqualadroni che la Soprintendenza del Mare recuperò alcuni anni fa nelle acque
di Capo Rasocolmo presso Messina ed oggi esposto nella città dello Stretto.
Tale decorazione ci permetterà di individuare la zona di provenienza del rostro
grazie ad un’analisi iconografica che condurremo a restauro terminato. Anche il
rostro Egadi 12 presenta un’iscrizione sulla guaina superiore, ma al momento
non siamo in grado di identificarne la natura.
Dichiarazione del
Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa:
“E’
un risultato eccezionale sia sotto il profilo scientifico poiché aggiunge altri
reperti con caratteristiche assolutamente inedite a quelli già noti e
recuperati che certamente potranno apportare nuovi dati tipologici, tecnici,
epigrafici e storici. Si sottolinea anche la correttezza del percorso
metodologico adottato che vede un eccellente esempio di giusto equilibrio fra
ricerca strumentale e intervento diretto dell’uomo. Queste ultime scoperte si
aggiungono alle tante effettuate nel passato in questo tratto di mare tra
Levanzo e Marettimo e che hanno permesso di localizzare esattamente il sito in
cui si combatté una delle più grandi battaglie navali
dell’antichità per numero di partecipanti, circa 200 mila, tra
i Romani, guidati da Gaio Lutazio
Catulo, e i Cartaginesi, capeggiati
da Annone, e che, oltre a chiudere a favore dei primi la lunga e lacerante
Prima Guerra Punica, sancì la supremazia di Roma su Cartagine. Sono
tornati alla luce autentici frammenti di storia antica in forma di tredici
rostri bronzei di antiche navi da guerra, diciotto elmi bronzei, centinaia di
anfore e reperti di uso comune”.
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