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settembre 2016,
Punta Ala. Si è concluso domenica il Campionato Italiano Moth a Foil,
l’ultima regata del calendario 2016 italiano e ultima regata in
programma quest’anno per Giancarlo Pedote. Stefano Rizzi si aggiudica il
titolo. I commenti di Giancarlo Pedote in un incontro a Punta
Ala. 10
prove in tutto, 4
venerdì, 4 sabato e 2 domenica, hanno avuto luogo nel mare del golfo di
Follonica durante questo primo weekend di settembre.
24 i Moth a foil
protagonisti di manovre leggere e voli sul pelo dell’acqua che hanno
incuriosito gli ultimi bagnanti della location marittima toscana mentre
si
contendevano il titolo di Campione italiano Moth 2016.
Dopo
la conclusione delle
prove, che hanno visto Stefano Rizzi vincitore, Giancarlo Pedote,
navigatore oceanico in “stage” sui Moth a foil ha commentato la stagione
appena conclusa in una piccola intervista rilasciata mentre disarmava
Prysmian ITA 4171.
- Come è
andata?
«
Quattordicesimo.
Questo è il risultato in classifica, un risultato che pondero e
analizzerò nell’ottica di una immaginaria curva di analisi
performance dell’anno che si conclude. In questa regata non miravo al
podio, ma ad una serie di obiettivi personali che ho raggiunto solo in
parte. Adesso sistemo la barca, ma il pensiero è già oltre ».
- Quali sono gli
obiettivi raggiunti? E dove è il tuo pensiero adesso?
«
Gli obiettivi
raggiunti sono una certa progressione in differenti aree della
navigazione: manovre, tempistica nel raggiungere il volo, velocità. Il
pensiero
è invece sugli obiettivi non ancora raggiunti: migliorare manovre,
tempistica nel raggiungere il volo e velocità » risponde
sorridendo.
- Ci sono
già pensieri rivolti al prossimo anno?
«
Una parte del mio
pensiero ed un certo tipo di lavoro sono sempre rivolti e dedicati al
futuro, sia prossimo sia lontano. Tutta questa stagione era basata sulla
volontà di iniziare ad apprendere la tecnologia del foil per un progetto
futuro, un progetto sul quale non smetto mai di lavorare ».
- E guardando
indietro cosa vedi?
«
Un anno
interessante, che mi ha insegnato molto e mi ha mostrato quanto molto
ancora devo apprendere. La vela è un mondo in cui non ci si può
adagiare, talmente sono le evoluzioni e le differenti specializzazioni
».
- Alcuni
ritengono che siano proprio queste caratteristiche della vela a renderla difficile da comunicare. Cosa ne pensi?
«
Credo che la vela
sia uno sport abituato a comunicare solo a sé stesso, ma anche che un
ampliamento della sua diffusione sia assolutamente possibile. Oltre lo
sport, le differenti specializzazioni bastoni o d’altura, le varie
regole, le compensazioni, ci sono le storie dei ragazzi, degli uomini e
delle
donne, le storie delle imbarcazioni, le storie delle aziende che
producono materiali per la vela e quelle che sponsorizzano navigatori o
manifestazioni, rendendo possibile che tutto questo possa esistere. Ci
sono valori puliti, aneddoti semplici e veri. Penso che sì, la vela
è un mondo eterogeneo, ma ha punti fermi che possono essere spiegati in
maniera semplice e tante curiosità che potrebbero coinvolgere il
grande pubblico ».
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