lunedì 6 aprile 2015

Team SCA alla Volvo Ocean Race - Giorno 19: Annie blog


Ieri la velista off-shore Dee Caffari ci ha raccontato le sue impressioni a proposito di questa tappa. Oggi è Annie Lush a condividere con noi la sua esperienza. Annie ha un passato come velista olimpionica, ove ogni minimo dettaglio conta. Lavori duro per diventare anche solo un centesimo di secondo più veloce, e lotti costantemente per raggiungere la perfezione in ogni tua mossa.  Questa tappa ha rappresentato una sfida personale, e non per i motivi che mi aspettavo, come le dure condizioni. È stato freddo, ventoso, la vita a bordo è stata dura, ma quello per cui ho lottato di più è stato trovare un equilibrio tra l’arte della navigazione, il livello di rischio accettabile da un lato e la necessità di spingere la barca al massimo dall’altro. 
 
Da quando abbiamo fatto la strambata cinese abbiamo rallentato, siamo passate ad una modalità di navigazione più conservativa e abbiamo portato la barca al 70% delle sue possibilità. Alle volte era necessario, altre volte avevo la sensazione che eravamo troppo caute, e troppo lente. Sono abituata a cercare sempre quell’extra 0,1 % in più, perciò per me è stato difficile navigare in questo modo. L’obiettivo principale era girare Capo Horn sane e salve, e poi navigare in “modalità race” verso la costa. Ma alla fine, una volta passate, eravamo 600 miglia indietro, e per noi non c’era più possibilità di competere con gli altri. Non vedo l’ora di ritornare a quello che per me è il vero regatare. Per come la vedo io, nel corso di questa tappa abbiamo navigato, ma non abbiamo regatato. Oggi gli altri sono tutti racchiusi nel giro di 8 miglia e ciò avviene dopo aver percorso 6.000 miglia.
Guardando le cose in prospettiva, abbiamo sicuramente imparato molto dal punto di vista della conduzione della barca e della gestione di situazioni con molto vento e grandi onde. Sono certa che ora possiamo affrontare le condizioni più dure, e gestire meglio molte di queste situazioni. Dal punto di vista della performance non abbiamo fatto buoni numeri. Ma c’è da dire che abbiamo navigato spesso con moltissimo vento e grandi onde. Io sono diventata molto più forte come timoniera in condizioni di vento sostenuto, ed anche nel capire la barca e nel regolare le vele: penso che da questo punto di vista siamo tutte decisamente migliorate rispetto alla prima tappa dove venivamo semplicemente e rapidamente sorpassate da tutti in condizioni di vento forte. Ora sappiamo di poter essere veloci e di essere in grado di restare con il gruppo; in effetti lo eravamo fino a che non abbiamo avuto l’incidente, e anche dopo. Dobbiamo ancora attraversare l’Atlantico e lì si che impareremo molto. E ci divertiremo anche, io mi sono divertita molto a timonare a 25 nodi!
La mia speranza per il resto della regata è di continuare ad imparare e a migliorare. Penso che l’intera flotta si stia compattando come livello, e che stiamo imparando gli uni dagli altri. La distanza finale che abbiamo dal gruppo in questa tappa non lo rispecchia, ma forse si evince dalla prima settimana. Le prossime tappa saranno più corte, con condizioni meno estreme, perciò spero che avremo una buona prima settimana, come l’abbiamo avuta in questa tappa e che terremo duro più a lungo in modo da giocarcela veramente nelle tappe brevi. Abbiamo imparato molto, spero che potremo uscire da questa modalità di navigazione in sicurezza e tornare alla modalità regata, in modo da essere competitive nelle prossime tappe brevi. Mi piacerebbe sicuramente poter salire su un gradino del podio alla fine di tutto questo. Niente sarebbe più bello che arrivare a Gothenburg in quella posizione, e ritengo che ciò sia possibile. (www.teamsca.com)

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