mercoledì 14 gennaio 2015

Team SCA alla Volvo Ocean Race - Giorno 10: Musica per le nostre orecchie


Annie Lush ama suonare il piano. Perciò, in teoria, non deve sorprendere il fatto che ami anche andare a vela. Se ci pensate un attimo (magari con il vostro "cappello della fantasia" in testa) la vela ha molto in comune con il suonare il pianoforte.Ci sono i tasti (i velisti), e gli accordi (le vele, le scotte e le attrezzature di coperta). C'è anche la struttura dello strumento che, in questa metafora, è rappresentata dalla barca stessa. Se tutti questi elementi sono ben sincronizzati, il piano suona meravigliosamente. Se invece lo strumento non è accordato non suona così soavemente come potrebbe – anche se c'è Chopin in persona seduto allo sgabello.In questi ultimi dieci giorni siamo state impegnate ad "accordare" la barca e Annie non potrebbe essere più soddisfatta. 
 
Ci ha spiegato che siamo finalmente riuscite a risolvere dei problemi che ci affliggevano dalla partenza e che incidevano sulla performance della barca.Qua fuori il rendimento è misurato in due modi: nei confronti della flotta ed in percentuale. Questi due metodi di valutazione sono complementari: non puoi fare bene nei confronti degli avversari se i numeri percentuali non sono buoni. Ci eravamo abituate a performance poco elevate, ed eravamo sempre più frustrate dalla nostra incapacità di raggiungere il massimo delle nostre potenzialità.

Ora invece sappiamo che possiamo ottenere determinati valori di rendimento, in determinate andature, e ciò ci da una conferma ulteriore del fatto che possiamo affrontare gli ostacoli e superarli - così Annie spiegava alla squadra mentre il sole sorgeva.Perciò, naturalmente è frustrante essere distanziate di 20 miglia dalla flotta. Ma non posso trattenermi dal sottolineare quanto piacevole sia il fatto che si tratti di sole 20 miglia! Nelle prime due tappe c'era uno zero in più! 20 miglia è un qualcosa che possiamo recuperare erodendo a poco a poco il vantaggio che gli avversari hanno su di noi, così come sappiamo essere nelle nostre possibilità. 

Un miglio qui ed un là - spingendo al massimo la barca e noi stesse, come siamo certamente in grado di fare.E' vero che al momento le barche avversarie non sono visibili: sono delle sagome colorate sullo schermo del computer, ma siamo in grado di raggiungerle.Perciò questo è il momento di dare tutto.In teoria abbiamo due giorni per "spremere" al massimo la barca finchè entreremo di nuovo in una zona insidiosa di venti deboli. A quel punto saremo vicine allo Stretto di Malacca e ci saranno sempre meno opportunità di superare gli avversari. 

In questo momento navighiamo mangiandoci le unghie dalla tensione: tutte sono eccitate ma allo stesso tempo nervose – possiamo farcela?Ce la faremo a raggiungere la quarta posizione che sembra così a portata di mano? 
(www.teamsca.com)
 

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