lunedì 24 novembre 2014

Team SCA in the Volvo Ocean Race - Day 4: The mind and body battle


Somewhere between the eighth bucket bailed (in two hours), the fifteenth wave taken to the face (in forty-five minutes), and the umpteenth jolt forward as the boat hits a wave (in ten minutes), I think: ‘WOW, I love my job.”   That’s because with every bucket, wave, and lunge there is a more powerful moment to trump the “hard life” offshore. It’s the mesmerizing Albatross, the serene and powerful waves, and the sheer beauty of the Southern Ocean that has us all hungry for more. Without doubt: this is the ultimate adventure. 

I’m not going to sugar coat it: the last few days have been tough—really tough. I’m shocked I have kept my food down, but only with the help of meds and choosing my editing time wisely—others have not been as lucky.
Waves catapult us into each other, the deck, deck hardware, and tangle us in sheets. Add fighting constant exhaustion to the mix and life is far from pleasant.
“It’s really intense. It’s a race, so everyone is focused on one thing and that’s going fast, and in the right direction. It’s intense and tiring. When you’re concentrating that hard, it’s tiring. And, physically, when you’re outside it’s tiring as well. I guess it’s a brain and body numbing exercise. It’s always the same, 24 hours a day,” Sam said.
A working body clock is vital out here. It’s a constant mind and body battle—your mind knows it needs to work hard but your body can physically not or visa versa. That’s why rhythms out here are so important—to help get your body clock into sync. But getting into that rhythm this leg has not been easy.
“I’m not quite sure why I can’t get into a rhythm,” Libby explained. “I think it was the leg start (at night) and it sort of changed how you got into your rhythm—it was a pretty long first day. Plus getting going back into UTC time, the days go by quite quickly so all of a sudden it’s light out at 0200AM!’
Which ultimately leads us back to the importance of having trained for so long. Our bodies needed to be ready to take on the relentless waves and lack of sleep. However, even with all the training, it’s still a challenge for the first few days as you trick your body clock into the schedule you need. And trust me, all the will and want you can muster: if your body is exhausted your body still usually wins. Hence the ridiculous spelling errors that must be strewed across my last few blogs and photo captions.
But that’s where the adventure begins. Give me spelling errors, because I cannot find the ‘g’ key as the computer is moving with each wave, any day! It’s not an average office. Life offshore is unique: it’s pristine, beautiful, silent, loud, evocative, vulnerable, and spellbinding. It’s addicting. We keep coming back to the sea because the sea has us in her grips.
So we have to take the tough moments and the rough conditions to have the best jobs in the world—it’s not a bad exchange. I knew this was the way life should be when the sun was setting, the 3meter waves were moving under us, and at least four Albatross were dancing on the horizon. There was Dee, the most experienced Southern Ocean sailor on the boat, smiling from ear to ear—yep, this exhilaration, this awe, this appreciation, doesn’t get old! (www.teamsca.com)


Dopo l’ottavo secchio da sgottare (in due ore), la quindicesima onda presa in piena faccia e l’ennesimo balzo in avanti quando la barca si scontra con le onde dico tra me e me: ”Wow, adoro il mio lavoro”.
Questo perché ad ogni secchio, onda e balzo rispondiamo con un maggior slancio di potenza e resistenza nei confronti della dura vita in mare aperto.
L’incantevole Albatross, le onde placide e potenti, la bellezza luccicante dell’Oceano del Sud fanno sì che non ne abbiamo mai abbastanza. Senza ombra di dubbio questa è l’avventura più estrema.
Non ho intenzione di addolcire la pillola: gli ultimi giorni sono stati duri, davvero duri. Sono stupita dal fatto di essere riuscita a tenere il cibo nello stomaco; in realtà è stato possibile solo con l’aiuto di medicinali e di una accurata valutazione dei momenti migliori per lavorare al computer. Altre ragazze a bordo non sono state così fortunate.
Le onde ci catapultano una sull’altra, contro la coperta e l’attrezzatura e ci riducono ad un groviglio di scotte. Aggiungete a questo mix la lotta continua contro lo sfinimento fisico e capirete che la vita per noi in questo momento è ben lontana dall’essere piacevole.
“E’ davvero intenso. Siamo in regata e tutte sono concentrate su di un'unica cosa: navigare alla massima velocità e nella giusta direzione. E’ intenso e stancante. Quando ti concentri e sforzi così tanto le forze si prosciugano. Anche fisicamente, stare in coperta è estenuante. Penso che sia una lotta continua di fisico e mente contro la fatica; ed è così 24 ore su 24” dice Sam.
Un orologio biologico ben funzionante è vitale qua fuori. C’è un conflitto constante tra il fisico e la mente: la testa sa che deve lavorare duro ma il fisico non la segue o viceversa. Per questo i ritmi a bordo sono essenziali per aiutare il nostro orologio biologico a sincronizzarsi.
Ma riuscire ad acquisire e mantenere questo ritmo durante questa seconda tappa della regata non è per niente facile.
“Non sono affatto sicura di riuscire a prendere il giusto ritmo” spiega Libby. “Penso che sia dovuto alla partenza della tappa (avvenuta di notte) che ha in qualche modo sballato i nostri ritmi: è stata infatti una giornata lunghissima. Inoltre ritornando all’ora UTC le giornate scorrono velocemente e tutto d’un tratto è ora di riposare alle 02.00 AM!”.
Ciò ci riporta all’importanza della lunga preparazione svolta in vista di questa avventura. I nostri corpi dovevano essere pronti ad affrontare le onde incessanti e la mancanza di sonno. Nonostante questo duro allenamento è comunque una sfida l’adattamento nei primi giorni, mentre cerchi di “settare” il tuo orologio biologico sui ritmi imposti dalla vita a bordo. Credetemi: con tutta la volontà e la determinazione a cui potete appellarvi, se il vostro fisico è allo stremo solitamente avrà lui la meglio. Questo spiega anche gli assurdi errori di ortografia che ho fatto negli ultimi aggiornamenti del blog e nei commenti delle immagini.
Ma è qui che l’avventura inizia. Aspettatevi pure altri errori di ortografia perché non riesco a trovare la lettera “g” mentre il computer sobbalza ad ogni onda! D’altronde questo non è il tipico ufficio. La vita in mare aperto è unica: incontaminata, affascinante, silenziosa ed assordante, evocativa, vulnerabile ed avvincente. In una parola: crea dipendenza. Continuiamo a tornare in mare perché il mare ci ha stregato.
Perciò accettiamo di buon grado i momenti duri e le condizioni al limite perché facciamo il lavoro più bello del mondo: è uno scambio conveniente.
Sapevo che è così che deve essere la mia vita mentre guardavo il sole tramontare, le onde di tre metri agitarsi sotto di noi ed almeno quattro Albatross danzare all’orizzonte.
Dee, che tra di noi e quella che ha più esperienza dell’Oceano del Sud, ha una sorriso estatico sul volto: l’eccitazione, la meraviglia e l’apprezzamento per tutto questo non invecchiano mai!
- See more at: http://teamsca.com/it/blog/day-4-the-mind-and-body-battle#sthash.y4R8BMdz.dpuf
”Wow, adoro il mio lavoro”  •  Posted on November 23, 2014
Dopo l’ottavo secchio da sgottare (in due ore), la quindicesima onda presa in piena faccia e l’ennesimo balzo in avanti quando la barca si scontra con le onde dico tra me e me: ”Wow, adoro il mio lavoro”.
Questo perché ad ogni secchio, onda e balzo rispondiamo con un maggior slancio di potenza e resistenza nei confronti della dura vita in mare aperto.
L’incantevole Albatross, le onde placide e potenti, la bellezza luccicante dell’Oceano del Sud fanno sì che non ne abbiamo mai abbastanza. Senza ombra di dubbio questa è l’avventura più estrema.
Non ho intenzione di addolcire la pillola: gli ultimi giorni sono stati duri, davvero duri. Sono stupita dal fatto di essere riuscita a tenere il cibo nello stomaco; in realtà è stato possibile solo con l’aiuto di medicinali e di una accurata valutazione dei momenti migliori per lavorare al computer. Altre ragazze a bordo non sono state così fortunate.
Le onde ci catapultano una sull’altra, contro la coperta e l’attrezzatura e ci riducono ad un groviglio di scotte. Aggiungete a questo mix la lotta continua contro lo sfinimento fisico e capirete che la vita per noi in questo momento è ben lontana dall’essere piacevole.
“E’ davvero intenso. Siamo in regata e tutte sono concentrate su di un'unica cosa: navigare alla massima velocità e nella giusta direzione. E’ intenso e stancante. Quando ti concentri e sforzi così tanto le forze si prosciugano. Anche fisicamente, stare in coperta è estenuante. Penso che sia una lotta continua di fisico e mente contro la fatica; ed è così 24 ore su 24” dice Sam.
Un orologio biologico ben funzionante è vitale qua fuori. C’è un conflitto constante tra il fisico e la mente: la testa sa che deve lavorare duro ma il fisico non la segue o viceversa. Per questo i ritmi a bordo sono essenziali per aiutare il nostro orologio biologico a sincronizzarsi.
Ma riuscire ad acquisire e mantenere questo ritmo durante questa seconda tappa della regata non è per niente facile.
“Non sono affatto sicura di riuscire a prendere il giusto ritmo” spiega Libby. “Penso che sia dovuto alla partenza della tappa (avvenuta di notte) che ha in qualche modo sballato i nostri ritmi: è stata infatti una giornata lunghissima. Inoltre ritornando all’ora UTC le giornate scorrono velocemente e tutto d’un tratto è ora di riposare alle 02.00 AM!”.
Ciò ci riporta all’importanza della lunga preparazione svolta in vista di questa avventura. I nostri corpi dovevano essere pronti ad affrontare le onde incessanti e la mancanza di sonno. Nonostante questo duro allenamento è comunque una sfida l’adattamento nei primi giorni, mentre cerchi di “settare” il tuo orologio biologico sui ritmi imposti dalla vita a bordo. Credetemi: con tutta la volontà e la determinazione a cui potete appellarvi, se il vostro fisico è allo stremo solitamente avrà lui la meglio. Questo spiega anche gli assurdi errori di ortografia che ho fatto negli ultimi aggiornamenti del blog e nei commenti delle immagini.
Ma è qui che l’avventura inizia. Aspettatevi pure altri errori di ortografia perché non riesco a trovare la lettera “g” mentre il computer sobbalza ad ogni onda! D’altronde questo non è il tipico ufficio. La vita in mare aperto è unica: incontaminata, affascinante, silenziosa ed assordante, evocativa, vulnerabile ed avvincente. In una parola: crea dipendenza. Continuiamo a tornare in mare perché il mare ci ha stregato.
Perciò accettiamo di buon grado i momenti duri e le condizioni al limite perché facciamo il lavoro più bello del mondo: è uno scambio conveniente.
Sapevo che è così che deve essere la mia vita mentre guardavo il sole tramontare, le onde di tre metri agitarsi sotto di noi ed almeno quattro Albatross danzare all’orizzonte.
Dee, che tra di noi e quella che ha più esperienza dell’Oceano del Sud, ha una sorriso estatico sul volto: l’eccitazione, la meraviglia e l’apprezzamento per tutto questo non invecchiano mai!

Author:


Corinna Halloran

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La battaglia tra il corpo e la mente
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