domenica 29 dicembre 2013

MINI 6.50 - TRANSAT 2013 - Federico Fornaro recupera la sua Jolie Rouge


Dalla pagina facebook di Federico Fornaro : ""La jolie Rouge e' salva!! L' abbiamo trovata il giorno di Natale all isola di Barbuda, e' un po acciaccata ma ce l'ha fatta a superare anche quest'altra prova. Il recupero e' stato rocambolesco, un avventura nel mare del caribbe che forse vale la pena di raccontare:  Quando ho dovuto abbandonare la barca a 300 miglia dalle antille, ho lasciato la balise satellitare in funzione, questa ha continuato ad emettere un segnale gps che veniva captato in francia dalla direzione di regata e cosi' ogni giorno abbiamo ricevuto le coordinate della barca alla deriva.



La barca spinta da venti di ESE avanzava alla velocita' di un nodo con una rotta che portava sopra le Antille. Mi sono quindi spostato sull isola di Saint Martin che trovandosi a nord sembrava essere il punto di partenza migliore per cominciare le ricerche. Peggiorano pero' le condizioni meteo, il vento sale a 30 nodi formando un bel mare. Ho difficolta' a trovare barche disposte a partire per quella che sarebbe una bolina parecchio impegnativa.

Mi ricordo pero' che a Guadaloupe L' Altair, una vela di 50 piedi che ha seguito la minitransat come barca assistenza, si preparava a partire per le Antille del nord. Il capitano, Manu', che e' un marinaio bretone che fa su e giu per l atlantico evitando il piu possibile la terra ferma, si offre di partire alla ricerca della Jolie.  Servono braccia , quindi da Saint Martin parto con Diego e Raphael, due grandi marinai in cerca di avventure.

Dalle ultime cordinate ricevute si vede che la barca ha accellerato notevolmente per via del forte vento, adesso sta a poche miglia da Barbuda, la piu' a est e per questo la meno battuta isola delle antille. Bisogna partire nonostante il mare formato perche' ormai e' una gara contro il tempo, la barca potrebbe o essere intercettata da qualche pescatore locale o peggio sfracellarsi sui reef dell isola.

Si vola a 9 nodi al lasco per tutto il giorno e la notte successiva siamo sull ultimo punto gps ricevuto ma della Jolie non c'e' nessuna traccia ne sul radar ne sull ais. Cominciamo quindi a fare una rotta a zigzag seguendo quella che dovrebbe essere la deriva della barca e all alba ci troviamo vicini alla costa nord orientale dell isola, e qui finalmente vediamo un albero senza vele apparire e scomparire sulle onde che vanno ad infrangersi sui reef. 

La Jolie sembra essersi fermata appena prima dei frangenti, io avevo lasciato l'ancora a penzolare prima di abbandonarla e adesso sembra che questa abbia fatto presa sui coralli. 
Do ragione al capitano che non se la sente di avvicinarsi cosi tanto per tentare il recupero, qui c'e' veramente il rischio di perdere anche la sua barca. Optiamo quindi per andare nella parte sottovento dell isola , scendere a terra e trovare qualche pescatore locale che possa portarci sulla barriera corallina con qualche lancia a motore.

Barbuda non conta piu di 1500 anime, tutti locali e praticamente nessun turista o quasi. Deve il suo isolamento alla sua posizione; trovandosi parecchio piu a est delle altre isole, per raggiungerla bisogna risalire controvento gli alisei e sono quindi poche le barche da diporto che provano ad avvicinarla.

Scesi a terra troviamo un villaggio di una manciata di case basse, un baretto e l'ufficio immigrazione dove siamo costretti ad recarci per compilare pile di fogli bollati. Del funzionario addetto ai timbri pero' non ce' traccia, ci tocca raccattarlo mezzo mbriaco sotto a un cappello da babbo natale al bancone del bar. Inoltre mi fa perdere un mucchio di tempo perche' crede che io sia un pescatore venuto a pescare illegalmente sul reef, non gli sta bene il fatto che potessi navigare da solo su un barchino di 6metri...

Cmq una volta liberi veniamo indirizzati verso la laguna interna dell isola, qui un gruppetto di pescatori locali accetta di portarci fuori sul reef con la loro lancia a motore, questo non prima pero di mettergli benzina, il che significa perdere altre ore per andare a riempire le taniche ad una stazione dall altra parte dell isola.

Per lo meno il motoscafo e' veloce , si fila via attraverso la laguna, si esce da un canale e ci si ritrova in mare al di dentro della barriera corallina. Avvistiamo prima l'albero, fermo in posizione obliqua, poi la barca sdraiata su un fianco sui reef. La cima dell ancora si e' spezzata e la barca e' stata scagliata dalle onde dentro la barriera.

Come se non bastasse, mentre ci avviciniamo si delineano le figure di altri uomini che su un altro barchino provano a trascinarsi via la Jolie.  Tra urla ed imprecazioni salto sulla jolie e mollo le loro cime, sono in minoranza e desistono velocemente, ma i veri sciacalli sono arrivati ancor prima di loro e hanno avuto il tempo di rubare il generatore, il gps, attrezzatura varia e addirittura il cibo liofilizzato avanzato dalla traversata.

Il fondale corallino e' parecchio basso, dobbiamo trascinare la barca tirandola x le drizze cosi da portarla coricata su un lato e lasciare la chiglia libera. La jolie fa acqua da una falla sulla dritta e riporta altre fratture minori in vari punti ma ha dimostrato di avere la scorza veramente dura, e queste ferite sono tutte guaribili.

Il giorno dopo con l'Altair, fermandoci piu volte a sgottare acqua , riusciamo ugualmente a trainare la barca verso saint martin e una volta sull isola la tiriamo in secca per asciugarla e ripararla,  poi con calma penseremo a come riportarla a casa...

Ora posso tornare a Roma, contento di essere riuscito a cambiare il finale di questa storia...
Ma e' poi questa veramente una fine? 

Un grazie di cuore a tutti voi amici che mi avete seguito e dato supporto in questa avventura,

Fede""


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