giovedì 14 novembre 2013

MINI 6.50 - TRANSAT 2013 - Giancarlo Pedote di nuovo in testa! (ecco perchè)


Leggendo diversi articoli, comunicati, opinioni e commenti sulla Mini Transat pubblicati in queste settimane, mi rendo conto che aleggiano due grandi sensi di stupore per: l'ingenuità dell'organizzazione a far partire la regata troppo tardi; il primo posto (purtroppo solo ufficioso) di Giancarlo Pedote. Mi associo al primo, mi dissocio dal secondo. Il motivo per cui i francesi, che tra regate transatlantiche e giri del mondo organizzano praticamente ogni anno almeno un evento oceanico di grande livello, abbiano deciso di dare la partenza della Mini Transat il 13 ottobre e non a settembre, resta un mistero. Lo stesso Giancarlo Pedote, già l'anno scorso, aveva detto che questa era una scelta molto rischiosa, proprio per via delle basse pressioni che invadono il golfo di Biscaglia in autunno e che puntualmente sono arrivate.
 
Non è invece assolutamente inspiegabile il grande stato di forma e di preparazione di Giancarlo Pedote con il suo Prysmian-747. D'accordo, non ha vinto nulla, ha concesso appena un aperitivo e, lo sappiamo, nella vela non si possono trarre bilanci fino a quando non si ha attraversato la linea del traguardo. Ma che Giancarlo Pedote non stia là per fare il marinaio, ma il regatante, non per partecipare, ma per vincere, è una cosa che si può tranquillamente dire senza nascondersi dietro la scaramanzia. Anche perché, il primo a dirlo, è proprio lui.

Come è possibile che, nella diciannovesima edizione della Mini Transat, vinta sempre e solamente da navigatori francesi (tranne una volta, nel 1979, quando se l'aggiudicò lo statunitense Norton Smith) un italiano sia nel gruppetto dei favoriti alla vittoria? Semplice: l'italiano Pedote, qualche anno fa, si è messo a fare il francese. Ha fatto come i giocatori di calcio sudamericani, che sanno di dover venire a giocare in Europa se vogliono diventare bravi e vogliono vincere le coppe che realmente contano.

Giancarlo Pedote è fiero di essere italiano, non è una fanatico della Francia, ma si è trasferito a Lorient, dove mangia pane e oceano tutti i giorni della sua vita. Il suo Prysmian-747 è ormeggiato accanto ai maxi trimarani e agli IMOCA 60 (oltre che a un'infinita sfilza di altri Mini 6.50), nel porto dove ci sono le basi di Banque Populaire e Groupama. Per togliermi la curiosità di fare due bordi sulla quella "famosa barca con la prua tonda" l'anno scorso sono andato a trovarlo nei giorni dopo la partenza del Vendée Globe.

E' venuto a prendermi alla stazione e dopo mezz'ora eravamo a cena a casa sua, dove in quei giorni c'era anche l'allenatore Riccardo Apolloni. Abbiamo mangiato una bistecca, non casualmente, ma perché era prevista dalla sua tabella alimentare.
Il giorno dopo, un lunedì di metà novembre, siamo andati al cantiere dove tutti i ministi portano la propria barca per fare i lavori di manutenzione o di modifica. Là c'è anche una saletta con caffetteria dove incontrarsi con gli altri velisti. Per pranzo siamo tornati a casa perché doveva partecipare a una riunione su skype insieme con un allenatore e a un gruppo di ministi.

Nel pomeriggio siamo usciti in mare portandoci della pasta in bianco dentro i contenitori di plastica che abbiamo mangiato in barca per ottimizzare i tempi (talmente frenetici per chi non è abituato, che io mi sono addirittura dimenticato di mangiarla e me la sono sbranata al rientro in porto facendo ridere Giancarlo). Poi mi ha mollato a un bar (beh, un bel bar, davanti al museo di Tabarly, dove dentro ho incontrato, così, come nulla fosse, Alain Gautier che si prendeva un caffé) perché lui doveva andare a correre con altri velisti e navigatori della zona.

A casa, prima e dopo cena, ha studiato l'evoluzione meteo che stavano fronteggiando i velisti del Vendée, analizzando le loro scelte strategiche e ponendosi la domanda su cosa avrebbe fatto lui. Quando la mattina dopo mi ha riportato alla stazione (faceva ancora buio) già mi raccontava di quello che avrebbe fatto quel giorno e di quali sarebbero stati i suoi programmi nei mesi successivi, le persone a cui avrebbe provato a chiedere di andare in barca con lui per le regate in doppio, le modifiche che avrebbe fatto alla barca e così via.

Molte volte, durante l'inverno, l'ho pensato, lassù in Francia a lavorare per la sua seconda Mini Transat, dedicandosi un solo giorno di riposo a settimana. Quando ha iniziato a partecipare alle prime regate della stagione, ho sempre apprezzato i suoi diari scritti in questo suo sito internet, nel quale sapeva trasmettere entusiasmo per un risultato ottenuto, ma anche un'ammirevole autocritica davanti agli errori. Mai una scusa, mai una giustificazione. Giancarlo Pedote non si nasconde.

Se mi mostrassi sorpreso davanti alla sua ottima performance nella prima tappa della Mini Transat (peccato che l'abbiano sospesa proprio quando stava per tagliare la linea del traguardo in prima posizione, sarebbe diventato il primo italiano nella storia a vincerla) mi sentirei di mancargli di rispetto. Lui avrebbe il diritto di chiedermi: "Scusa Andrea, ma l'anno scorso, quando sei venuto qui a vedere come vivo e come mi preparo, non hai capito nulla?". Sicuramente non ho capito tutto, ma una cosa sì (e a questo punto l'hanno capita pure i francesi).
(di Andrea Falcon da www.giancarlopedote.it)

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