Se Federico Cuciuc portava alla partenza la maglietta con scritto “io sono felice” chissà come si deve sentire ora! Il suo arrivo in Guadalupa festeggia il trionfo della caparbietà, della forza di volontà e della determinazione ad andare oltre ogni tipo di ostacolo. Un pò me ne intendo dal momento che ho avuto il piacere di navigare sulla sua barca in due edizioni dell’Arci, e sono quindi in posizione privilegiata per potere valutare appieno il potenziale dello skipper romano.
Federico inizia a frequentare il Forum sul sito della classe italiana alla fine del 2010, con interventi sempre molto tecnici e mirati. Si capisce che se ne intende, e molto, di elettronica. In quell’inverno mi contatta per la consueta sgrossata sui dubbi che attanagliano tutti i neofiti. Lo conosco di persona al GPI del 2011, che conclude tra le ultime posizioni, impelagato in qualche piatta di troppo. La sua partecipazione alla SMS successiva è di ben altro tenore. Al termine di una nottata sotto spi grande, il suo Dingo 1 gira tra i primissimi a Porquerolles. Nel ritorno Fede perde qualche posizione ma il suo è un debutto “en solo” che lascia trapelare doti non comuni.
Queste doti avrà modo di testarle di persona all’Arci 2012 dove ci spalleggiamo brillantemente fino ad un terzo posto tra i Serie, che costituisce il suo primo podio. Noto che il suo approccio alla navigazione è quanto mai scientifico. Il suo avvicinamento alla regata è improntato ad uno studio delle polari e del meteo rigorosissimo, direi di impronta “apolloniana”, che si traduce in sofisticate strategie di rotta.
Ne ho una prova appena partiti: terzi alla boa di disimpegno, stiamo bolinando con un bel SE pronti a modulare il bordeggio per doppiare l’Argentario quando Fede si immerge nei suoi grafici per me incomprensibili e se ne esce con “Stefano poggiamo di 15 gradi mettiamo frullone, che tra 4 miglia il vento rinforza verso il Giglio di 8 nodi”.
Ne ho una prova appena partiti: terzi alla boa di disimpegno, stiamo bolinando con un bel SE pronti a modulare il bordeggio per doppiare l’Argentario quando Fede si immerge nei suoi grafici per me incomprensibili e se ne esce con “Stefano poggiamo di 15 gradi mettiamo frullone, che tra 4 miglia il vento rinforza verso il Giglio di 8 nodi”.
Abituato come sono ad una condotta più ruspante e “tattica” abbozzo con fatica ma mi è chiaro che mi trovo di fronte ad un rappresentante del modo di navigare del terzo millennio. A tanta teoria il romano affianca una robusta dose di senso pratico e capacità di sbrogliare, con tanto lavoro, matasse intricate. Nel trasferimento da Genova ha rotto il timone e, per non farmi perdere la regata, si fa riparare il pezzo rotto nel porto di partenza, lo va a recuperare in macchina e lo porta in traghetto a Porto Ferraio, dove era riparato con 556 ferita. Il tutto tre giorni prima del via alla regata di Talamone, dove arriva in extremis, stanco ma al momento giusto.
Un’altra prova delle sue qualità la ricevo alla MiniBarcelona.
Alba della vigilia della partenza. Lo saluto in banchina e lui: “Stefano ho il Gyrografico che non funziona”. In pochi minuti mette in moto una straordinaria catena di richieste di aiuto che si concretizzano in una riparazione con un tecnico locale che termina a notte inoltrata. Parte distrutto, la regata è dura, il mal di mare lo affligge da subito ma lui non molla, mette perfino spi e la conclude, suggellando la sua qualifica definitiva alla Transat.
Alba della vigilia della partenza. Lo saluto in banchina e lui: “Stefano ho il Gyrografico che non funziona”. In pochi minuti mette in moto una straordinaria catena di richieste di aiuto che si concretizzano in una riparazione con un tecnico locale che termina a notte inoltrata. Parte distrutto, la regata è dura, il mal di mare lo affligge da subito ma lui non molla, mette perfino spi e la conclude, suggellando la sua qualifica definitiva alla Transat.
Nel 2013 il romano compie un ulteriore salto di qualità.
Si affida al gruppo Your Sail di Massimo De Donno che ne cura la preparazione atletica, l’alimentazione, la gestione del sonno e delle energie psichiche. Federico si sottopone per mesi a due allenamenti al giorno, perde sei chili, matura una maggiore consapevolezza dei suoi mezzi ed i risultati dei suoi sforzi sono ora sotto gli occhi di tutti. Goditi un pò di riposo ora e, appena ripreso un pò da un tour de force che dura ormai da tre mesi, raccontaci tutto…
Si affida al gruppo Your Sail di Massimo De Donno che ne cura la preparazione atletica, l’alimentazione, la gestione del sonno e delle energie psichiche. Federico si sottopone per mesi a due allenamenti al giorno, perde sei chili, matura una maggiore consapevolezza dei suoi mezzi ed i risultati dei suoi sforzi sono ora sotto gli occhi di tutti. Goditi un pò di riposo ora e, appena ripreso un pò da un tour de force che dura ormai da tre mesi, raccontaci tutto…
Le righe che seguono le scrivo con la morte nel cuore.
Sarebbero dovuto essere il suggello di altre due belle storie umane e nautiche, il coronamento di altri anni di sogni e duro lavoro ed invece… Fornaro e Iacopini hanno tenuto moltissimo a precisare, ed hanno ragione, di essere comunque, in pratica, arrivati dall’altra parte, pertanto non c’è motivo di non aprire anche per loro l’album dei ricordi.
Sarebbero dovuto essere il suggello di altre due belle storie umane e nautiche, il coronamento di altri anni di sogni e duro lavoro ed invece… Fornaro e Iacopini hanno tenuto moltissimo a precisare, ed hanno ragione, di essere comunque, in pratica, arrivati dall’altra parte, pertanto non c’è motivo di non aprire anche per loro l’album dei ricordi.
Novembre 2008. Assemblea della Classe italiana a Genova.
Sto camminando verso il ristorante a seduta conclusa, quando mi affianca un simpatico ragazzo con accento romano (conoscete uno con quell’accento che non sia simpatico?). Modesto e rispettoso da mettermi in imbarazzo, mi inoltra le consuete domande sulla qualifica e scopriamo di avere in comune una cosa importantissima:il Te Salt su cui naviga lui ora ed io fino al 99! Che ironia…dopo due anni la sua Adrenalina sarebbe diventata la mia barca.
Andrea infila il consueto cursus honorum dei velisti italiani: Arci, GPI e SMS, correndo in coppia col vecchio proprietario, Michele Miegge, per un oculato trasferimento di consegne tecniche.
Sto camminando verso il ristorante a seduta conclusa, quando mi affianca un simpatico ragazzo con accento romano (conoscete uno con quell’accento che non sia simpatico?). Modesto e rispettoso da mettermi in imbarazzo, mi inoltra le consuete domande sulla qualifica e scopriamo di avere in comune una cosa importantissima:il Te Salt su cui naviga lui ora ed io fino al 99! Che ironia…dopo due anni la sua Adrenalina sarebbe diventata la mia barca.
Andrea infila il consueto cursus honorum dei velisti italiani: Arci, GPI e SMS, correndo in coppia col vecchio proprietario, Michele Miegge, per un oculato trasferimento di consegne tecniche.
Il 2010 lo vede arruolare come preparatore nientemeno che Tommaso Stella, che per due anni alimenterà con nuovi stimoli le sue già notevoli qualità. Terzi all’Arci quinti assoluti al GPI… i due fanno compiere al vetusto propotipo di Felci un buon salto di qualità. Troppo vetusto forse per le ambizioni da Andrea? Il romano ha i riflessi pronti: a maggio gli capita la doppia opzione di un armatore che vuole il TèSalt (mai scelta fu più azzeccata, scusate il personalismo…) e di un altro, Ingo Ravazzolo che mette in vendita il suo P2 . Detto fatto: Iacopini entra nell’orbita dei Serie, si allena in inverno al centro dello YCI e si lancia in un biennio di continua crescita, sua e della barca, sempre sotto l’egida di Tommy.
Non sono tutte rose: alla MiniBarcelona disalbera dopo poche miglia eppure… è proprio lì che ho capito che la sua piena maturazione era avvenuta. Correre la MiniTransat richiede, oltre che doti veliche fuori dall’ordinario, anche capacità manageriali e forza di reazione spropositate, giusto quelle che Andrea mi stava dimostrando, con ore al telefono, per riportare a casa la barca con un’albero nuovo dalla Spagna.
Era dal 2 di Settembre che la sua Odissea era iniziata. Era venuta a capo di tutto quello che è successo in questa maledetta edizione: il rinvio biblico, il Biscaglia incazzato, l’arrivo a Sada da tregenda, Finisterre fedele al copione , la crocetta rotta, quasi un mese su di un Mini in regata e poi… il bidone sulla sua rotta!
Un abbraccio, Andrea e sono sicuro che stai già rimuginando sul futuro…
Un abbraccio, Andrea e sono sicuro che stai già rimuginando sul futuro…
Febbraio2010.
Rispondo al telefono ad un ragazzo romano ovviamente simpatico. Dice di avere acquistato un Pogo 1, col quale intenderebbe correre la Transat 650 del 2011, iniziando a gareggiare già il mese successivo, all’Arci. Gli manifesto le mie perplessità, dato che, a quanto ho capito, la barca è parecchio indietro nella preparazione e manca solo un mese al via. Federico mi smentisce e a fine marzo riesce ad essere al via col suo Jolie Rouge.
Rispondo al telefono ad un ragazzo romano ovviamente simpatico. Dice di avere acquistato un Pogo 1, col quale intenderebbe correre la Transat 650 del 2011, iniziando a gareggiare già il mese successivo, all’Arci. Gli manifesto le mie perplessità, dato che, a quanto ho capito, la barca è parecchio indietro nella preparazione e manca solo un mese al via. Federico mi smentisce e a fine marzo riesce ad essere al via col suo Jolie Rouge.
Si capisce subito che appartiene ad un’altra scuola rispetto a Cuciuc. Probabilmente dotato di meno risorse, si inscrive di più alla scuola dei ministi istintivi, un pò improvvisatori ma geniali, spesso con accento laziale, di cui è piena la bacheca del nosto sport. Quanto alle sue qualità nautiche le sperimento al GPI successivo che corro sul TéSalt di Ricchetti.
Fede, che corre col fratello, è senza frullone, monta vele dell’anteguerra… eppure fino alle Bocche è match race serratissimo. Prima di Tavolara il maestrale rinforza, noi optiamo per il frullino e già ci pare troppo. Ad un certo punto ci giriamo e vediamo che Il Pogo 1 ha a riva… lo spi! In un attimo capisco che il pacioso romano ha bravura, coraggio e determinazione da vendere.
Fede, che corre col fratello, è senza frullone, monta vele dell’anteguerra… eppure fino alle Bocche è match race serratissimo. Prima di Tavolara il maestrale rinforza, noi optiamo per il frullino e già ci pare troppo. Ad un certo punto ci giriamo e vediamo che Il Pogo 1 ha a riva… lo spi! In un attimo capisco che il pacioso romano ha bravura, coraggio e determinazione da vendere.
Il suo lavoro gli impedisce di essere all’appuntamento con Bahia. Poco male,il nuovo percorso gli offre stimoli ancora maggiori e nel 2012 Fornaro mostra a che punto sia la sua evoluzione tecnica. Al GPI, in coppia con Luca Riccobon, porta il suo vecchio P1 nei primissimi posti per tutta la regata, numero che ripeterà all’Arci 2013 dove, in compagnia del cugino Andrea, uno di cui credo dovremo scrivere molto e bene in futuro, si piazza terzo tra i Serie, in un contesto di altissimo livello.
(da www.classemini.it di Stefano Paltrinieri)
Nessun commento:
Posta un commento