Eccomi là, alla scrivania dove quasi ogni sera mi addormento, in cui studio i percorsi, la meteo, gestisco gli acquisti e tante altre cose. Eccomi, a raccontare un po’ come sono passati questi primi mesi, le prime sensazioni sul 747, le prime regate. Il proto è una barca indiscutibilmente affascinante. Non solo per il concentrato di tecnologia che porta con sé, ma per la quantità di riflessioni e scelte che ti mette in moto. Ti sottopone a un’interrogazione generale: sui tipi di carene (più o meno tese? con più o meno rocker?); sulla quantità di volume a prua e la sua distribuzione; sull'albero (classico o alare?); sui ballast in alternativa ad un maggior angolo di chiglia e tantissime altre questioni. Tutto questo ti avvicina all’ingegneria, ai calcoli, a concetti che a volte funzionano sulla carta e sul mare, a volte no.
Ogni barca ha le sue caratteristiche, il suo angolo ideale di sbandamento e di assetto longitudinale ed è importante sentire nello stomaco la personalità della propria barca per poterla servire al meglio.
Professionalmente tutto questo lo considero un privilegio, mentre il fatto di poter navigare sul 747, mi fa sentire un esploratore di questa coraggiosa idea di adattare lo scow alle regate off-shore.
Le tre regate appena concluse non sono state affatto semplici, né tanto meno riposanti.
La Demi-Clé è iniziata con aree leggere ed è finita con tre mani alla randa e tormentina, pettinati da più di 30 nodi di aria fredda e compatta. Decisamente differente da quella dell’aliseo.
La Select è stata la regata tipo “saldi in macelleria”: partenza con 25 nodi da NW e raffiche di oltre 30 attese nella rimonta fino al faro di Birvideaux che dovevamo girare.
Partiamo bene, all’uscita dalla Passe sono terzo, dopo 4 virate secondo, poi in 20 minuti accade: uno bello strappo trasversale in balumina della randa, una puleggia di rinvio della drizza del solent che scoppia, la drizza che a causa della mancanza della puleggia di rinvio ha soltanto 30 minuti di autonomia dopodichè scoppia, una virata involontaria mentre ho il fiocco ammainato per cercare di risistemare il casino a piede d’albero.
In 20 minuti ho cambiato swich da “racing” a “cruising”. Niente passaggio della Teigneuse, lontano da pericoli sottovento, modalità safe. Siamo riusciti in 17 a terminare la regata abbandonata da 38 concorrenti su 55.
Poi la Trinité-Plymouth, dove con Antoine abbiamo fatto questa partita a poker con la regola del rilancio “doppio o pari”.
Il passaggio a Pointe du Raz e Chenal du Four con 5 nodi di corrente a favore ci ha spinto ad una velocità di oltre 18 nodi sul fondo e questo mi ha fatto aggiungere un centinaio di capelli bianchi.
Era una settimana che studiavo quel passaggio: abbiamo tagliato veramente vicino a terra.
Poi nella Manica è iniziato un fantastico surf con vento in poppa lungo 110 miglia.
A metà siamo passati in testa, dove siamo rimasti fino al traguardo.
Abbiamo sorpassato il nostro amico Antoine di poppa VMG.
Avevo dichiarato che c’è tanto lavoro da fare su quest’andatura, speriamo che il risultato sia indicatore di una buona direzione.
Presto saranno realizzati i nuovi spi, sulla base dei feedback degli attuali: un lavoro meticoloso che svolgo insieme a Rémi di All Purpose, che ha regatato insieme a me alla Trinité-Plymouth.
Navigare su un mini-scow è un’esperienza che mentre la vivi hai l’impressione di scrivere nuove pagine di storia della vela, proprio adesso che stanno disegnando il maxi-scow, un 90 piedi che dovrebbe partecipare alla Transpac.
Sono contento di quest’opportunità e, consapevole della mole consistente di lavoro che mi aspetta, cerco di avere sempre davanti le regole base per sviluppare un buon progetto, e di dare ogni giorno un passo per migliorare la mia barca e me stesso.
(da www.giancarlopedote.it di G. Pedote)
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