L'altro giorno ho spiegato come la maggior parte delle mattine sono 
tranquille, rilassanti e pure. Sono momenti di riflessione e calma – momenti in 
cui ci si eleva e si coglie l'attimo. E' il tempo per una tazza di caffè o di the. Il momento dell'energia 
mattutina e dei sorrisi raggianti. In poche parole, un istante in cui puoi 
essere te stessa dentro te stessa. Bene, saremmo disposte a dare qualunque cosa per un attimo di pace adesso! La 
nostra mattinata è stata lungi dall'essere occasione di riflessione sulla 
giornata a venire e a stento siamo riuscite a buttar giù in tutta fretta una 
tazza di caffè nero bollente.
Lo Stretto di Malacca è famoso per essere una delle zone più vaste al mondo 
per il traffico navale – l'80% del petrolio del mondo viaggia attraverso questo 
Stretto. Oltre a navi grandi come isole (da noi soprannominate i "Giganti di 
Malacca"), siamo anche impegnate ad evitare un enorme quantità di detriti, dalla 
plastica al polistirolo, dai comodini agli alberi. Ma, dopo questa mattina, lo 
Stretto di Malacca resterà memorabile per Team SCA anche per un'altra ragione: 
una corrente così forte da fermare la barca.
"Abbiamo visto tutti il film 'Alla ricerca di Nemo' vero? La EAC (corrente 
australiana orientale) è la regina delle correnti," ha affermato Libby. "La 
corrente è come un fiume che scorre nell'oceano; è come una tubo di gomma 
sottomarino che o ti spinge rapidamente in avanti oppure indietro. In più c'è la 
marea, che è collegata al moto gravitazionale della luna, e fa sì che il livello 
dell'acqua si alzi e si abbassi. Puoi anche avere marea e corrente 
contemporaneamente. Di fatto le avevamo entrambe contro e, quando il vento è 
calato del tutto, hanno iniziato a spingerci indietro."
Perciò siamo qui, ad un tiro di schioppo dalla terraferma (circa 1 miglio!) 
e, stando al Traffic Separation Scheme (sistema di rilevamento del traffico 
navale), decisamente troppo vicine (ad altre imbarcazioni) per essere 
tranquille; e siamo ferme. In realtà non ci siamo proprio fermate, ma abbiamo 
iniziato ad andare indietro. È come se cercassimo di risalire una scala mobile 
che va in giù.
Stiamo cercando di navigare avanti, ma ci muoviamo indietro – a dir poco una 
navigazione inefficace. E così, è arrivato il momento delle ancore; sono stati 
tagliati i sigilli a destra e a sinistra mentre le ragazze cercavano di mettere 
in funzione a prua il sistema di ancoraggio. In teoria l'ancora dovrebbe 
fermarci fino a che il vento non deciderà di alzarsi nuovamente e di consentirci 
di ripartire. 
Fortunatamente il vento è tornato giusto in tempo, prima che spiaggiassimo 
sul banco di sabbia più vicino. Non abbiamo dovuto usare l'ancora – il che ha 
generato un sospiro di sollievo collettivo in quanto eravamo tutte un pò 
preoccupate per la manovra di recupero a bordo dell'ancora, dato che la barca 
navigava (indietro) a 5 nodi. Avremmo forse finito per trascinarcela 
dietro!?
Adesso che l'ancora è impacchettata, e la squadra sta iniziando a riprendere 
fiato, la vita sta tornando alla normalità…il che è piuttosto rilassante 
(paragonato a quello che avevamo affrontato poco prima) nonostante il fatto che 
siamo circondate da "Giganti di Malacca". La buona notizia, adesso, è che ora 
che la giornata è rientrata nella solita routine, sarà il momento perfetto per 
sorseggiare (finalmente) quella famosa tazza di caffè mattutina.
(www.teamsca.com)

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