Al 56° giorno della competizione più dura al mondo, il Vendée Globe, Giancarlo Pedote ha superato uno degli ostacoli più iconici e temuti dai navigatori oceanici: il Capo Horn. Erano le 11:10 (ora italiana) del 6 gennaio quando lo skipper del team Prysmian ha lasciato alle spalle le acque tumultuose del Grande Sud, segnando una pietra miliare nel suo incredibile viaggio in solitario intorno al mondo. Questo passaggio, carico di emozioni e simbolismo, rappresenta un momento decisivo per ogni marinaio, ma per Pedote ha un significato ancora più profondo: è la seconda volta che doppia il Capo Horn, dopo la sua prima esperienza quattro anni fa.
«Doppiare il Capo Horn è sempre un’emozione unica, un momento che ti riempie di orgoglio e ti ricorda perché hai scelto di affrontare una sfida come il Vendée Globe», ha dichiarato Pedote. «Ogni marinaio sogna questo momento, e viverlo, anche nelle condizioni più difficili, è un privilegio.»
Il Capo Horn segna l’uscita dalle insidiose e gelide acque del Grande Sud e l’inizio della risalita verso l’Atlantico, una fase non meno complessa ma certamente più familiare per chi, come Pedote, si è allenato duramente per ogni tipo di sfida. Tuttavia, questa volta, le condizioni non sono state clementi.
«Il Grande Sud è stato un susseguirsi di tempeste, raffiche di vento violente e un mare molto agitato», ha spiegato. «Ma tutto questo fa parte del gioco: il mare è il vero arbitro, e noi navigatori dobbiamo saperlo accettare.»
 
Con l’esperienza maturata in anni di competizioni e allenamenti, 
Giancarlo ha dimostrato ancora una volta di essere un marinaio lucido e 
strategico. Di fronte a condizioni meteo proibitive, ha deciso di 
rallentare l’andatura per proteggere la sua imbarcazione, già messa a 
dura prova dai venti e dalle onde del Grande Sud.
«Ho scelto di rallentare prima della Terra del Fuoco per lasciare 
passare il maltempo. Affrontare 45-50 nodi di raffiche con una barca che
 ha già subito qualche danno non sarebbe stato saggio. Ci sono momenti 
in cui bisogna sapere rallentare per salvaguardare il mezzo e continuare
 la corsa con maggiore serenità», ha detto. «Non rimpiango questa decisione, anzi, penso che sia stata una scelta necessaria per il successo a lungo termine.»
 
Questa mentalità riflette il profondo rispetto che Pedote nutre per il 
mare e per la competizione stessa. Ogni decisione, ogni manovra, ogni 
momento passato a bordo dell’IMOCA Prysmian è il frutto di un delicato 
equilibrio tra coraggio, razionalità e un pizzico di umiltà. Dopotutto, 
il Vendée Globe non è solo una gara contro gli altri, ma anche una sfida
 contro gli elementi e i propri limiti personali. 
Con il Capo Horn alle spalle, l’attenzione di Giancarlo si sposta ora sulla risalita dell’Atlantico, una delle fasi più strategiche e imprevedibili della regata. Le condizioni meteo continuano a essere un elemento determinante: una vasta depressione si sta formando lungo la cordigliera delle Ande e minaccia di colpire i navigatori ancora nella zona.
«Spero di essere ben più a nord quando questa depressione ci 
raggiungerà, altrimenti sarà molto complicato, perché si tratta di una 
situazione che potrebbe rendere la navigazione estremamente difficile. 
Non avremo il tempo di rilassarci, sarà una risalita da affrontare con 
grande concentrazione e attenzione ai dettagli.»
 
La fase atlantica del Vendée Globe richiede non solo una solida 
strategia, ma anche la capacità di adattarsi rapidamente alle variazioni
 del meteo e alle sfide tecniche che possono emergere. E proprio le 
questioni tecniche continuano a rappresentare una sfida per Pedote.
Uno degli elementi più critici è il timone dell’IMOCA, che necessita ancora di riparazioni. Giancarlo sa bene che ogni piccolo problema tecnico può trasformarsi in un ostacolo significativo, soprattutto in una competizione dove ogni secondo conta.
«Devo sostituire una parte nell’appendice del timone e ottimizzare 
il sistema per renderlo il più affidabile possibile. Ogni dettaglio 
conta, e questo lavoro sarà cruciale per affrontare al meglio l’ultima 
parte della regata», ha spiegato. Nonostante le difficoltà, Pedote 
affronta queste sfide con lucidità e determinazione, consapevole che il 
Vendée Globe è molto più di una semplice competizione: è un’impresa 
epica che mette alla prova corpo, mente e spirito.
 
Il passaggio del Capo Horn rappresenta molto più di un traguardo 
simbolico per Giancarlo. È il risultato di anni di preparazione, 
sacrifici e sogni. Ma è anche un momento che lo spinge a guardare 
avanti, verso il traguardo finale, con ancora più motivazione e voglia 
di superare ogni ostacolo. «Il mare non fa sconti, ma ti insegna 
ogni giorno qualcosa di nuovo. Ogni miglio percorso è un insegnamento, e
 ogni difficoltà superata è una conquista personale», ha concluso lo skipper.
 
Con il suo spirito indomabile e la sua capacità di affrontare 
l’imprevisto con coraggio e intelligenza, Giancarlo Pedote continua a 
ispirare non solo gli appassionati di vela, ma chiunque riconosca il 
valore della resilienza e della dedizione. La sua avventura nel Vendée 
Globe è una testimonianza di ciò che si può raggiungere con passione, 
disciplina e un inossidabile desiderio di superare i propri limiti.

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