La dodicesima edizione del giro del
mondo, la prima corsa con i nuovi monotipo Volvo Ocean 65, ci ha ormai
abituato a dei finali thriller. Nella quarta tappa i distacchi sono
stati minimi, nella quinta tappa, da Auckland a Itajaí, le prime quattro
barche hanno concluso in meno di un'ora e tutto lascia supporre che
anche la sesta tappa potrebbe concludersi con una lotta all'ultimo
bordo, con il quartetto di testa racchiuso in sole 16 miglia quando ne
mancano poco più di 450 alla linea del traguardo. Questa sera le barche dovrebbero
effettuare l'ultima strambata prevista per uscire da una zona di vento
leggero e pare che, dopo scelte tattiche anche coraggiose con notevoli
separazioni laterali, nessuno voglia più prendere troppi rischi per
trovare aria o corrente più favorevole.
Data anche la notoria difficoltà
dell'approccio a Newport, i sei team rimangono in formazione compatta,
controllandosi l'un l'altro. “Non è il momento di rischiare.” Ha detto il meteorologo della regata Gonzalo Infante. “Prevedo che stasera tutti stramberanno quasi contemporaneamente.”
Una manovra che potrebbe essere aiutata da un buon vento da sud-ovest
che accompagnerà la flotta almeno fino a metà mattina di domani prima
dello sprint finale verso Newport, con la sua tipica variabilità meteo
che probabilmente terrà sulle spine velisti e appassionati fino
all'ultimo.
Secondo le ultime previsioni
emesse dal Race Control Centre di Alicante i primi potrebbero arrivare
intorno alle 15.00 UTC (le 17 ora italiana) di giovedì, malgrado questo
orario possa cambiare ancora. La domanda comunque resta una e una sola:
chi vincerà?
All'ultimo
rilevamento delle posizioni in testa sono ancora i franco/cinesi di
Dongfeng Race Team che tuttavia hanno visto diminuire il loro vantaggio
su Abu Dhabi Ocean Racing fino a meno di 2 miglia, avendo deciso di
sacrificare un po' di acqua per mettersi in una posizione di maggior
controllo sugli avversari. Racconta Sam Greenfield, a bordo di Dongfeng Race Team: “Ho
trovato Pascal (Bidegorry, il navigatore) sotto coperta e gli ho
chiesto quale fosse la nostra strategia. Mi ha risposto: dobbiamo essere
veloci. Non c'è niente da fare di diverso, solo andare forte, il che
non è così semplice. C'è un'onda fastidiosa e il vento va su e giù.
Dovremmo cambiare vele, adattarci e i nostri avversari sono veloci,
quindi è dura.”
Ma anche a bordo di Abu Dhabi Ocean
Racing non mancano i dubbi e le incertezze, come ha spiegato l'Onboard
Reporter, Matt Knighton: “Ian (Walker, lo skipper) ha passato la
giornata in uno stato di tensione costante, bisogna coprire Team Brunel
ma anche tenere la seconda piazza per attaccare Dongfeng se se ne
presenterà l'occasione.”
E' facile immaginare che lo stesso stato
di tensione si viva anche su Team Brunel, MAPFRE e Team Alvimedica che
nelle ultime ore sono tornati sotto ai primi e non aspettano che il
momento propizio per recuperare. Tuttavia questi recuperi potrebbero
essere solo sulla carta e non definitivi, visto che il prossimo waypoint
non è necessariamente Newport ed è possibile che tutto si giochi nelle
ultimissime miglia. Tutti gli skipper e i navigatori, hanno continuato a
ripetere come in un mantra che la regata non è affatto finita è che ci
sono possibilità di perdere o guadagnare fino alla fine.
Intanto ggi si è aperto
ufficialmente, alla presenza di autorità e organizzatori, il Race
Village di Newport in un'atmosfera carica di aspettative e sotto un
cielo soleggiato, libero dalla consueta nebbia locale. Per Team
Alvimedica, guidato dallo skipper Charlie Enright che è originario
proprio del Rhode Island, la pressione di voler ottenere un buon
risultato in casa si fa sentire. Come anche per l'Onboard reporter
nordamericano Amory Ross, che oggi ha scritto “E' successo molte
volte in questa regata, che dopo migliaia e migliaia di miglia sugli
oceani siano siate le ultime cento miglia a decidere il risultato.
Sebbene stiamo già tutti pensando a Newport e a quanto sarà fantastico
tornare a casa, promettiamo che faremo tutto il possibile per prepararci
a cogliere anche la minima opportunità che si presentasse fra qui e il
traguardo per dimostrare quanta strada abbiamo fatto, e non solo
letteralmente, da quando siamo partiti.”
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