Solo due giorni fa, 
all'ingresso nello Stretto di Malacca, i franco/cinesi di Dongfeng Race 
Team avevano oltre 100 miglia di margine sugli inseguitori, stamattina 
il vantaggio si era ridotto a sole 24. Come da previsione 
l'attraversamento del canale fra Sumatra e la Malesia si sta rivelando 
un vero incubo per i sei team impegnati nella terza tappa della Volvo 
Ocean Race.  Alle spalle dei battistrada quattro team sono 
praticamente appaiati e continuano la lotta a stretto contatto nel vento
 leggero e in un mare disseminato di oggetti galleggianti e traffico 
intenso. In coda alla flotta, ne hanno approfittato le veliste di Team 
SCA, autrici di un recupero notevolissimo, che le rimette in gioco visto
 che ora sono a poco più di 55 miglia dai leader e a una ventina da Team
 Brunel. 
All'ultimo rilevamento i leader hanno ripreso aria e velocità, 
ma poco avanti entrando nel canale di separazione dal traffico 
mercantile avranno ancora meno opzioni a disposizione per mettere al 
sicuro la loro prima piazza.
E' stata una nottataccia per lo skipper Charles 
Caudrelier e il suo equipaggio, mentre gli avversari camminavano bene, 
la barca rossa con bandiera cinese si è ritrovata in un buco, con un 
vento totalmente assente tanto che a un certo punto il vantaggio si era 
ridotto a sole 16 miglia. “Ventiquattr'ore fa eravamo completamente 
soli in oceano e guidavamo la flotta con oltre 100 miglia di vantaggio. 
Poi siamo entrati nello stretto. Ho chiesto a Charles (Caudrelier) di 
descrivere l'ultima giornata in due parole e ho avuto una risposta di 
due parole: un incubo, un incubo. Lo ha detto proprio due volte. Non c'è
 vento, la corrente è contraria, la velocità vicina allo zetro. Unincubo
 per chi sta davanti, e magari non siamo nemmeno più davanti.” Raccontava stamattina Sam Greenfield.
I franco/cinesi però non sono stati i soli a soffrire
 durante la notte, le condizioni sono state difficili per tutti con un 
vento dai 2 ai 9 nodi al massimo e solo all'alba le barche hanno 
ricominciato a muoversi grazie a una leggera brezza termica proveniente 
dalla costa di Sumatra. “Lo stretto di Malacca si sta rivelando fedele 
alle aspettative.” ha scritto Amory Ross da bordo di Team Alvimedica: “Il
 nostro allontanamento dalla flotta di ieri e durato poco e ora siamo di
 nuovo tutti insieme, in tipico stile Volvo Ocean 65, con MAPFRE e Abu 
Dhabi a lottare per il secondo posto. Abbiamo guadagnato poco e abbiamo 
perso poco. Oggi la giornata è cominciata con un bel temporale violento,
 a cui sono seguite una o due ore di bonaccia totale. Poi un po' di 
vento in più ed eccoci a navigare di nuovo bordo a bordo. Non c'è molto 
tempo per riposare, c'è sempre qualcosa da mettere a posto, da regolare,
 da cambiare, da osservare.”
Lentamente, ma in modo costante il vento è tornato, e
 i primi a beneficiarne sono stati i leader di Dongfeng, che hanno 
potuto rimettere qualche miglio fra sé e gli altri team. Al rilevamento 
del primo pomeriggio, infatti il loro vantaggio è risalito a quasi 30 
miglia su Abu Dhabi Ocean Racing, attualmente secondo e sui terzi, gli 
spagnoli di MAPFRE, un solo miglio e mezzo dietro. Per l'equipaggio 
guidato da Ian Walker le ultime ore sono state molto intense ma 
proficue, tanto da fargli guadagnare due posizioni malgrado a un certo 
punto sia stato costretto persino a dare ancora per evitare di partire 
in retromarcia a causa della forte corrente contraria in una zona di 
vento leggerissimo. 
Una tecnica, conosciuta in inglese con il nome di 
kedging, che è del tutto legale a meno che non la si usi per far 
avanzare la barca e che sono stati costretti a utilizzare anche Team 
Brunel e MAPFRE. Ci si ricorderà che qualcosa di simile accadde nella 
scorsa edizione della regata quanto, all'arrivo della tappa 
transatlantica da Miami a Lisbona, alcuni equipaggi furono costretti a 
dare fondo all'ancora per ovviare alla forte corrente di marea del fiume
 Tago.
Nelle ultime ore, la flotta ha subito una notevole 
compressione e la performance di maggior rilievo senza dubbio quella 
delle veliste di Team SCA, che grazie alla scelta di navigare sotto la 
costa di Sumatra con vento di terra si sono rifatte sotto e che ora sono
 distanziate da Dongfeng di sole 55 miglia e, più importante, sono 
rientrate sugli altri, ormai distanti solo una ventina di miglia.
I velisti continuano a lottare non solo contro le 
condizioni meteo, ma anche con l'incredibile quantità di rifiuti e 
oggetti galleggianti, come racconta da MAPFRE l'Onboard reporter 
Francisco Vignale: “Benvenuti nel mare a ostacoli. Navi, barche da 
pesca, rami, alberi, spazzatura, boe, reti, pezzi di plastica, scarpe, 
sandali, legni, ancore, cime, catene, vele, barche a vela, carbonio, 
umani, stress, vento, bonaccia, pioggia, mare, competizione, urla... La 
quantità di cose che galleggiano in mare fa impressione, mi avevano 
detto che questa è una zona inquinata ma non avrei mai creduto che la 
situazione fosse così terribile. Durante la notte pezzi di plastica e 
reti restano impigliati nella chiglia e abbiamo anche urtato un paio di 
tronchi, continuiamo a alzare le derive per togliere le cose che ci 
rimangono attaccate. I ragazzi controllano di continuo i timoni. E' un 
mare davvero pieno di ostacoli.” Una situazione di estrema tensione 
per i velisti, che hanno segnalato di aver ormai quasi completamente 
abbandonato il sistema di turni.
Ai leader, che fra poco entreranno nella cosiddetta 
Strait Traffic Separation Scheme (TSS), ossia il canale che separa il 
traffico mercantile e che per le barche in regata è quello più vicino 
alla costa malesiana, mancano ancora circa 1.350 miglia a Sanya e devono
 ancora superare il tratto meno ampio e più duro dello stretto prima di 
passare oltre Singapore e addentrarsi nel Mar Cinese Meridionale dove 
finalmente potranno mettere la prua verso la Cina.

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