Pagine

martedì 9 luglio 2013

MINI 6.50 - Diario di Bordo - Un MiniFastnet difficile


08 Luglio 2013 - Ascoltando quello che diceva il metereologo al briefing mi fregavo stoltamente le mani: alta pressione, che bello! Un canovaccio del genere l'avevo già vissuto poche settimane prima al GPI e, ad onta delle lamentele di alcuni duri e puri della vela muscolare e bagnata, a me quelle ariette sui forza tre su mare calmo erano piaciute un sacco ed ora il miracolo stava per ripetersi anche quassù a 50 di latitudine. Come mi sbagliavo! E si che ero alla quarta edizione del MiniFastnet, ma mi ero dimenticato che a queste latitudini è veramente difficile schiodare dalla cerata, anche a mezzogiorno , anche col caldo e, soprattutto, con le alte pressioni subentra uno sgradito convitato che rende la navigazione assolutamente caratteristica ed indimenticabile ma difficile e stressante: la nebbia.
 
Difficile... Questa è la giusta definizione dell'edizione 2013 del Minifastnet, non pericolosa per le burrasche o particolarmente dura per gli spruzzi ed il freddo ma difficile, questo assolutamente si. Alle consuete complicazioni che le correnti propongono ai velisti, tantopiù a quelli Mediterranei poco adusi a modularle, alle piatte ed ai venti variablii che hanno proposto rompicapo tattici, quest'anno si è aggiunta la necessità di passare esterni alle famigerate zone DST, quelle per la separazione del traffico navale.
Delimitate da punti virtuali, e pertanto più difficili da localizzare e doppiare, sono piazzate in punti tali da snaturare la caratteristica e consolidata struttura della regata. Quella posta a sud del Fastnet impediva la classica e tanto anelata fase del "doppio il faro, poggio ed isso spi", visto che, prima di buttarsi nella discesa, occorreva prima stringere di bolina larga per tre miglia e poggiare poi di soli pochi gradi di quasi altrettante.
Fin qui solo una scocciatura... ma quella posta a nord di Wolf Rock ha letteralmente stravolto il percorso. Invece di poggiare sul bellissimo nave-faro di Seven Stones si doveva risalire per ben 22 miglia, sfiorando in pratica la Cornovaglia.

Naturalmente il grosso della flotta si è trovato a doppiare il faro di LongShip contro una marea da coefficiente altissimo che ha fatto scontare a tutti il passaggio favorevole di Ouessant di 24 ore prima.
L'alternativa era lottare al largo, a vuoto, col flusso che ti inchiodava o buttarti tra le rocce, che non conoscevi, per avanzare più veloce a terra. Non c'è equipaggio che non sia uscito esausto da quella battaglia di strambate in acque inospitali.

Se l'attraversata del mare di Irlanda è avvenuta in condizioni mediterranee, la discesa verso l'arrivo, doppiato il Fastnet è stato quanto di più nordico, british ed impressionante si possa immaginare. Già nei nostri mari è difficile tenere spi per più di qualche ora di fila, immaginatevi farlo con una visibiità che variava dal "forte foschia con l'orizzonte ridotto ad un miglio", se andava bene, a "nebbia impenetrabile". Il vento ci ha messo del suo, soffiando sempre dai 22 ai 26 nodi, spazzando un mare che, forse, il succedersi dei flussi di marea ad alto coefficiente, rendeva caotico ed imprevedibile. Non vi dico di notte...
In questo baillamme gli italiani non hanno affatto sfigurato.
Se il settimo posto di Giancarlo Pedote suona un pò come una battuta di arresto, la stessa posizione del Pogo2 OnlineSim.it di Albero Bona, ben spalleggiato da Luca Riccobon, ci pare da accogliere con la fanfara trionfale. Possiamo dire che non mancava nessuno dei migliori. L'iniezione di alcuni tenori ha addiritura rinforzato la squadra, già forte, su alcune barche.
Basti pensare agli ingaggi di Beaudard e Mahè da parte di Koster e Cloarec.
Con tutto, i nostri non hanno mai abbandonato le prime tre-quattro posizioni e solo un leggero appesantimento delle prestazioni alle portanti li ha frenati un pò alla fine.
Alberto è nuovo alle regate a questi livelli ed ha ancora da imparare. Ci raccontava che, mentre lui scendeva con spi grande e randa intera, Lipinsky, il vincitore, gli è passato sulle orecchie con DUE mani alla randa...
Dai che ottobre è ancora lontano...

Davide Lusso, spalleggiato da Paltrinieri, aveva solo una missione da compiere: terminare la regata per qualificarsi definitivamente per la MiniTransat.
Operazione compiuta e, a parte un paio di errori tattici che lo hanno allontanato dal cuore del gruppo in momenti chiave della regata, la presenza del torinese in gara non è stata affatto decoubertiniana… Ma ne scriveremo a parte...

E tra i Proto?
Gwenolè rischia di diventare il cannibale del 2013.
Se non ci fosse Giancarlo a contrastarlo non conoscerebbe sconfitta ed anche questa volta è stato sontuoso, relegando la concorrenza a distanze imbarazzanti. Raison ha dimostrato di non essere solo un progettista innovativo, ma, ospite di 667, è stato l'unico ad infilare la sua poppa tonda in mezzo a tutti i più rinomati e recenti spigoloni di ultima generazione.
Maslard cresce. I fraseggi tattici l'hanno penalizzato, probaible che nelle portanti si sia risparmiato un pò, dato che doveva terminare la regata ad ogni costo, ma fino alle Scilly è stato protagonista .
Abbiano notato sulla sua barca un nuovo sistema a calze per sostituire la funzione degli stopper ed alleggerire l'attrezzatura. Geniale!
Proprio vero che la barca non basta... faceva un pò impressione vedere il 787, ex di Normand e secondo a Bahia nel 2011, trascinarsi tra i Serie nelle mani del nuovo proprietario...
Ludovic Mechin ha vinto la regata tra i vecchi Finot, portando il suo Paris Texas, che ben conosciamo, davanti a tutte le barche gemelle. Forse è una magra consolazione ma il livello in queste regate è davvero stellare, sotto ogni punto di vista.

Brutto episodio per l'Argo 650.
Al modello spagnolo, per configurarsi come barca di Serie, oltre alla vendita di 10 esemplari necessita che uno skipper corra 2000 miglia in regata e la qualifica in solitario di 1000. Miro Garcia è fermo a quota 1500 miglia o poco più. Terminando il Minifastnet avrebbe chiuso la formalità ed invece la rottura della timoneria lo obbliga a rinviare tutto per lo meno alla Transgascogne, Che scocciatura!

RG 650 non pervenuto.
L'australiano Hewson, pur se iscritto, non si è presentato al via e ci pare che al suo log manchi ancora qualche miglio per totalizzare il dovuto. Anche la barca argentina andrà rivista a Port Bourgenay a fine luglio.
I 15 giorni di inebriante immersione nella realtà stimolante delle regate Atlantiche non ci fa perdere di vista quello che accade in Mediterraneo.
Ci pare che due notizie campeggino,una positiva, l'altra nient'affatto.
Il cantiere che produce l'Ego 650 di Oris d'Ubaldo lancia il nuovo modello di Serie Italiano ad un prezzo assolutamente allettante, visto che si parla di 34.0000 euro, compreso l'apparato NKE. Speriamo vivamente che armatori a cui non facciano difetto la fantasia e la voglia di distinguersi colgano al volo una proposta che potrebbe cambiare il volto del nostro movimento.
Notiamo con dispiacere la fatica che fanno alla Grand Motte a racimolare il micranioso numero di 12 barche per correre il Grand 8. Vero che tanti sono ormai concentrati sulla Transat e che la stagione italiana è stata già lunga... ma suvvia un pò di entusiasmo...

Meno male che la defaillance la possiamo ben condividere con gli armatori francesi del sud e gli spagnoli, ma sarebbe stato bello salire in cattedra, almeno per una volta. 
(da www.classemini.it di S. Paltrinieri)
 

Nessun commento:

Posta un commento