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martedì 16 luglio 2013

MINI 6.50 - Diario di Bordo - Il MiniFastnet 2013 a bordo di Monster


15 Luglio 2013 - E rieccoci qua! Sono tre anni che manco da Douarnenez ma non ci vogliono che poche decine di minuti per riambientarmi. Il circolo, rutilante di volontari sempre inclini a sorseggiare una birra parlando di barche, i tetti aguzzi delle chiese, le case dalle tinte scure, gli amici velisti, Jonas, Bert, Chu, che rivedi ogni morte di Papa ma coi quali rileghi in un batter d'occhio. I pontoni galleggianti nella marea, ingombri di Mini... siamo a casa! L'iniziale entusiasmo avrà modo di stemperarsi nei giorni seguenti. Grazie alla previdenza di Davide la barca è praticamente a posto, il clima è peggio di quanto ricordassi, bigio, umido e freddo e le maniche lunghe accompagnate spesso dal berretto di pile sono di rigore, il livello altissimo dei concorrenti fa si che sui pontoni circolino in pochi tra le barche già a puntino... insomma si fa fatica a tirare sera ed il rinvio per cattivo tempo fa solo aumentare la tensione e la voglia di partire.

Le foto del P2 che si è incagliato al recente MAP, che campeggiano su tutte le selezioni della stampa locale, non fanno che incupire il clima. Per fortuna intrecciamo con Luca ed Alberto qualche bella serata, infarcita dei prevedibili discorsi sul meteo, le correnti e, naturalmente, la MiniTransat. Non posso fare a meno di considerare che per resistere più di un mese in un simile contesto, per di più ad ottobre, ci vorrà una bella forza d'animo. Douarnenez non è La Rochelle, alle 8 scatta il coprifuoco, e Port Rhu è ancora più incassato tra le rive del fiume di quello di Treboul, dove ci troviamo noi ora. Meno male che la squadra sarà bella numerosa...

Brutta sorpresa: il briefing viene espresso solo in francese, senza uno straccio di traduzione. Ci pare un comportamento inqualificabile da parte del direttore Hughes, dato che si sta parlando delle zone DST, proibite all'accesso dei regatanti e non di pinzellacchere. Per fortuna Annabelle alla fine ci propone un sunto… ma si tratta di un episodio che andrà chiarito nelle opportune sedi.

La domenica soffia, soffia ed il mare la fuori è in proporzione. Non posso non pensare che, nelle stesse condizioni, hanno dato la partenza alla Solitaire e che con quel vento, quei mostri se le sono suonate di santa ragione in un cimento feroce che ha visto tra i migliori gli ex ministi Hardy e Macaire. Che velisti e che barche! E finalmente lunedi alle 8 si parte sotto un bel sole, il massimo che si possa sperare quassù, con mare residuo fastidioso ma con NW di 12-14 nodi di reale. Splendido!

Davide deve finire assolutamente la regata per qualificarsi per la MiniTransat, pertanto ci è proibito il minimo graffio alla barca e la minima protesta. Partiamo conservativi, in fondo al gruppo ma belli al sicuro da ogni pericolo. Il bordeggio per uscire dalla baia e per guadagnare il faro della Parquette, 20 miglia dopo il via è serrato. Pian piano troviamo gli automatismi nella manovra e, a turno, ci incarichiamo del matossage.
 
Lo studio delle correnti non lascia scelta: si va in costa, con i pericoli ben segnati sul GPS palmare da pozzetto. Tutto è chiaro e possiamo goderci lo scorrere della bella e selvaggia costa rocciosa e luminosa fino all'entrata della baia di Brest. Proprio bella come la ricordavo!

Negli ultimi tre anni ho vissuto nell'incubo dell'edizione del 2010, quella su Duchessa Extra, quando filavamo a 5 nodi e... eravamo inchiodati dalla corrente a metà del Chenal du Four. Quest'anno la musica cambia meravigliosamente: il coefficiente altissimo della marea garantisce un flusso oltre i 5 nodi... ma A FAVORE!
 
Come nel 2009, ma ancor più vediamo correrci incontro senza fatica, mede e boe in un mare che ribolle a picchi appuntiti e fa impressione ma che spinge, spinge. Sul GPS ci capita di leggere un VMG di NOVE nodi. Che posti del cavolo! La scriminante tra il paradiso e l'inferno sta solo nell'ora scelta per il passaggio, ma ora intanto noi ce la godiamo...

All'uscita dal canale la navigazione assume contorni più tradizionali: il mare riprende fastidioso ed il tramonto, che vuole dire quasi a mezzanotte, ci vede impegnati ancora di bolina. C'è poco da fare non si inventa nulla. Finora le opzioni tattiche sono state pochissime e, a parità di livello (alto) di conduzione della barca nel gruppo, si creano delle stratificazioni nelle posizioni, in base al modello che monti. In questa bolina con mare il nostro Zero, con vele nuove, staziona appena avanti a Ginto, Tip Top, Super Calin, a qualche P2 di seconda fascia ed insieme a qualche Proto di generazione non recentissima. Più di così non si poteva ed abbiamo la coscienza a posto.

La notte spariglia le carte. Entra un leggero SE, il mare si calma e ci pare di essere tra i primissimi ad armare il frullone prima e lo spi poi. I turni si susseguono serrati e precisissimi ogni due ore. Davide, pur senza la sveglia che io uso invece anche nelle regate in doppio, non sgarra di un secondo. Si vede che è ben amalgamato con la sua barca, che ci ha corso tante miglia e tiene un ritmo di riposo, vestizione ed alimentazione, assolutamente rigoroso. E' chiaro che ha già il pensiero rivolto ad Ottobre e questo è per lui il grande test per oliare i meccanismi della non sempre facile vita di bordo.
 

La prua dello Zero è fantastica e, con la sacrosanta giustificazione di appruare la barca, ci spariamo dei recuperi più che soddisfacenti. Per ciascuno di noi ogni turno è una regata in solitario di due ore, in cui dare il massimo in termini di concentrazione al timone, con pochissimo uso del pilota, per poi dare il cambio al compagno belli stanchi.

Tutto ciò paga. Alla vacation delle Otto del mattino seguente ci troviamo staccati dal gruppo dei primissimi di circa 5 miglia. Considerata la partenza tranquilla e la lunga bolina ci possono stare, siamo soddisfatti e la regata è ancora lunga. Il cielo diventa grigio, il SE rinforza e, quando dò il cambio a Davide alle 10 mi trovo un bel pò di Mini a poppa e Wolf Rock tre miglia di prua. Bello ... Anche la Manica è terminata ed è cosa di non poco conto nell'economia della regata.
 
Solo che… In un normale MiniFastnet a questo punto dovremmo solo poggiare, bracciare ll tangone e pregustare il passaggio del battello-faro di Seven Stones, 12 miglia per 305 gradi. Ed invece... la famigerata zona DST Scilly nord (zona per la separazione del traffico) ci obbliga proseguire per ben 22 miglia sulla stessa rotta nord, prima di poter accostare ad ovest-nord ovest. Vabbè. Il vento è sui 15 nodi, la barca fila, non piove... ed allora vediamoci anche la Cornovaglia, in fondo una prima anche per me.

Qualcosa non quadra: vediamo che le barche in prua a noi scadono inesorabilmente sottovento al faro dell'Arcipelago di Long Ship. Non abbiamo annuari delle correnti dettagliate per questa zone, nè carte, in quanto l'elenco non le prevedeva e le DST sono uscite solo prima del via. Un rapido sguardo alla carta delle correnti della Manica ci toglie però ogni illusione: per tutta la Cornovaglia sarà flusso da nord per altre 4 ore, irrobustito dal solito coefficiente di 105, altissimo. Ci pare che le barche in costa siano senza vento e decidiamo di strambare per allontanarci dal faro mure a sinistra: pia illusione. Una meda sottovento impiega 10 minuti per scorrere a poppa di pochi metri, pur se lo spi tira e, traguardando le barche a terra con dei repere, notiamo che avanzano ben più di noi.

Si ristramba, con l'intenzione di contornare il faro più vicini che si può, continuando a maledire le maledette DST.   Che fanno quei tre? Ci vanno dentro?? Non c'è dubbio! Saranno bravi, incoscienti, inglesi o pratici del posto ma stanno entrando tra le isolette e la terra. Uno sguardo e si decide. Li seguiamo! L'unica carta che abbiamo fa intravedere in effetti un passaggio vicino a terra ed è li che ci infiliamo, un occhio allo spi uno a chi ci precede, uno alle isole sottovento, uno agli scogli sottovento, uno agli scogli sopravvento ed uno alla costa che si apre a poche centinaia di metri da me e che non avrei mai e poi mai creduto di dover vedere così da vicino.

Meno male che siamo in due! Altra stramba in costa, prua al largo e... ma che fanno quelli? Ristrambano per rientrare e passare interni anche ad un isolotto posto a poche decine di metri da terra!! E' troppo. Lì la nostra carta segna solo croci di scogli. Non ha senso perdere la regata e la MiniTransat per una posizione in meno. Continuiamo dritti e passiamo fuori. Perdiamo mezzo miglio ma non abbiamo rimpianti... Che posto orribile! La costa alta, variegata tra il roccioso ed il verde è punteggiata di ciminiere e residui di vecchie fabbriche della rivoluzione industriale. Onore alle tradizione british... ma il Mediterraneo è un'altra cosa!

Altre tre strambe ci accompagnano a quel punto virtuale che sancisce il diritto a puntare finalmente ad ovest. Mi sento in colpa con Davide. In genere sono abituato a fare quasi tutto io in barca ma questa volta abbiamo deciso di lasciare a lui il maggior carico delle manovre. La Transat lo aspetta e ci pare giusto che soppesi e moduli le sue forze nella conduzione della barca.

E' ormai tardo pomeriggio quando, finalmente, il GPS ci dice che il punto (la cui posizione, precisano le istruzioni di regata, è approsimativo) si avvicina. Siamo più di 10 mini nei paraggi e noi, per non incorrere in una improvvida squalifica per taglio del percorso, effettuiamo la strambata finale nel SE per ultimi.

E' stata fin qui una prova dura, dal punto di vista tecnico e nervoso ma ora, finalmente: prua sul Fastnet !

FINE PRIMA PARTE
(da www.classemini.it di S. Paltrinieri)

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