Il mio articolo è stato pubblicato dal sito della rivista di Cino Ricci e R. Imbastaro ITALIAVELA QUI.
Siamo
ormai giunti al ventottesimo giorno del Vendée Globe ed è ora di tirare
qualche somma per quanto riguarda l’unico skipper italiano che gareggia
in questa straordinaria competizione in cui il campo di regata è il
mondo! Non a caso il Vendée è stata definita l’Everest dei mari data
l’estrema difficoltà intrinseca alla circumnavigazione dell’intero globo
terracqueo da soli, senza assistenza né scalo, a bordo di una barca a
vela di diciotto metri. Certo molto è cambiato dall’edizione del 1989/90
sia in termini di tecnologia che di “ethos” dato che lo spirito dei
tempi moderni è intriso da forti componenti mediatico/commerciali. Per
non parlare dei tempi “antichi” e “mitici” dei primi navigatori solitari
- un nome per tutti: Moitessier - che ormai sono lontani da noi anni
luce. Ma torniamo al “nostro” Alessandro: in sintesi i numeri ci dicono
che nello stesso tempo in cui il leader della regata ha percorso 9500
miglia lui ne ha fatte 6400 vale a dire il trentadue per cento in meno.
Una parte di questo distacco è sicuramente dovuta alla minore efficienza
della sua barca, Team Plastique, che è stata varata nel 1998 e che, pur
con tutte le modifiche e gli aggiornamenti degli ultimi anni, non può
avere il potenziale di velocità degli scafi “di punta” della flotta che
si avvalgono delle più recenti innovazioni quali chiglie basculanti,
ballast, foils e “crocettoni”. D’altra parte sappiamo che la sua barca
ha già partecipato a tre Vendée con discreti piazzamenti: nel 200/01
Coville è sesto, nel 2004/5 Josse è quinto e nel 2008/09 Boissières è
settimo: in quella edizione la vittoria arrise a Desjoyeaux
che concluse in poco più di ottantaquattro giorni mentre lo scafo in
questione arrivò circa ventuno giorni dopo; cioè impiegò il venticinque
per cento di tempo in più.
Per quanto ci si sforzi di compulsare le
statistiche non è possibile farsi un’idea esatta di quanto Team
Plastique sia meno performante delle barche più veloci; in più ci rimane
la forte sensazione che la minore competitività dell’imbarcazione non
possa spiegare tutto il distacco che si va via via accumulando. C’è di
più e c’è dell’altro; ed è esattamente quello che le statistiche non
sanno vedere: lo “spirito” dell’Uomo. Si sto parlando proprio di
Alessandro; la sua particolarissima storia di navigatore sta lì a
dimostrarcelo.
Quattro le sue traversate compiute con piccoli catamarani
non abitabili e senza assistenza: nel 1993 in doppio dalla Sicilia alla
Martinica; nel 2001 in solitario dall’Italia alle Isole Canarie; nel
2002 da Las Palmas, Isole Canarie, a Pointe à Pitre, Guadalupa; nel 2006
da Yokohama, in Giappone a San Francisco, USA. Poi nel 2009/10 realizza un’impresa
che è passata nella storia della vela: fa il giro del mondo no stop in
solitario e senza assistenza con una barca a vela di soli sei metri e
mezzo; la più piccola di sempre: una straordinaria avventura umana sia
per la durata di circa nove mesi che per l’indomita determinazione
dimostrata negli ultimi mesi quando, dopo aver disalberato nel Pacifico,
attrezza un’alberatura di fortuna, doppia Capo Horn e risale tutto
l’Atlantico fino a Le Sables.
Non conosco Di Benedetto ma un’opinione mi
sento di poterla esprimere: tutte le sue precedenti e notevoli imprese
veliche sono caratterizzate dall’essere delle sfide con se stesso o
contro il tempo; in altre parole, fino ad oggi, il “filo rosso” della
sua personalità di velista non è mai stato rivolto a competere con altri
avversari oltre se stesso. Questa mia convinzione si è andata
rafforzando sempre di più man mano che osservavo il “tenore” delle
notizie, delle foto, e dei video che provengono da Team Plastique: lo
skipper si mostra sempre tranquillo e rilassato, a volte occupato in
attività di routine che non incidono sulla velocità della barca; sembra
che se la stia “spassando”.
Di sicuro a bordo non si respira l’aria
mitica dei 40° ruggenti o dei 50° urlanti. Nossignore, qui siamo nel
regno di Alessandro, un solitario “dentro”, uno di quelli che stanno
bene solo in mezzo al mare, lontano da tutto e da tutti, in perfetta
simbiosi con gli albatros, con i pesci volanti, con le albe ed i
tramonti, con il fischio del vento sulle sartie, con il sole e con la
pioggia, con le stelle, con le calme e con le tempeste, con la sua barca
a vela. Con se stesso. Con la sua storia dal sapore un po’ “antico”. Buon vento Alessandro!
Andrea,
RispondiEliminaproprio in questi giorni stavo facendo le stesse identiche valutazioni.
In tutte le interviste e in tutte le riprese Alessandro è sorridente, mai stanco, sbarbato e sempre senza fiatone.
Come dici tu sembra stia facendo una Vendee in 'vacanza'.
Detto questo è sicuramente un grande velista che fa diventare semplici le cose complicate, fa sembrare tutto molto rilassante quando in realtà non lo è.
Non dimentichiamoci che anche lui corre a 18/20 kt e si trova nel freddo e lontano da ogni cosa che possa essergli d'aiuto.
Complimenti a lui e anche al suo sponsor che si accontenta di una partecipazione senza grande competizione.
Io continuo a tifare per lui... la regata è ancora moooolto lunga e può davvero succedere di tutto.
Ciao Max e grazie per il commento gradito! Concordo perfettamente con te ..... Alessandro non solo è un grande velista ma è molto di più .... è un grandissimo marinaio a 360° !!
RispondiEliminaAnch'io continuerò a seguirlo ed a pubblicare un mini aggiornamento su di lui tutti i giorni e anch'io continuerò a fare il tifo per lui!