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lunedì 2 novembre 2009

VELA - Solitari italiani alla MiniTransat 6,50 - Giancarlo Pedote


Ecco una parte del racconto della seconda "tappa" direttamente dal sito www.giancarlopedote.it :
"Partenza da Funchal - I giorni a Funchal trascorrono tranquilli, non ho danni alla barca, se non piccolissime cose, e questo mi permette di dedicarmi alla meteo e alla navigazione. Sempre con Riccardo trascorriamo una settimana nel ristorante all'attico del mini appartamento con cui vivo insieme a Stefania, a discutere di strategie, problemi meteo, layline, prendiamo waypoint di tutto il percorso e tanto altro. Il giorno della partenza mi sento male, la pressione è scesa tantissimo, l'umidità è alle stelle ho un cerchio alla testa come se fossi ubriaco da tre giorni e una sonnolenza irreparabile. La situazione meteo vede una depressione sulle Azzorre stazionaria, che ci porta del vento da Sud-Ovest e pioggia, che durerà fino alle Canarie. Jean Yves Bernot, il metereologo cui mi sono affidato, ci consiglia di partire mure a sinistra e proseguire fino al 32N 018 W, li dovremmo incontrare una leggera bascula verso nord che ci mette in rotta 270°.
Questo è il momento per virare e scendere verso Sud in approccio alle Canarie. Così faccio, ma il vento nel percorso di discesa è irregolare come direzione, ci sono varie bascule su cui poter virare, sono indeciso se farlo o meno, poiché credo che la bascula verso Nord prima o poi si faccia sentire importante e quindi sarebbe strada buttata.
Morale: mi sono sbagliato, il routage anche, chi è rientrato sugli scarsi mi atomizza nell'approccio sulle Canarie. Mantengo il sangue freddo e decido di attaccare nella bonaccia tra le Canarie. Abbiamo una dorsale in arrivo e se c'è una cosa in cui mi sento forte sono le ariette (poco vento).
Turni di massimo 15 minuti di sonno mi permettono un passaggio tra Tenerife e Gomera sempre con vento, sono entrato tantissime volte in bonaccia, ma ne sono uscito in un lampo.
Tutto quesato mi porta ad essere nel gruppo di testa all'uscita delle Canarie.
Tra la Mauritania e Cap Timeris - Sono incazzato con colori cangianti tra il viola e il nero che si sfumano l'uno sull'altro. Adesso mi punisco per quello che ho fatto. Entra vento che ci accompagnerà per 36 ore 25-27 nodi, in cui non ho mai tolto lo spi grande e mi sono alternato tra tutta randa e una mano. Ho supplicato il mare di permettermi di agguantare un pezzo di prosciutto in 10 secondi, lo pregavo di farmi fare pipì senza straorzare. Lui non ne ha voluto sapere. Non ho mangiato, ho fatto pipì in condizioni da telefilm, mi sono distrutto le mani che i guanti erano giù, ma non abbiamo mai levato il piede. Non leggevo più gli strumenti alla fine: il display NKE con 4 informazioni era per me una macchia rossa uniforme.
In realtà questo è uno degli ultimi stadi di come appare la stanchezza nel mio corpo, alla fine della regata avevo cominciato a riconoscere singolarmente tutta la sintomatologia, ma ve lo racconterò più avanti. Avevo voglia di riagganciare il gruppo, Charlie, Riccardo, Francisco e Xavier erano scappati come proiettili, per ritornare avevo solo il sistema di tirare fino all'impossibile. Comincio nel delirio della stanchezza a sentire amici che mi parlano mentre sono al timone.
Raciel mi parla in spagnolo all'orecchio e mi dice: "Dale brother, comete uno mas, dale, comelo, hacelo para mi, uno mas, dale despacio con el cuccillo como sabes hacer tu. No le hagas mucho mal". Queste parole mi danno forza. Penso alle persone a casa che mi hanno aiutato. Quanti sacrifici, Matteino, lo zio Piero, Vale e la Doni che erano alla partenza, il messaggio di Vale sul boma, tutto l'aiuto che mi ha dato Stefania, l'aiuto di tanti altri. Adesso schiacci per tutti e silenzio. Vedo tutto sfumato, gli occhi non mettono a fuoco bene, ho nausea, la testa cade di lato, ma la mano al timone tiene e il cuore anche. Le posizioni scalano, ci stamo lentamente avvicinando.
Approccio alle Isole di Capo Verde - Stefania, nel diario di terra, ha perfettamente descritto la situazione che ha preceduto la partenza da Funchal. Ero talmente preso dalla regata che non ho avuto il tempo di scrivere nemmeno: vado! Adesso é il momento del resoconto dei fatti della seconda tappa. Questo sará un lavoro da fare con calma, in modo da non tralasciare particolari tecnici o umani che hanno reso per me unica quest´avventura. Stefania, nel diario di terra, ha perfettamente descritto la situazione che ha preceduto la partenza da Funchal. Ero talmente preso dalla regata che non ho avuto il tempo di scrivere nemmeno: vado!
Adesso é il momento del resoconto dei fatti della seconda tappa. Questo sará un lavoro da fare con calma, in modo da non tralasciare particolari tecnici o umani che hanno reso per me unica quest´avventura. In questo momento sono confuso, parlo poco, stare tutto questo tempo da solo in barca mi ha lasciato delle tracce che devo ancora scoprire. La regata é stata per me durissima, non mi sono divertito tanto da quando ho fatto la cazzata di prendere Est dopo le Canarie.
Da quel momento ho solo tirato come un folle per ritornare nel pacchetto di testa. Ho avuto spesso nausea indotta dalla stanchezza. Mi tuffavo sotto coperta per agguantare un pezzo di pane e prosciutto, il pilota a volte straorzava a causa dell´eccesso di tovaglia a riva ed ero costretto a tornare al timone. Sono arrivato alla follia di essere a randa piena e gran spi a 27 nodi per constatare che vado meglio con una mano e spi medio. All´arrivo ho detto a Xavier che mi ha distrutto la vita degli ultimi tre giorni, facendomi vivere un inferno di lotta all´ultimo sangue, fino al punto in cui ho detto: "vai e tieniti questo 4 posto".
Ieri nel sentire il mio racconto Xavier replicava: "Mi hai estenuato, sono stato tantissime volte al punto di chiamarti per radio e dirti: Ti prego, togliamo lo spi per mezzora insieme e dormiamo, poi continuaiamo la bagarre". Eravamo esasperati entrambi per le capacitá dell´altro, peccato che ognuno di noi a bordo pensava di essere inferiore e portava i propri limiti alla follia.
Sono arrivato esausto. La gioia di riabbracciare la Stefi e Marchino é balsamo per la mia anima e mi dimentico di tutto.
Grazie Prysmian, Mursia, Gottifredi Maffioli e Harken che avete creduto in me ed avete reso possibile questo mio sogno.
Per adesso vi racconto questo, con calma vi preparo un resoconto tecnico della seconda tappa.
A presto,
Giancarlo."

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