Tirrenia
II, yacht a vela lungo 18 metri varato in Inghilterra nel 1914, torna in mare a
Viareggio dopo dieci anni dalla sua ultima navigazione e tre anni di restauro.
La cerimonia, aperta alla partecipazione di tutti e accompagnata dalle sirene
di una flotta di motoscafi Riva in legno, si svolgerà sabato 8 giugno presso la
Darsena Italia del cantiere Francesco Del Carlo, autore del refitting.
Un’occasione imperdibile per salutare il ritorno nel circuito delle vele
d’epoca di una tra le più belle barche storiche del Mediterraneo.
TIRRENIA II TORNA A NAVIGARE
Quello di
Tirrenia II sarà uno dei più importanti ritorni in mare del 2019. Dopo circa
tre anni di lavori eseguiti dal Cantiere
Navale Francesco Del Carlo di Viareggio questa splendida imbarcazione ultracentenaria
lunga 18,54 metri (escluso
bompresso), costruita in legno di teak e varata nel 1914 dal cantiere inglese H.R.
Stevens di Southampton su progetto di Frederick
Shepherd, tornerà a navigare.
L’appuntamento è fissato per sabato 8 giugno, a partire dalle ore
17.30, presso la sede viareggina del Cantiere Del Carlo, in Darsena Italia. La
discesa in mare sarà accompagnata dalle sirene di una flotta di motoscafi Riva in legno associati alla Riva
Historical Society, intervenuti a Viareggio appositamente per salutare Tirrenia
II e partecipare a uno dei loro raduni internazionali.
La barca ha attraversato
due guerre mondiali e oltre un secolo di storia dello yachting senza subire
prolungati abbandoni che abbiano potuto pregiudicare la possibilità di continuare
a navigare. Nel corso della sua vita ha subìto la trasformazione dell’armo
velico, passato da ketch aurico a
bermudiano, come testimoniato anche dalle immagini d’epoca del grande fotografo
di vela Beken of Cowes, per poi tornare aurico in epoca recente.
LA STORIA DI TIRRENIA II: DAL NORD EUROPA AI
CARAIBI
Tirrenia
II, come indicato nel Registro Navale dell’epoca, viene varata in Inghilterra
nel 1914 con il nome di Sapho II per
Jean A. Valaoritis, deceduto poco
tempo dopo. L’anno successivo ne diventa proprietario Alex C. Carapanos, ministro di Grecia a Roma, che cambia il nome in
Dodoni.
Nel 1924 la acquista al
Pireo il nobiluomo Cav. Guido Fiorentino,
presidente della sede napoletana del Regio Yacht Club Italiano che si inventa
la Coppa Tirrenia assegnata annualmente, fino al 1939, all’imbarcazione che
avesse compiuto la più lunga crociera in Mediterraneo.
Nel febbraio 1925
Fiorentino rinomina la barca Tirrenia II.
Tra il 1975 e il 1981 appartiene a Peter
Ball, reverendo in pensione della Marina inglese che la tiene a Montecarlo,
poi fino al 1989 naviga con il norvegese Peter
Jespersen, che percorre oltre 20.000 miglia di mare svolgendo crociere scuola e charter tra il nord
Europa, i Caraibi e il Venezuela.
Qui, tramite il broker inglese David East, la
acquista Gianni Loffredo, storico ex
presidente dell’AIVE (Associazione Italiana Vele d’Epoca). Tra il 1991 e il
1992, dopo averla trasferita in Mediterraneo su una nave cargo, ne affida il
restauro integrale al cantiere Pitacco, Luxich e Ferluga di Muggia, vicino a
Trieste, sotto la direzione lavori del grande progettista triestino Carlo Sciarrelli, che considerava
Tirrenia II una barca “dotata di anima”.
Varata il 4 luglio 1993, fino al 2009
partecipa a innumerevoli eventi e regate in tutto il Mediterraneo, tra cui il
raduno di vele d’epoca di Imperia e l’Argentario Sailing Week di Porto Santo
Stefano. Nel 2016 viene acquistata
all’asta da una coppia di armatori lombardo-piemontesi e trasferita presso
il cantiere Del Carlo di Viareggio per essere sottoposta ad una serie di
importanti lavori eseguiti con la consulenza dell’esperto fiorentino Enrico
‘Chicco’ Zaccagni.
IL RESTAURO AL CANTIERE DEL CARLO
Tra il lavori effettuati tra il 2016 e il 2019 dal Cantiere Del Carlo
di Viareggio lo smantellamento dei torelli
di dritta e sinistra (le prime tavole del fasciame partendo dal fondo), lo smontaggio della zavorra in piombo con
relativa sostituzione dei perni, la ricostruzione della nuova chiglia in mogano nella quale è stata sagomata la battura,
ovvero quel ‘gradino’ o incastro che accoglie la prima tavola del fasciame.
È seguita
la sverniciatura integrale dello
scafo, la sostituzione di circa 100 metri lineari di tavole dell’opera viva e
opera morta, della vecchia viteria di serraggio con altra in bronzo-silicio, la
gommatura del ponte in teak e la ricostruzione
di una nuova pala del timone in
legno di mogano. Gli interni
della barca, quasi integralmente originali, sono ricoperti da pregiati pannelli di radica.
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