Roma, 21 maggio 2015 “Ciao Matteo, bentornato”, la risposta di Chiara oggi alla telefonata di Matteo che le annunciava il suo rientro a Roma. Matteo
le risponde con voce stanca: “Ho riportato a casa la nostra creatura,
purtroppo non sembra più lei, se vedi le foto che sto per inviarti, ti
spaventi”. Chiara,
con il consueto ottimismo che la caratterizza per la sua attitudine
alle sfide, non dà peso allo sconforto: “E quando mai qualcosa ci ha
spaventato?” Eco40 è
stata il sogno concretizzato di Matteo Miceli sulle onde degli Oceani
per quasi cinque mesi, passando dalle giornate tiepide dell’Atlantico, a
quelle gelide e burrascose dell’Indiano e del Pacifico, con onde fino a
10 metri e raffiche di vento a 70 nodi.
Una casa... ma molto più di una dimora sull’acqua, una creatura costruita meticolosamente nel tempo come una parte di vita di Matteo, un progetto con una forte valenza etica,
metabolizzato nella sua persona ben oltre la competizione tecnica e
sportiva, come un impegno di salvaguardia degli Oceani vittime
dell’indiscriminato inquinamento dell’uomo. Il coraggio di solcare le
onde degli Oceani con un 40 Piedi, è un’impresa unica al mondo, che solo
Matteo ha saputo affrontare.
Eco40 era un laboratorio in miniatura di tecnologie avanzate in
grado di dimostrare che lo sviluppo scientifico ed il rispetto
dell’ambiente sono il futuro, l’unico futuro praticabile per il nostro
pianeta. L’impianto scientifico allestito sull’imbarcazione, le sue avanzate strumentazioni di bordo, il ciclo alimentare ambientato alla perfezione per
garantire il sostentamento in mare, sono stati il corpo integrante
della sfida etica di Matteo, affiancata all’impresa tecnica e sportiva.
Salpato il 19
ottobre 2014 dal Porto di Riva di Traiano per il primo giro del mondo in
solitaria, senza assistenza e senza scalo, in completa autosufficienza
energetica ed alimentare, Matteo nella sua sfida con la natura - ma
sempre dalla parte della natura – nonostante l’esito imprevisto della
traversata, ha saputo lanciare un messaggio di sensibilizzazione sui temi dell’ambiente e dello sviluppo eco-sostenibile.
Non
bisogna quindi lasciarsi trarre in inganno dal cartello A’MARE’GGIATO
che Matteo ha esposto al suo rientro a Fiumicino, perché nella
definizione dello stato d’animo, è insito un virgolettato che è al tempo
stesso una dichiarazione d’amore verso un’impresa ormai quasi giunta in
porto.
Ma ripercorriamo a
ritroso gli avvenimenti che hanno portato al recupero dell’Eco40. Poco
dopo il naufragio, il 30 marzo Matteo con un gruppo di amici, alcuni tra
quelli che hanno collaborato alla preparazione dell’impresa oceanica,
sono in navigazione nelle acque del Brasile per raggiungere, nel giro di
due giorni, ciò che resta dell’imbarcazione. Nel corso delle ricerche,
purtroppo i naviganti perdono il segnale del tracker, e pur essendo
diretti verso la posizione stimata, l’area delle ricerche è tuttavia
troppo vasta. Ci racconta Matteo: “
Le
parole di Matteo tradiscono tutta l’emozione per il ritrovamento della
sua creatura: “ Difficile trovare l'energia per rimetterla in pista. Ora
aspettiamo MSC che ce la riporta a casa. Purtroppo abbiamo trovato la
barca devastata e l'albero rotto in tre pezzi. E’ stata lunga la mia
apnea per tagliare tutto e per posizionare un pallone che agevolasse il
raddrizzamento. Onde pioggia e vento poi purtroppo non ci hanno aiutato.
Una volta dritta l'abbiamo svuotata dall'acqua e trainata”.
Quando
siamo arrivati sul punto stimato, dopo 36 ore dall'ultima rilevazione
del satellite, la zona da perlustrare aveva le dimensioni dell'anello
del Grande Raccordo Anulare e noi lo stavamo percorrendo con un mezzo che
ha velocità pari ad una bicicletta. Per 60 ore abbiamo cercato, ci
siamo cotti dal sole e abbiamo fatto ti turni di
avvistamento....purtroppo niente da fare”. Questi gli aggiornamenti di
Matteo datati al 4 aprile scorso.
Poi una telefonata di Matteo: “Chiara riparto, Eco40 manda segnali”. Il
19 maggio (19, un numero che ricorre sempre in questa impresa) la
notizia del ritrovamento e del recupero di Eco40. Dopo due mesi
dall’avvenuto naufragio, è stata localizzata, capovolta, a largo
dell’Arcipelago Fernando de Noronha, nell’Atlantico a circa 350 km dalle
coste brasiliane. Matteo con alcuni amici ed un sub sono partiti alla
volta dell’arcipelago per le operazioni di recupero. Da Suape Port,
quindi dopo due giorni di navigazione, Matteo e compagni sono di rientro
a Roma, mentre Eco40 sarà spedita a Livorno.
Ma
la sfida è ancora aperta. Matteo è sempre l’uomo innamorato del mare e
motivato a proseguire con le sue imprese l’attività di sensibilizzazione
verso l’ambiente e sui temi dello sviluppo eco-sostenibile. Una
breve risposta ci rassicura in merito alle sue future intenzioni.
Matteo ci dice: “Molti mi chiedono...Lo rifaresti?. La mia risposta è
secca, senza dubbi: Si”. E allora... alimentiamo il futuro con l’energia propulsiva della passione di Matteo!
E
lo Yacht Club Favignana con il suo Presidente Chiara Zarlocco, è già in
pista, pronto a supportare una nuova avventura per Matteo, convinti
come sempre al suo fianco che la nostra mission sportiva sia
espressione di una vocazione ambientalista e scientifica ancora
proiettata per le rotte del mondo. Noi, per definizione, siamo un work in progress per lo sport, per il pianeta, per lo sviluppo di energie... energie a 360°!
Ma
l’importante sei tu, Matteo, che come al solito non hai mollato fino
alla fine e ci hai emozionato ancora una volta con un’altra sfida. (www.matteomiceli.com)
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