Sono passate due settimane dalla
partenza da Auckland e i battistrada sono a poco più di ottocento miglia
al traguardo, ma forse questi sono dati di cui non si presa nota a
bordo delle cinque barche ancora in regata. La notte scorsa infatti i
quattro leader e Team SCA, sono stati messi alla prova da condizioni
molto dure, con vento forte che ha raggiunto sulle raffiche i 50 nodi,
mare molto formato a causa delle contrapposte correnti da nord e da sud.
Se a questo si aggiunge che i quattro di testa navigano di bolina, è
facile capire come la vita a bordo sia stata più una questione di
sopravvivenza, che di vera competizione. Se l'oceano Antartico non è
stato benevolo con i velisti, anche l'Atlantico meridionale non sta
facendo del suo meglio per rendere loro la vita facile.
L'onboard reporter di Team Alivmedica Amory Ross ha descritto così la situazione nel suo ultimo blog di stamattina: “Sopravvivere
al Southern Ocean e a Capo Horn solo per ritrovarsi in questo stato
lungo la costa del sud America. Saranno le più scomode, dure e
pericolose ore di tutta la tappa. Di bolina con 35/40 nodi in un mare
imprevedibile e confuso. Will (Oxley, il navigatore) dice che ci
vorranno ancora otto ore. Otto ore di pena fino a che il fronte non sarà
passato e il tutto si calmerà, otto ore prima di poter tornare a curare
gli uomini e la barca, ed entrambi hanno già sofferto per oltre 6.200
miglia dalla partenza da Auckland.”
Fortunatamente nelle ultime ore il vento
ha iniziato a calare, creando anche una compressione nel quartetto di
testa. All'ultimo rilevamento la leadership è passata nelle mani dei
giovani di Team Alvimedica, di cui fa parte anche l'italiano Alberto
Bolzan con un esiguo margine di sole 1.7 miglia su Abu Dhabi Ocean
Racing mentre MAPFRE e Team Brunel si sono avvicinati fino a 12 e 19
miglia rispettivamente. Di nuovo un gruppo compatto e una lotta serrata.
Alle spalle dei primi, le veliste di
TEAM SCA che ieri hanno doppiato Capo Horn e successivamente si sono
lasciate alle spalle le Isole Falkland, hanno incontrato anch'esse
condizioni durissime, tanto da riportare l'ennesimo danno a una vela.
L'Onboard reporter svedese di Team SCA Anna-Lena Elled ha raccontato: “L'Atlantico
ci ha riservato un bel benvenuto. Quando abbiamo girato l'angolo e
abbiamo messo la prua verso lo stretto di Maire ci aspettavamo un vento
sui 35 nodi, ma per un effetto tunnel è arrivato fino a 50. Navigavamo
di poppa, con un mare molto formato e dovevamo passare da un varco
relativamente stretto. Abbiamo strambato con 45 nodi e nella manovra
abbiamo danneggiato il J3 (una vela di prua ridotta).”
Team SCA è
stato particolarmente sfortunato nel corso della quinta tappa, avendo
forse trovato le condizioni più dure di tutta la flotta. Al report delle
posizioni delle 12.40 UTC il distacco dell'equipaggio femminile
ammontava a quasi 732 miglia.
Intanto, oltre a quello che sta
succedendo sul campo di regata, son due i team impegnati in una vera
corsa contro il tempo: Team Vestas Wind e Dongfeng Race Team. Il team
con bandiera cinese, come è noto, ha subito la rottura della parte
superiore dell'albero e ha dovuto ritirarsi. Dopo aver approntato la
barca ad Ushuaia per portarla a Itajaì a motore, il team guidato dallo
skipper Charles Caudrelier dovrebbe ripartire nella serata di oggi per
cercare di arrivare in tempo per le riparazioni e ripartire per la sesta
tappa, prevista per il 19 aprile.
A diverse migliaia di chilometri di
distanza, a Nembro in provincia di Bergamo sede del cantiere Persico
Marine, Team Vestas Wind sta continuando secondo una strettissima
tabella di marcia i lavori di ricostruzione della barca, andata in gran
parte distrutta nella collisione con un reef nella seconda tappa. Dopo
due mesi di lavoro, ieri si è conclusa la giunzione di scafo e coperta,
un passo avanti significativo per raggiungere l'obiettivo del team
guidato da Chris Nicholson di poter rientrare in regata allo stopover di
Lisbona, in programma ai primi di giugno.
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