29/03/2015 ore 00.70 UTC - Finalmente siamo in mare a bordo del TASMAR II in rotta verso
ECO40. Siamo partiti ieri sera alle 18.30 ora locale (21_30 UTC) al
tramonto. Viaggiamo ad una velocità media di circa 6,4 nodi. Alla partenza
ECO40 distava dal porto di Natal circa 580 miglia. Siamo
passati sotto al ponte del porto di Natal all'imbrunire respirando la tiepida
aria equatoriale. Una volta in navigazione ho iniziato a rilassarmi. Negli ultimi giorni la tensione è stata alta con continui
saliscendi di umore legati al reperimento del peschereccio e alla scelta del
porto di destinazione, nonché al pagamento di tutto ciò, non essendo ancora
arrivato il contributo dell'assicurazione.
Per il traino, avendo preferito evitare il trasporto terrestre per ECO 40 perché
costituirebbe un trasporto eccezionale, abbiamo cercato di individuare da
subito il porto di possibile imbarco della barca per l'Italia al fine di
trasportarcela via mare al traino del peschereccio. Dal Porto di Suape, posto a
circa 170 miglia
a sud di Natal, parte la MSC e raggiunge anche l'Italia. Purtroppo la MSC ci ha
rifiutato il carico perché la barca non
entra ovviamente nel contenitore da 40 piedi. In alternativa da Natal parte una
compagnia francese con la quale siamo in corrispondenza tramite e-mail per
definire le modalità di un eventuale trasporto. Dal punto di vista della
navigazione Natal sarebbe conveniente rispetto Suape. Abbiamo lasciato a
Cecilia il compito di proseguire le trattative.
Sono convinto che siamo stati fortunati. Siamo arrivati a Recife
lunedì sera senza sapere con quale barca ci saremmo messi in navigazione, e in
soli 5 giorni siamo partiti con l'attrezzatura che pensiamo sia necessaria al
recupero di ECO 40. Per essere tranquilli avevo previsto due gommoni. Purtroppo
ne abbiamo uno solo. Ce lo faremo bastare.
Stiamo entrando nell' ITCZ che è posizionata a sud
dell'equatore. Poco vento, cumuli e onda di "swell" generata
dall'aliseo di sud est.
Ieri ECO40 che scarroccia verso sud-est, ha attraversato per la
terza volta l'equatore. Questa volta l'ha attraversato da sola.
Ore 19.00 UTC - sono le 15_00 ora locale. La giornata sta passando
tranquillamente. L'equipaggio del Tasmar II, composto da 5 membri, è cordiale e
ogni tanto scambiamo due parole con alcuni di loro. Questa mattina hanno
gettato a mare due traine ma ancora non abbiamo preso nulla. Un po alla volta stiamo
iniziando a capire qualche parola di portoghese anche se nessuno di noi lo
parla. Ogni giorno ragioniamo sia sugli scenari che potremo trovare a bordo di
ECO 40 sia sulle azioni da prendere per il recupero della barca.
Sostanzialmente le operazioni da fare sono costituite dal raddrizzamento
della barca, dal suo svuotamento e dalla sua stabilizzazione per il viaggio di
ritorno che avverrà al traino del peschereccio.
La barca ha una elevata stabilità di forma (è larga 4,5 m per 12,0 m di lunghezza) per cui
siamo convinti che una volta raddrizzata, senza vele, senza acqua al suo
interno e con i ballast caricati (ECO 40 ha due ballast ciascuno da 750 l) la barca sia
sufficientemente stabile per affrontare al traino il viaggio di ritorno.
L'operazione di raddrizzamento è sicuramente complessa e dipende
dalle condizioni in cui troveremo l'albero.
In primo luogo verrà effettuata una ispezione subacquea. Abbiamo
affittato tre mono da 15 l
a 200 atmosfere per un totale di 6000
l di aria.
Se l'albero fosse integro, dopo aver allascato la scotta della
randa e arrotolato il fiocco, Paolo il sub dovrà posizionare alla seconda
crocetta o all'attacco della trinchetta il pallone di spinta che ho portato
dall'Italia. In questo modo la barca dovrebbe ruotare di 90 gradi disponendo
l'albero in posizione quasi orizzontale. In questa situazione proveremo a
disarmare la randa. Per il raddrizzamento finale ci sono varie teorie. Io
preferirei aprirla a "caramella" tesando due cavi collegati agli
attacchi delle sartie, disponendo ECO40 parallelamente al peschereccio. Però il
peschereccio non ha una buona capacità di manovra. Per contro abbiamo a bordo
un gommone nuovo con un fuoribordo da 25 CV. Una volta raddrizzata Eco 40 sarà
instabile a causa della presenza d'acqua al suo interno. ECO40 è inaffondabile
essendo dotata di cassoni riempiti di espanso a cellula chiusa per un volume di
circa 4,5 m3,
di una paratia stagna di prua di volume pari a circa 1 m3 e dei ballast
che all'atto del capovolgimento erano vuoti e che hanno un volume complessivo
di circa 1,5 m3.
Quindi complessivamente ECO 40 nelle condizioni in cui lo troveremo dovrebbe
avere una riserva di galleggiamento di circa 7,0 m3 ovvero di
circa 7 t. La barca dovrebbe pesare meno di 3 t, avendone perse circa 2,3 con
la deriva e il bulbo. Secondo Matteo il boccaporto stagno della tuga si è rotto
nel capovolgimento. Se ciò fosse vero lo potremo usare per lo svuotamento di
ECO40 una volta raddrizzato.
Abbiamo iniziato a valutare le pompe di bordo del peschereccio per
lo svuotamento della barca quando sarà raddrizzata. Abbiamo a bordo anche una
pompa a benzina che vorremo usare su ECO 40 come sicurezza durante il viaggio
di ritorno. Qualora l'albero si fosse rotto, ovviamente dovremo prima
provvedere a smontare l'albero. Per oggi è tutto. Paolo De Girolamo da Bordo di TASMAR II.
30/03/2015 - Siamo in navigazione da circa 50 ore e abbiamo percorso circa 330 miglia. Siamo a
circa 250 miglia
da ECO40 e navighiamo a 6,6 nodi di media. La posizione di ECO40 ci viene
fornita ogni 4 ore da Valerio Brinati via telefono satellitare. Eco 40 sta
scarrocciando verso sud-est ad una velocità di circa 0,7 nodi. Dal giorno del
capovolgimento, avvenuto il 13 marzo scorso, ECO 40 ha percorso in circa 17
giorni circa 220 miglia
salendo prima di circa 35
miglia verso nord-est e scendendo poi di circa 170 miglia verso
sud-est.
Il tempo è stato bello tutto il giorno. C'è stata un po di pioggia
solo la scorsa notte anche se abbiamo visto durante il giorno alcuni piovaschi
intorno a noi dovuti all' ITCZ.
Oggi c'è stato pochissimo vento ed erano chiari i due sistemi di
onde di mare morto generati dai due alisei dei due emisferi, ovvero quello di
nord-est e quello di sud-est. Mano a mano che ci spostiamo verso nord
(navighiamo per circa 60o), tende a prevalere il sistema di onde
proveniente da nord est.
Oggi ci siamo dedicati all'organizzazione del materiale
necessario per il recupero della barca e per la navigazione a traino.
Abbiamo concordato che a bordo di ECO40 saliremo per il traino
io, Matteo e Tullio. A bordo del Tasmar II oltre all'equipaggio del peschereccio
composto da sei marinai, ci saranno Andrea e Paolo. Saremo in contatto tramite
due VHF portatili. Per evitare rallentamenti al traino abbiamo organizzato le
sacche che metteremo a bordo di ECO40 contenenti attrezzatura, indumenti, cibo
ed acqua. Abbiamo messo sotto vuoto tutto ciò che porteremo a bordo di Eco 40 e
che si potrebbe bagnare inclusi i documenti personali. Abbiamo preparato le
liste del materiale contenuto nelle sacche in modo tale che ognuno di noi
sappia cosa c'è e dove lo possa trovare.
La mattina ci svegliamo alle 6.00 ora locale. Durante la notte
aiutiamo l'equipaggio del Tasmar II coprendo due turni ciascuno di 2 ore. In
questo momento mentre scrivo Tullio è in plancia. Verso le 20.00 ora locale
iniziano i turni della notte.
Oggi abbiamo avvistato alcune navi, un branco di delfini, molti
pesci volanti e abbiamo pescato un dorado di 6 kg che il cuoco ha cucinato
al forno e ci ha servito per cena.
Ovviamente abbiamo proseguito a ragionare sulle modalità di
intervento in relazione ai vari scenari che potremmo incontrare.
Ogni giorno ci raccontiamo un pezzo della nostra vita.
Tullio Picciolini è un pilota dell'Alitalia che va per mare da
quando era bambino. Da giovane ha navigato anche in Pacifico accompagnando il
padre che con una Alpa 9,50
ha fatto il giro del mondo in 4 anni. Attualmente ha due
figli giovani ed è il Presidente della Lega Navale di Ostia.
Andrea De Marinis è un grande marinaio. Da giovane è stato per 5
anni su Azzurra con Cino Ricci e ha fatto la Coppa America negli Stati Uniti.
Ora è sposato e ha due figli e fa in fotoreporter. In questa avventura, oltre
ad avere il compito di partecipare al recupero, si deve occupare di girare un
documentario.
Paolo Sperduti è un sub professionista che lavora per la
Impresub di Alessandro Farassino, presidente del Circolo della Vela di Riva di
Traiano. Paolo ha due figli e ovviamente è cresciuto in mare. E’ un
sommozzatore professionista che lavora su alti fondali e ha lavorato in tutto
il mondo
Oggi Matteo mi ha chiesto che cosa penso di fare al rientro di
Eco 40. Sinceramente non lo so. Quando Matteo mi chiamò dalla zattera dicendo
che ECO40 si era rovesciato mi disse subito che voleva venire a recuperarla. Io
gli ho risposto d'istinto di si. Abbiamo concordato che ora è prematuro fare
progetti. Di sicuro riteniamo che valga la pena rimettere Eco40 in condizioni
di navigare, sia per ragioni affettive sia perché effettivamente è una barca
unica da molti punti di vista in particolare da quello energetico. Ovviamente
tutta l'elettronica di bordo riteniamo che sia persa.
Prima di partire abbiamo parlato con Marco Bianucci che ci ha
fornito sia i pannelli solari che le batterie al litio. Marco ci ha avvertito
che le batterie in contatto con l'acqua di mare potrebbero prendere fuoco.
Pensiamo che in questo momento le batterie siano all'asciutto sul soffitto di
ECO40. Abbiamo comprato sue estintori con CO2 per far fronte ad un eventuale
incendio.
Domani gonfieremo il gommone e inizieremo a preparare l'attrezzatura
per il recupero. Per questa sera è tutto, buona notte. Paolo De Girolamo.
05/04/2015 - E’ il giorno di Pasqua e siamo in navigazione per rientrare al
porto di Natal, dal quale siamo lontani ancora circa 150 miglia. Purtroppo non
abbiamo al traino ECO40.
Il 31 marzo dopo aver navigato per più di due giorni e mezzo verso
la zona dove pensavamo di trovare la barca, e aver completato la preparazione
dell’attrezzatura per il recupero, improvvisamente si è interrotto alle ore 01.00
UTC il segnale del tracking. Abbiamo aspettato con ansia che riprendesse (dava
la posizione ogni 4 ore), ma purtroppo ciò non è accaduto. Ci siamo subito resi
conto dell’enorme difficoltà che ci attendeva.
Abbiamo stimato che saremo arrivati nella zona in cui si si
doveva trovare ECO40 circa 36 ore dopo l’ultima posizione data dal tracking
alle ore 21_00 UTC del 30 marzo, ovvero all’alba del primo aprile 2015. Facendo
due conti e stimando sulla base degli spostamenti di ECO40 delle ultime 48 ore,
una incertezza sullo scarroccio della
barca di circa 20 gradi in direzione e di circa 0,4 nodi di velocità, l’area in
cui si sarebbe dovuta trovare la barca alle ore 09 UTC del primo aprile era contenuta
in un parallelogramma di lati di lunghezza pari a circa 8 x 6 x 10 x 6 miglia ovvero un’area di
circa 240 km2, una enormità. Peraltro il parallelogramma sarebbe
aumentato di superficie al passare del tempo. Ovviamente una sensazione di
sconforto ci iniziò a pervadere. Senza perderci d’animo abbiamo iniziato ad
immaginare come effettuare le ricerche. Giunti sul posto alle ore 8_30 UTC del
primo aprile, ovvero alle 4_30 locali quando il sole stava sorgendo, abbiamo
iniziato a battere il parallelogramma iniziando dal lato di valle rispetto alla
direzione di scarroccio di Eco40, un po come si potrebbe fare lungo un fiume
attendendo l’arrivo di un oggetto galleggiante trasportato dalla corrente. La
differenza è che in questo caso la larghezza del fiume era di circa 10 miglia e la velocità
con la quale riuscivamo a percorrere il lato era di soli 7 nodi per cui il
tempo di ritorno sullo stesso punto del lato era di circa 3 ore. In linea
teorica avremmo potuto avvistare ECO40 se le ipotesi da noi assunte fossero
state vere. Tuttavia non riuscimmo ad avvistare la barca. Il giorno prima
avevamo telefonato a Luca Pietranera di e-geos pregandolo di darci una mano con
Cosmos-SkyMed. Cosi alle ore 14_00 UTC Valerio ci ha trasmesso le coordinate di
alcuni punti individuati da Luca su una immagine radar presa da satellite che
era riuscito a prendere quella mattina circa alle 8 UTC. L’immagine copriva un’area di circa 20 x 20 miglia con una
risoluzione di circa 3,0 m
a pixell. L’incertezza sulla identificazione di ECO40 era dovuta principalmente
alla presenza di banchi di alghe galleggianti di grandi dimensioni che avevamo
incontrato in navigazione e che coprivano l’area oggetto delle ricerche. Tra i
punti individuati, Luca ce ne aveva indicato uno come più probabile. Purtroppo al
momento della ricezione delle coordinate ci trovavamo circa a 10 miglia di distanza
dall’area indicata. Il trasferimento con il peschereccio sulla nuova area di
ricerca ci richiese circa un’ora e mezza di navigazione. Arrivati sulla nuova
area ci restavano prima del buio, che all’equatore avviene circa alle 6 del
pomeriggio, circa 5 ore di lavoro. Purtroppo nonostante i nostri sforzi non riuscimmo
ad avvistare la barca. Alla fine della giornata sentimmo Luca che nel frattempo
aveva già programmato per le 8 UTC del giorno dopo l’acquisizione di una nuova
immagine da satellite sull’area nella speranza di poter individuare di nuovo la
barca, magari con una minore incertezza rispetto al giorno prima.
Per quanto riguarda le immagini radar prese da satellite bisogna
tenere conto che e-geos deve inoltrare la richiesta alla centrale operativa con
circa 15 ore di anticipo e che una volta acquisita l’immagine e-geos ha bisogno
di circa 5/6 ore di tempo per riceverla ed analizzarla. Per cui il giorno dopo
i risultati di e-geos non ci sarebbero arrivati prima delle 13/14 ora italiana
il che corrispondeva alle ore 12 ora del Brasile, lasciandoci a disposizione
quindi non più di 5/6 ore di tempo per la ricerca effettiva della barca.
Passammo la notte a motore spento lasciando derivare il
peschereccio quasi nel mezzo all’Oceano Atlantico a circa 600 miglia dalle coste
brasiliane e a circa 1200
miglia da quelle dell’Africa. La mattina ci rendemmo
conto che il peschereccio aveva scarrocciato per est ad una velocità di circa
un nodo. Guardando la disposizione delle alghe che tendevano a scarrocciare
sotto l’influenza della corrente e del moto ondoso, pensammo che lo scarroccio
di Eco40 potesse assomigliare più a quello delle alghe che non a quello del
peschereccio a causa del fatto che Eco 40, come le alghe, risentisse molto poco
dell’azione diretta del vento. In effetti le alghe sembravano scarrocciare più
o meno all’interno del settore che avevamo ipotizzato sulla base del
comportamento di Eco40 nei giorni passati.
Passammo le prime ore della giornata del 2 aprile a continuare a
battere il parallelogramma di incertezza che dopo 60 ore dall’ultima posizione
di Eco 40 era diventato immenso. Verso le 14.00 UTC Valerio ci comunicò con il
telefono satellitare le coordinate di due punti individuati da e-geos con
l’immagine radar presa al mattino. Il primo punto, più brillante del secondo,
corrispondeva esattamente con quello assunto alla stessa ora del mattino dal
Transmar II. Il secondo punto poteva essere ECO40. La sua posizione era
compatibile con quella da noi immaginata perché si trovava poco al di fuori del
nostro parallelogramma di incertezza. Calcolammo lo scarroccio che avrebbe
potuto avere Eco40 tra il momento della identificazione e all’ora presunta del
nostro arrivo in zona, e ci dirigemmo verso questa nuova area di ricerca.
Sinceramente ero fiducioso sulla possibilità di identificare la barca. Arrivati
sul posto iniziammo a battere l’area utilizzando lo stesso approccio del giorno
prima. Anche in questo caso avevamo definito un parallelogramma di incertezza.
Il lato sottovento era lungo 7
miglia. Iniziammo a percorrere questo lato con una certa
aspettativa. Tuttavia mano mano che lo percorrevamo iniziarono a formarsi
cumuli nembi intorno a noi. Arrivammo alla fine del primo lato che il cielo
iniziava a chiudersi e con la pioggia che iniziava a cadere. Iniziammo a
percorrere il secondo lato quando la pioggia divenne sempre più intensa. La
visibilità era diminuita a poche centinaia di metri anche dalla coffa della
barca posta ad una quota di circa 5,0
m. Abbiamo continuato a cercare ECO 40 fino alla notte
mentre continuava a piovere a dirotto come può piovere solo all'equatore.
L'impressione che ho provato è stata quella che qualcuno volesse
nasconderci ECO 40.
La sera stessa abbiamo messo la prua su Natal temendo che il
combustibile non ci bastasse per il ritorno. Complessivamente abbiamo navigato
per circa 1500 miglia. Per oggi è tutto. Paolo De Girolamo da Bordo di TASMAR II.
(WWW.MATTEOMICELI.COM)
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