giovedì 22 gennaio 2015

Team SCA alla Volvo Ocean Race - Giorno 18: Come correre in salita su di una scala mobile che scende


L'altro giorno ho spiegato come la maggior parte delle mattine sono tranquille, rilassanti e pure. Sono momenti di riflessione e calma – momenti in cui ci si eleva e si coglie l'attimo. E' il tempo per una tazza di caffè o di the. Il momento dell'energia mattutina e dei sorrisi raggianti. In poche parole, un istante in cui puoi essere te stessa dentro te stessa. Bene, saremmo disposte a dare qualunque cosa per un attimo di pace adesso! La nostra mattinata è stata lungi dall'essere occasione di riflessione sulla giornata a venire e a stento siamo riuscite a buttar giù in tutta fretta una tazza di caffè nero bollente.
 
Lo Stretto di Malacca è famoso per essere una delle zone più vaste al mondo per il traffico navale – l'80% del petrolio del mondo viaggia attraverso questo Stretto. Oltre a navi grandi come isole (da noi soprannominate i "Giganti di Malacca"), siamo anche impegnate ad evitare un enorme quantità di detriti, dalla plastica al polistirolo, dai comodini agli alberi. Ma, dopo questa mattina, lo Stretto di Malacca resterà memorabile per Team SCA anche per un'altra ragione: una corrente così forte da fermare la barca.

"Abbiamo visto tutti il film 'Alla ricerca di Nemo' vero? La EAC (corrente australiana orientale) è la regina delle correnti," ha affermato Libby. "La corrente è come un fiume che scorre nell'oceano; è come una tubo di gomma sottomarino che o ti spinge rapidamente in avanti oppure indietro. In più c'è la marea, che è collegata al moto gravitazionale della luna, e fa sì che il livello dell'acqua si alzi e si abbassi. Puoi anche avere marea e corrente contemporaneamente. Di fatto le avevamo entrambe contro e, quando il vento è calato del tutto, hanno iniziato a spingerci indietro."

Perciò siamo qui, ad un tiro di schioppo dalla terraferma (circa 1 miglio!) e, stando al Traffic Separation Scheme (sistema di rilevamento del traffico navale), decisamente troppo vicine (ad altre imbarcazioni) per essere tranquille; e siamo ferme. In realtà non ci siamo proprio fermate, ma abbiamo iniziato ad andare indietro. È come se cercassimo di risalire una scala mobile che va in giù.

Stiamo cercando di navigare avanti, ma ci muoviamo indietro – a dir poco una navigazione inefficace. E così, è arrivato il momento delle ancore; sono stati tagliati i sigilli a destra e a sinistra mentre le ragazze cercavano di mettere in funzione a prua il sistema di ancoraggio. In teoria l'ancora dovrebbe fermarci fino a che il vento non deciderà di alzarsi nuovamente e di consentirci di ripartire. 

Fortunatamente il vento è tornato giusto in tempo, prima che spiaggiassimo sul banco di sabbia più vicino. Non abbiamo dovuto usare l'ancora – il che ha generato un sospiro di sollievo collettivo in quanto eravamo tutte un pò preoccupate per la manovra di recupero a bordo dell'ancora, dato che la barca navigava (indietro) a 5 nodi. Avremmo forse finito per trascinarcela dietro!?

Adesso che l'ancora è impacchettata, e la squadra sta iniziando a riprendere fiato, la vita sta tornando alla normalità…il che è piuttosto rilassante (paragonato a quello che avevamo affrontato poco prima) nonostante il fatto che siamo circondate da "Giganti di Malacca". La buona notizia, adesso, è che ora che la giornata è rientrata nella solita routine, sarà il momento perfetto per sorseggiare (finalmente) quella famosa tazza di caffè mattutina.
(www.teamsca.com)
 

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