martedì 1 luglio 2014

Il Circolo della Vela mestre alla Regata Selvatica: alla ricerca delle boe perdute


L’imperativo categorico era uno solo: portare fuori dalla palude stigia di S. Giuliano quanti più soci a fali respirare un po’ di mare aperto. Dopo la Metamauco tocca alla transadriatica, dovevano partecipare tre barche del CdVM, Arina, Belami e Selvatica, ahimè Belami non riesce a racimolare l’equipaggio, si decide allora perché su Selvatica eravamo in quattro, di integrare con noi Roberto e Ruggero.  La partenza è prevista giovedì cinque giugno alle 20,30 dalla bocca di porto del Lido.  Al briefing scopriamo che ci sarà fornito un tracciatore gps che darà costantemente la nostra posizione agli organizzatori, non sarà però possibile per noi vedere le posizioni degli avversari, (l’anno prossimo chissà) peccato la tecnologia va somministrata a piccole dosi.

Altra sorpresa, le dimensioni che avevo fornito sul modulo d’iscrizione servono a determinare mediante una formula, un valore gph (secondi per miglio) con il quale stabilire un rating e cioè un tempo compensato.
In pratica non vi è distinzione per chi corre in categoria orc o in categoria family! I concorrenti sono suddivisi in quattro gruppi secondo il valore gph, noi siamo in classe uno mentre Arina è in classe tre.
Siamo sulla linea di partenza ad aspettare il via e intanto proviamo la linea, il vento da scirocco è abbastanza stabile sul 7/8 nodi, rotta settantasette per la boa che non è più mambo4 (sembra sia sparita) ma la sea watch imo ima un po’ più a sud, e chiaro che si partirà con un traverso/bolina larga.
Al via siamo un po’ in ritardo di accelerazione, ma non è un male, davanti a noi vogliono ovviamente partire tutti sulla barca comitato creando un groviglio inestricabile, da dietro abbiamo il vantaggio di individuare un buco e cosi tagliamo la linea con dieci secondi in più ma con buona velocità e in breve passiamo davanti, solo Shear Terror, un farr quaranta ci dà la pappa, sembra un alieno da come corre, infatti, vediamo la sua sagoma rimpicciolirsi sempre più.
Intanto si è fatto buio e dobbiamo rintuzzare gli attacchi dei 40.7 e dopo qualche orzata di difesa riusciamo finalmente a distanziarli.
La notte passa con cali di vento che precedono una rotazione a nord e ci costringono a usare il gennake portato in dote da Roberto, effettivamente riusciamo a cavarcela e avanzare in un’ora divento leggerissimo, vado a dormire e quando riprendo il turno, dobbiamo andare a caccia della boa sea watch imo a sud-sud-est di Grado, intanto incrociamo una nave fuori porto Nogaro che sembra ferma con le luci di via, accese, proviamo a passarle a prua seguendo la nostra rotta ma qualcuno a bordo comincia a farci segnali luminosi, porcaccia.. dobbiamo poggiare molto per passarla a poppa, per scoprire che era ferma con i motori accesi chissà che volevano, così abbiamo perso un bel po’ di strada sottovento.
Abbiamo ben tre gps cartografici che insistono a dire che siamo vicinissimi ma nella foschia mattuttina non vediamo un bel niente, comincia la saga delle ipotesi, sarà di qua, sarà della c’è un peschereccio che la nasconde, sembra una caccia al tesoro non possiamo perdere tempo a gironzolare mentre gli avversari ci raggiungono, decidiamo di girare il punto definito dalle coordinate e al diavolo la boa (ma non potevano informarsi per bene?).
Ora ci mancano 17 mg. all’arrivo il vento sempre debole gira piano piano a maistro e andiamo sù col gennaker, ahi ahi sembra che gli altri dietro che hanno dato lo spy se la cavino meglio e scendano con buona velocità, il ventoè in leggera crescita man mano che la costa si riscalda, quando decidiamo di andare a incrociare la rotta degli avversari appare evidente che hanno guadagnato molto, giù il gennaker e sù lo spy, le cose vanno meglio, manca pochissimo all’arrivo e un 40.7 vuole passarci sopravvento in prossimità della prima secca a nord di Cittanova, piano piano ci passa senza che si faccia niente per difendere la posizione (c’è la secca), dopo un pò gli ricambiamo lo scherzo orziamo e lo passiamo sopravvento, gli siamo davanti per mezza barca ma è ormai evidente che dobbiamo poggiare entrambi per evitare problemi, 6 metri di fondo, 5 ,4 3, 2,5 noi a forzare la poggiata e loro a dire che si passa e polemizzare sulla manovra,
poggiamo a più non posso ma non riusciamo a evitare di toccare e andiamo ad atterrare su pietrone piaddo e leggermente inclinato da cui non ci libereremo più senza aiuto, anche spritznaker tocca un paio di volte ma non si ferma e riesce a ripartire e tagliare il traguardo, quelli che ci seguivano vanno anche loro a toccare e sono Dakota e qualche altro.
Porcaccia arriva il barchino del porto per un aiuto che ci indica la direzione da prendere, Spritznaker si offre di aiutarci, gli passiamo una cima lunga attaccata alla drizza dello spy per dare il via al traino, la barca comincia a sbandare fino a liberarsi .
Tagliamo il tragardo con un’ora di ritardo, che mone, potevamo benissimo stare dietro al 40.7 che tanto ci doveva pagare parecchi secondi, ma l’orgoglio ferito urlava vendetta, fortuna che non abbiamo fatto danni…
Grande organizzazione a terra, in mare non tanto ma le emozioni non sono certo mancate, ci riprendiamo con un’improrogabile doccia e una cenetta da kok famoso per gli antipasti di pesce ed altro; la malvasia va giù che è un piacere.
Cerchiamo l’equipaggio di Arina e li troviamo in procinto di andare a letto, fuori tutti andiamo a farci il bicchiere della buona notte, con le bavette si sono piantati e non andavano avanti, si sono ritirati.
Sveglia naturale, abluzioni di rito, colazione energizzante e adesso è ora di ripulire la barca che cominciava a far invidia ai pescherecci, bagnetto rinfrescante e a zonzo per il paese.
Alle 20,30 c’è pochissimo vento e il comitato decide di ritardare la partenza, aspettiamo aspettiamo poi si parte con le medesime condizioni di prima, boh.
Lanciare la barca con questo vento è un’impresa certosina, alla fine partiamo il vento cresce di poco ma quel tanto che ci fa camminare e raggiungere le classi 3 e 4 della prima partenza, come al solito il farr sembra un motoscafo e scappa via ma non siamo messi male forse secondi e sicuro terzi, vado a letto dopo mezzanotte e mi raccontano che il vento subito dopo sparisce facendo disperare l’equipaggio che le prova tutte per avanzare con un discreto successo a quanto pare.
La boa da girare questa volta è sotto punta Tagliamento, la mambo2 di cui il comitato spergiura sulla sua esistenza, sporchi mentitori neanche questa volta troviamo un bel niente, solito giro virtuale di boa e via per Venezia davanti a noi oltre a farr anche ilmescal 31 che nella calma piatta della notte ha avuto la meglio e si è distanziato per bene.
Si procede col gennaker e riusciamo a tener distanti gli altri con lo spy finchè si arriva a Jesolo con le peocere maledette, il mescal và dritto in costa decisamente, che sappia qualcosa che noni non sappiamo o forse è costretto a farlo?
Non ci vuole troppo tempo per capire, arriviamo alle peocere dal lato mare e dobbiamo per schivarle fare un piccolo bordo fuori, ma appena vicini alla boa di segnalazione appare chiaro il perchè: c’è una bella corrente che porta a nord e leggermente verso la spiaggia, maledizione adesso abbiamo o da bordeggiare contro corrente per portarci fuori o in alternativa poggiare moltissimo per sfilare il lato nord degli allevamenti fino al lato sgombro lungo la spiaggia.
Optiamo per la via apparentemente più breve verso il largo e qui assistiamo impotenti alla situazione già vista (e non Rammentata) di tante passate Transadriatiche, le barche sotto costa con corrente nulla o addirittura leggermente favorevole sfilano veloci e te le trovi davanti all’ arrivo.
La punizione è giusta per i trasgressori della regola aurea “mettersi sempre tra la boa e l’avversario”
Arriviamo terzi, ma non abbiamo fatto le cose per bene, la barca lei si ha fatto il suo dovere.
Comunque ci siamo divertiti, abbiamo lottato per le prime posizioni, gli errori si possono evitare.
Alla prossima ragazzi un grassie di cuore.

Fabio Bertozzi

Fabio Bertozzi timoniere “goloso/colposo”
Ale Dolfin prode prodiere
Mauro Zennaro Tailer tuttofare
Fabio Vardanega tailer tirocinante
Roberto Poletto all’albero (paron del favoloso gennaker)
Ruggero Gazzuolo randista “creativo”
La barca Selvatica Elan 40
(www.circolovelamestre.it)
 

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