giovedì 22 luglio 2010

Diario di Bordo - Vela MINI 6,50 - Fastnet 2010

Si è mai visto che in Atlantico vengano sbagliate clamorosamente le previsioni meteo?Dai… non è possibile!Questo è quello che mi girava per la testa all'alba di Lunedì. Ricordavo il gelo che era sceso al briefing quando il metereologo ufficiale aveva previsto N-NW 25-30 con raffiche a 35 per la nottata in questione ed i musi lunghi che ne erano conseguiti. Ora la notte era bella avanzata ed il cielo ancora pulito da nubi... ma non eravamo tranquilli su Duchessa Extra.Per intanto stavamo soffrendo per quello che, davvero, incarnava perfettamente il senso di "mare incrociato".Cinque giorni di NE 5-7, uno di O-NW 4-5, ora NW 4 in aumento... capirete che musica in una Manica per di più arricciata da una corrente che a quell'ora doveva configurarsi come "controvento".Non siamo professionisti della vela, ci alleniamo al lago e facciamo fatica a totalizzare più di dieci giorni di regata all'anno, sicchè quando trovi simili condizioni le affronti aggrappandoti ai ricordi ed all'esperienza, comunque diluita in anni di navigazione rarefatta... insomma è dura!Finchè la prua era puntata su Wolf il gioco era comunque malleabile ma... con la rotazione a NW deciso non ci si poteva più nascondere dietro un dito: bolina sarebbe dovuta essere e bolina con bordeggio ci stava toccando e ci avrebbe accompagnato per quasi 100 miglia.La prova che Dio esiste non si trova nelle lambiccate ipotesi dei saggi medioevali ma su tali campi di regata.Avete in mente che fatica fanno le giurie a posizionare decentemente un bastone di un miglio con due boette? Quale forza sovrumana, se non una divina, potrebbe posizionare una roccia con un faro lontana lontana giusto giusto nel letto di un vento Atlantico impetuoso, se non una forza divina in vene di dispetti?
Ormai è chiaro e ci siamo posizionati mura a destra. Monta, monta, si vedono le prime strisce di schiuma disegnate sul mare increspato ed è evidente che la configurazione genoa ed una mano alla randa è sovrabbondante.Ricordo nel 2009 sul Ginto di Rossi. Ai primi colpetti oltre i 25 avevamo organizzato un cambio di vela di prua con tutti i crismi, ingarrocciando il fiocco sotto il genoa da ammainare, mentre ancora questo portava.Sarà un anno in più sul groppone, sarà l'antisdrucciolo un pò liso, sarà che mena di più, sarà, sarà... ma non ci pensiamo un attimo a fare i puristi della manovra.Si poggia un pò lascando randa per diminuire vento apparente e sbandamento e… si ammaina alla grande la velona di prua, la si porta in cabina tra uno spruzzo e l'altro e si arma, con grande difficoltà, l'olimpicoMi sento un pò come Mr. Bean, con la vela che si dipana più volte in acqua, o che mi sfugge in alto, lungo lo strallo, issata dal vento, o quando scivolo in acqua con tutta una gamba, ripetutamente, slittando fin sotto le draglie... miseria se è dura e come si vede che manchiamo di questo esercizio specifico.Benedico mille volte le ore passate in palestra che mi consentono di uscirne, comunque, senza danni a me ed alla barca e, appena finito, mi dedico alla riduzione della randa alla seconda mano.I tempi di recupero sono ottimi e torno alla barra fradicio ma lucido e soddisfatto dal fatto che Duchessa ha gradito i nostri sforzi e scivola ben equilibrata e morbida al timone.Non cambieremo più assetto per quasi 24 ore.
Caprera '76, 500x2 '82, Mini Max '97, Corsicax2 2006... no, non sono da giocare al lotto ma sono le volte in cui sono stato male in barca da quando navigo... ed ora ci stampiamo un bel Fastnet 2010!Considerato il cocktail di umido estremo, tensione nervosa per il passaggio della Rail, sforzo fisico e impossibilità ad alimentarsi adeguatamente era inevitabile. Nicola è nelle stesse condizioni ma non ci facciamo mai sopraffarre dal disagio, continuando ad inanellare turni e virate, lunghe, difficili e faticose per la presenza dei ballast, con regolarità ed efficienza.Chiaro che il disegno tattico che avevamo in mente e cioe' di calibrare i bordi sul cambio delle correnti va a farsi benedire. Nessuno se la sente di provare a prendere le tavole ed a ragionarci in quella centrifuga e siamo alla gestione minimalista della navigazione.
Dalla radio intuiamo però che il tenore di vita non deve essere migliore sulle altre barche. Anche gli equipaggi Francesi, sempre tutti pronti a "Tout trés bien à bord" o "nickel" a profusione se la passano a colpi di TPS, ed i ritiri si susseguono in buon numero.Frangente su frangente,picchiata su picchiata, virata su virata, il waypoint si avvicina dolorosamente sempre più. E' notte ormai quando decidiamo con tempismo di ridare tela, scorgendo, sempre perfettamente allineato al vento (e figurarsi!) Wolf Rock, ormai solo più ad una decina di miglia.Sono le quattro di mattina quando, finalmente, possiamo lascare un pò le scotte. Il mare si è di molto calmato, i fari della Cornovaglia occhieggiano sulla destra ed i nostri stomaci possono riprendere un minimo di attività. Insomma... un'altra vita!Allora non lo sapevamo ma l'analisi del tracking ci avrebbe successivamente confermato la nostra ottima difesa in quelle condizioni.In vista non c'era nessuno ma un buon gruppo di barche navigava veramente a sole poche miglia davanti. In pratica non avevamo perso nulla se non quello che ci avevano inflitto nel Four.
Il tratto dalla Cornovaglia al Fastnet faccio fatica a metterlo a fuoco ed a ricordarlo per tanto che è stato tranquillo, monocorde e piacevole con la sua atmosfera veramente ed incredibilmente Mediterranea.Sole, cielo e mare azzurri, ariette dai 5 ai 10 nodi, sempre ben larghe... la perfezione... se non per il fatto che, dopo non più di una decina di miglia di esaltante utilizzo, il frullone ci è finito in acqua per la rottura della drizza in testa!Si sapeva che non eravamo lì per fare risultato ma certo che la perdita di una vela così fondamentale per un tratto fatto apposta per lei e per di più così lungo, confinava ogni nostra residua ambizione alla conclusione della regata in tempo massimo.Bene lo stesso. Ci consideravamo in ogni modo dei privilegiati ad essere lì e come non godere di un avvicinamento alla ROCCA in condizioni meteo tanto idilliache?Senza il pungolo dell'agonismo e la mancanza vivificatrice della velocità adeguata i turni rischiavano di divenire un tantino sonnacchiosi.Per fortuna la gracchiante radiolina di bordo captava Radio Cork, ove un Deejay in stato di grazia somministrava una scaletta fantastica di canzoni o rare o nuovissime.A cinquanta miglia dal waypoint un silenzio radio, fin lì pressocchè assoluto, viene interrotto dalla "vacation" radio di coloro, e non sono pochi, che stanno già tornando indietro!Vi risparmiamo i calcoli sul nostro ritardo, così elementari!La nostra motivazione neppure ora schioda di un millimetro: sempre a testa bassa, dando il meglio di noi nelle due ore di turno al timone, che terminiamo sempre stanchi come dopo una mini regata in solitario. E finalmente, sul far della sera di mercoledì, dopo un'irreale e caldissima piatta di alcune ore, il profilo del Fastnet compare all'orizzonte.Manco a dirlo, Barbabianca mattacchione ci infligge un leggero SW che proviene proprio da lì... ma cogliamo il bello del regalo.Nel 2005 eravamo passati col frullone con occhi solo per LUI, nel 2009, di notte, ci era parso terrorifico come l'Occhio di Sauron, nel Signore degli Anelli.Ora la bolina ci costringeva beneficamente ad avvicinarci alla costa irlandese, godendone della vista fantastica e, forse, irripetibile.
Sono le 21 quando, dopo un paio di virate per sfuggire all'immancabile corrente contraria che ci spingeva ad un contatto quanto mai troppo ravvicinato col MITO, possiamo lascare in grande ed a rimettere prua verso il meridione, verso casa.Che bello quel faro, che emozione! Nessun dubbio che sia valsa ancora una volta la pena di venirci a doppiarlo, anche da ultimi straultimi.
Ed è spi, spi, spi. La mancanza della drizza in testa ci obbliga ad issare il grande a sette ottavi. Tuttavia la vela non è di grande taglia e, seppur un pò troppo gonfia e ciondolosa, fa onestamente il suo dovere.Il NE previsto si installa imperiale e solo qualche suo rinforzo che ci obbligherà a dei brevi tratti a vela bianca, ci impedirà di dire "abbiamo messo spi al Fastnet e l'abbiamo tolto all'arrivo".Il risultato comunque non cambia e sono miglia, miglia, miglia, che si divorano veloci, turno dopo turno, come solo qui si può fare. Che bello!Non posso non pensare che, incrociando qui con questo vento, non più di 150 anni fa, sarei forse incappato nella vista di qualche Clipper, rutilante di vele, partito in condizioni favorevoli, dai porti di Sua Maestà.Che vibrazioni in questi posti...
Anche le cose belle passano in fretta e la nostra tirata al lasco stretto ha prodotto dei risultati anche in termini agonistici.La coda del gruppo, che macinava avanti a noi di decine di miglia, la sentiamo arrivare quando a noi non mancano che una-due ore al taglio della linea.Con la Beresina che si stava prospettando, siamo quasi rientrati in gioco, ridimensionandola in un "normale" distacco di poche decine di minuti. Brava Duchessa Extra e consentitemi un bravo ai due co-skipper che non hanno perso mai il filo della concentrazione, correndo a cronometro sempre al massimo delle loro possibilità tecniche.
Nel 2005, partendo a fine regata da Douarnenez con la barca imbragata sul carrello, mi chiedevo se avesse senso che un dilettante si cimentasse in un contesto così impegnativo, confrontandosi con skipper così bravi, giovani, allenati e dotati di mezzi.Dopo cinque anni ci sono tornato, naturalmente per pormi le stesse domande pensose... e credo che tra qualche anno ci tornerei, o ci tornerò, a pormele per l'ennesima volta.
(da www.classemini.it di S. Paltrinieri)

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